Il governo islamico dell’Italia distopica
di Gian Filippo Pizzo
Se la fantascienza – tra l’altro – prende in esame i problemi attuali, esasperandoli e trasportandoli nel futuro, c’è da chiedersi come mai la minaccia islamica, ormai massicciamente presente nel nostro mondo da un ventennio, abbia ispirato così poche opere. In Italia, escludendo quelle di cui ci occupiamo, ne sono state pubblicate appena tre: 2084 la fine del mondo di Boualel Samsal (2015), Guerriglia di Laurent Obertone (2017) e il più noto Sottomissione di Michel Houellebeq (2015). Quindi c’è da elogiare Pierfrancesco Prosperi che già nel 2004 aveva avuto l’idea di una distopia che descrive l’avvento in Italia di un governo di stampo islamista, calandola poi nel romanzo La Moschea di San Marco che sarebbe uscito nel 2007. Ambientato nel 2015, il romanzo descrive la conquista del potere da parte di un partito musulmano, il Partito della Verità, che vince le elezioni, ma c’è anche una trama di tipo giallo con un funzionario di polizia che indaga su un delitto che si rivelerà “di Stato”. E’ singolare il fatto che questo romanzo sia nato come distopia ma adesso sia diventato una ucronia. L’indovinato scenario viene mantenuto nel secondo romanzo della serie, La casa dell’Islam, dove il potere del partito musulmano si è consolidato ma ha anche assunto toni più integralisti applicando rigorosamente la shari’a e ha pure provocato la scissione del Nord Est dell’Italia, rimasta democratica. Nella successiva continuazione, La terza Moschea, ambientato nel 2025, dopo alterne vicende (il commissario Vincenzi, già protagonista degli altri due episodi, viene inviato a Roma sotto copertura per sventare un attentato) sembra che la situazione torni alla normalità con la sconfitta del Partito islamico alle elezioni.
E qui arriva il romanzo di cui ci occupiamo oggi, Bandiera nera!, uscito da pochi mesi e che è la diretta continuazione del precedente, essendo ambientato ancora nel 2025. La novità “politica” di questo nuovo episodio è un colpo di Stato che mette fine al governo tutto sommato benevolo sebbene sempre coranico del Partito della Verità, espressione più che altro della corrente sunnita, che viene sostituito dalla frangia più estremista, quella salafita. Un vero regime totalitario, che si scaglia contro le donne, i dissidenti e le opere d’arte espressione della cultura occidentale: le pagine che Prosperi dedica alla distruzione della Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona o al Perseo del Cellini sono davvero intense e colpiscono. Quanto alla trama, quella principale riguarda ancora Franco Vincenzi, liberato dalla prigione romana in cui era stato rinchiuso nel libro precedente e inviato con un’ambasciata a Milano, capitale della Repubblica Federale Italiana – ma non riveliamo altro per non rovinare il colpo di scena successivo. Accanto a questa ce n’è una secondaria che riguarda Sergio Lamberti, romano, facente parte di un gruppo di opposizione e amante di una donna islamica: anche in questo caso c’è una convincente descrizione dei loro rapporti, con il sesso che finisce per mettere in secondo piano le rispettive ideologie, almeno fino a un certo punto. E poi una serie di avvenimenti che riguardano altri personaggi, scene di intolleranza da parte dei musulmani, episodi di ribellione da parte degli oppositori, momenti di vita reale e di quotidianità, conversazioni spesso anche brillanti tra i vari personaggi.
Se il romanzo di Houellebeq era incentrato sulla figura del protagonista e sul suo dramma interiore condizionato dalla situazione, questi di Prosperi sono più politici e corali. Le trame portanti e gli episodi singoli formano tasselli che alla fine compongono un quadro allucinato, reso ancora più realistico dal ricorso a numerose citazioni da articoli, libri di storia, servizi televisivi, dichiarazioni di autorevoli personalità, giornali radio e telegiornali eccetera. Alcuni di questi sono inventati, come i comunicati governativi o le citazioni da inesistenti futuri libri di storia, ma molti sono veri: in questo Bandiera nera! ci sono citazioni dal Corano, da libri dello storico Franco Cardini, dalla rivista Dabiq, da Wikipedia, da quotidiani, dichiarazioni di personaggi come Churchill, Gheddafi e Bin Laden, e così via. In particolare c’è la citazione dal Decalogo del Milite Fascista – che si attaglia perfettamente all’integralismo islamico – che la dice lunga sulla visione dell’autore (mentre Gianfranco de Turris nella prefazione ne dà una opposta e faziosa). Come in ogni antiutopia non mancano le critiche alla società attuale e che colpiscono soprattutto l’Italia, dato che qui è ambientato il romanzo, e gli italiani visti come pressapochisti, incapaci di scelte decise, opportunisti, inaffidabili, cioè come siamo nella realtà, con l’aggiunta della mancanza di valori che sembra colpire le generazioni più giovani.
Mescolando abilmente il reale con l’estrapolazione, descrivendo situazioni in modo attendibile, presentando personaggi con una precisa psicologia e senza trascurare i momenti di pura azione, con l’abilità narrativa che lo contraddistingue, Prosperi ha scritto una distopia quanto mai attuale, un romanzo di fantapolitica che non farà a meno di far riflettere. Come tutta la buona fantascienza, aldilà di quello che ne pensa (o ne sa) l’establishment letterario.
Pierfrancesco Prosperi, Bandiera nera! (Cronache dell’ISIR Anno 2025), Tabula Fati, 2018, p. 304, € 19
Non ho letto il pompatissimo «Sottomissione» (e proprio non mi incuriosisce) ma ho buttato un occhio e mezzo sul romanzo di Laurent Obertone qui citato: mi è parso una robaccia da fascisti. E ci tengo a informarvene.
Quanto alla recensione di GFP – con il quale di solito mi trovo d’accordo – mi lascia perplessa la sua definizione (alle prime righe) di «minaccia islamica»; io avrei detto “la minaccia dei fascisti islamisti tipo Isis” oppure “la minaccia degli estremisti islamici” senza mettere milioni di persone nello stesso “sacco”. Come parlando di Casa Pound o simili io non direi “lo squadrismo dei cattolici” o “lo squadrismo degli italiani” ma appunto preciserei che si tratta di un gruppo neofascista. Ne vogliamo discutere?
Non conoscendo abbastanza GFP – di cui ho giusto letto qualche articolo – ed essendo io garantista, sono propenso a pensare che – almeno fino a prova contraria – si tratti di un’infelice scelta terminologica dovuta a fretta o alla legerezza di questi giorni di festa.
Certo quando si trattano argomenti delicati bisognerebbe scegliere con molta cura frasi e parole, anche perché affastellare erbe e malerbe sa di forte pregiudizio e l’equivoco, di questi tempi, è troppo spesso cavalcato a pretesto.
Immaginò che lo stimato GFP chiarirà il suo pensiero togliendo in tal modo ogni dubbio.
Giustissima osservazione!
Ho riportato senza pensarci la frase utilizzata nella vulgata dei media. Avrei dovuto scrivere “degli integralisti islamici”.
Domando scusa.