Il «giorno del ricordo» in mano a Lega e fascisti

Lo scandalo delle medaglie ai repubblichini e ai criminali di guerra

di Saverio Ferrari e Marinella Mandelli (*)

Da quando per legge fu istituito nel 2004, il 10 febbraio, come “Giorno del ricordo” (anniversario del Trattato di pace che nel 1947 aveva fissato i nuovi confini con la Jugoslavia), per «conservare e rinnovare», come scritto, «la memoria di tutte le vittime delle foibe» e della «tragedia dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra», abbiamo assistito a una sorta di accaparramento di questa giornata da parte delle destre, con il prevalere nel corso degli anni dei fascisti. Quasi un’egemonia. Possiamo ora dire, in sede di valutazione storica, che la decisione di inserire nel calendario nazionale questa data, a dieci giorni dalla giornata per il ricordo dalla Shoah e di tutte le vittime e i perseguitati del nazifascismo, abbia indubbiamente segnato una svolta facendo parlare correntemente di foibe come “Olocausto degli Italiani”. Questo anniversario è più che altro servito a nascondere le responsabilità e gli orrori del fascismo nelle vicende di Trieste, della Venezia Giulia e del confine orientale; a riscrivere e a deformare la storia di quelle terre e delle sue popolazioni; a occultare i crimini di guerra italiani e le gesta infami di chi collaborò con i nazisti; a scorporare dal contesto l’esistenza a Trieste della Risiera di San Sabba, unico campo di concentramento in territorio italiano, con forno crematorio; a tentare di porre, in una specie di “dualità della memoria”, le vittime delle foibe sullo stesso piano di quelle dell’Olocausto. Una sorta di contraltare

NAPOLITANO E IL PREFETTO DI ZARA

All’origine di questa deriva crediamo si debbano anche porre alcuni interventi, a partire dal 2007, tenuti solennemente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che parlò apertamente di «cieca violenza», di «furia sanguinaria», di «parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento della presenza italiana», nonché di «disegno annessionistico slavo […] che assunse i sinistri contorni di una “pulizia etnica”». Il tutto senza alcun riferimento alla precedente oppressione fascista delle minoranze slovene, all’invasione della Jugoslavia e ai precedenti crimini di guerra italiani commessi in quel Paese dal 1941 al 1943. Almeno 230mila furono i civili montenegrini, croati e sloveni massacrati, fucilati o bruciati vivi nelle loro case durante i rastrellamenti (alcuni storici parlano di più di 400mila), diverse migliaia i civili, uomini, donne e bambini, deportati e rinchiusi in decine di campi di concentramento (i “campi del Duce”) disseminati nelle isole dalmate, in Friuli e nel resto d’Italia. Parole che suscitarono anche le rimostranze del presidente della Croazia Stipe Mesić.

Nella stessa celebrazione vennero, tra gli altri, decorati da Napolitano i parenti di Vincenzo Serrentino, ultimo prefetto di Zara, fucilato dagli jugoslavi nel 1947 come criminale di guerra e in quanto tale già inserito nel 1946 da un’apposita commissione d’inchiesta italiana fra i civili e i militari italiani passibili di essere posti sotto accusa presso la giustizia penale militare, in quanto nella loro condotta erano «venuti meno ai principi del diritto internazionale di guerra e ai doveri dell’umanità».

TRECENTO MILITI DELLA RSI

Poi, nel 2015 ci fu il caso della consegna, per mano del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, dell’onorificenza (ritirata in aprile) «per cause riconducibili a infoibamenti», ai familiari del capitano del battaglione Benito Mussolini, Paride Mori. Il capitano Mori era stato ucciso in combattimento, il 18 febbraio 1944, in uno scontro con i partigiani titini, e non “infoibato”. Questo caso svelò come su mille riconoscimenti dal 2004, con tanto di medaglia, circa trecento riguardassero militari inquadrati nelle formazioni di Salò. Tra loro carabinieri dell’esercito regio confluiti nella Rsi, poliziotti, finanzieri e volontari nella Guardia nazionale repubblicana. Il novanta per cento appartenenti a formazioni al servizio dei nazisti. Nella lista si rintracciarono anche cinque criminali di guerra.

ANCHE UN CONCERTO NAZI-ROCK

Con il “Giorno del ricordo” così costruito, volto a ricordare “tutte le vittime”, nascondendo i giudizi di valore sulle responsabilità storiche, era inevitabile che riemergessero le destre peggiori. Anche quest’anno saranno, infatti, loro in diverse città d’Italia a celebrare questa data, con convegni e iniziative in cui si esalterà il fascismo e la Repubblica di Salò. A Pavia sarà addirittura il locale gruppo naziskin a farsene carico con un presidio, a Firenze, sabato prossimo, con un convegno, la Lega e Lealtà azione, la finta associazione culturale dietro la quale operano gli Hammerskin, mentre a Milano il Municipio 4, presieduto dalla Lega, aveva addirittura organizzato, sempre con Lealtà azione, per lunedì 13 alla Palazzina Liberty (quella di Dario Fo e Franca Rame), un concerto nazi-rock, poi annullato a seguito delle proteste antifasciste. A suonare era stato chiamato Skoll, nome di battesimo Federico Goglio, un cantautore il cui nome d’arte, per sua stessa ammissione, si ispirerebbe a un «lupo feroce» della mitologia germanica, dedito «alla violenta cancellazione della vita sulla terra azzannando il pianeta e riempiendo l’universo di spruzzi di sangue». Già esibitosi per Casa Pound e per i nazisti di Varese (la Comunità militante dei dodici raggi), era appena stato condannato dal Tribunale di Milano per apologia di fascismo. Fatto che non aveva minimamente turbato i promotori.

Questo articolo è uscito anche sul quotidiano “il manifesto” del 9 febbraio.  La vignetta, scelta dalla redazione della “bottega”, è di Vauro.

(*) Ospitiamo spesso Saverio Ferrari in “bottega” perché è una delle poche persone che in Italia si occupa da anni, in modo documentato, dei neofascisti e delle molte complicità di cui godono. Trovate anche le recensioni dei suoi libri che raccomandiamo a chi vuole davvero sapere cosa sta accadendo e che i media supposti grandi si guardano dal raccontare per ignoranza, se non per complicità. [db]

 

Redazione
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Un commento

  • Ad Arcore l’Amministrazione Comunale (sindaco Colombo PD, assessore Palma lista civica) ha rifiutato la proposta dell’Associazione reduci istriani ecc. proponendo invece all’Anpi di organizzare la giornata, come accade da anni. L’Anpi ha invitato Claudia Cernigoi CON IL PATROCINIO DEL COMUNE; sono iniziati gli insulti e le minacce da parte dei fascisti, aumentate con l’esposizione di un manifesto di pubblicizzazione dell’iniziativa (francamente io l’avrei fatto diversamente, ma era in linea con il messaggio della Cernigoi) CON IL LOGO DEL COMUNE che ha acceso la miccia. A seguito delle minacce della destra on line di invadere Arcore in occasione dell’iniziativa, tre giorni fa il Comune HA TOLTO IL PATROCINIO addirittura arrivando a dire che “aveva già da tempi dei dubbi sulla relatrice” (e allora perché dare il patrocinio?) e non condivideva il taglio dell’iniziativa (e allora il logo su manifesto?). L’Anpi si è ritrovata sola a fronteggiare gravi rischi per la popolazione e ha deciso, dopo una soffertissima discussione, di annullare l’iniziativa. Il comportamento della Giunta di Arcore credo si commenti da solo, ma io lo commento comunque: una fuga vergognosa.

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