Il latrato dei cani – di Mark Adin

Festeggiamo, se ne è andato.

Ma voi ancora no, brutti figli di puttana che l’avete usato per le vostre porcate consumate nella sua ombra, e pur essendo nano vi ha persino sovrastati. E voi altre – alcune pure sovrastate in quel senso, sì, donne da niente – voi non scomparirete ma aspetterete il prossimo sultano.

Il mondo dei cortigiani, vil razza dannata, non crepa mai.

Parassiti sempre in agguato per incensare prima e tradire poi, fino alla stessa profanazione del cadavere, siate maledetti, veleno della società e dell’umanità intera, veleno eppure parte costituente!

E anche voi, gente comune che l’avete votato e ora lo negate: mi fate pena e anche, qualcuno, schifo.

Lasciatemelo dire.

Sia pure prescritto il reato alla vecchietta, promossa sul campo da prefica a fan negli androni dei palazzi di giustizia, ma non sarò mai per l’amnistia generale.

Perché voi siete il cancro, la metastasi che affligge il Paese, voi il terreno di coltura per i Di Pietro e i Bossi, voi siete quelli senza i quali Lui non avrebbe potuto nulla. Voi siete stati il suo respiro e il suo sangue.

Voi, i maligni sabotatori della civile convivenza, voi gente innocua che nel mucchio vi trasformate in belve, voi che al bar vi riempite la bocca con parole di cui non  solo non conoscete il valore ma neppure il significato, voi che guardate solo al vostro anonimo didietro per poi consacrarlo a un leader da quattro soldi, per quattro soldi.

Voi che non potete far altro che consentire il più forte e il più furbo, voi che lo portate prima agli altari e poi in discarica, voi che mandate a fottere le vostre giovani figlie raccomandando loro di essere carine, voi che ce l’avete con chi non è come voi, con il diversamente parente, voi che parcheggiate abusivamente nello spazio per disabili.

Voi che siete passati da piazza Venezia all’auditel, voi che ci siete sempre stati, che siete tra noi, che ci siete fratelli e cugini e sottoposti e padroni, voi che siete maestri nell’accondiscendere se ne traete vantaggio, voi del “chi vi paga?”, voi che vi mimetizzate nel grigio della mediocrità, voi che vi chiedete sempre, prima di fare qualsiasi cosa, soltanto se vi conviene.

Voi che avete crocifisso Cristo e liberato Barabba, voi che avete ucciso Pasolini e Gandhi e milioni di giusti e avete mandato a morire tutti quei giovani figli. Voi che avete piombato i vagoni di Auschwitz. Voi che avete tirato il grilletto e stretto il cappio. Voi che avete azionato la corrente.

Voi che vi siete castrati, pur di non essere padri. Voi che avete vilipeso i poeti e vi siete tenuti Hitler e Polpot, e avete deificato il denaro. Voi, che pur perendo nel macello delle guerre, avete onorato la bandiera dell’aggressore. Voi che fingete di non vedere.

Voi mi fate paura.

Voi siete la minaccia alla mia stirpe, siete voi il pericolo che incombe.

Non esiterete a denunciarmi alla polizia per impadronirvi della mia casa. Non esiterete a farmi ricoverare per dirmi pazzo. Non esiterete a denigrarmi pur di rovinarmi.

Chi fra di voi ha indotto Walter Benjamin a togliersi di mezzo? Chi ha fatto gli elettroshock ad Alda Merini? Chi ha fatto precipitare Pinelli? Chi ha sparato nel buio?

Ve lo dico io: NESSUNO.

Non ha un nome la folla dei deboli che si fanno boia, non ha una identità questa massa invisibile a cui prude il bisogno fisico di approfittare degli altri, ben felice che qualcuno mangi molto per incassarne le briciole contendendole al proprio simile. Questa triste genia non è annotata ai registri, è invisibile alla Storia, non è censita. Eppure ne sentiamo il fiato mentre siamo inseguiti, ne ascoltiamo la risata di scherno quando siamo perseguitati, c’è sempre qualcuno che impugna i ferri per la tortura, ma non ce l’ha un nome.

Che Lui sia finito, è un fatto di giustizia.

E’ questa moltitudine che mi sconcerta.

 

Mark Adin.

 

Redazione
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23 commenti

  • Stupendo. Un pezzo da antologia.
    E’ così. Purtroppo.
    La massa anonima. La maggioranza silenziosa… Quelli senza i quali i dittatori e le mafie non sarebbero nulla.

  • Bellissima riflessione. Mi permetto di aggiungere queste parole di Antonio Gramsci;: “Quello che accade, accade non tanto perché una minoranza vuole che accada, quanto piuttosto perché la gran parte dei cittadini ha rinunciato alle sue responsabilità e ha lasciato che le cose accadessero”.

    Grazie davvero.
    Mari

  • …questa moltitudine che sabato 15 ottobre sventolando bandierine rifondarole(anzi guerrafondaie tranne Turigliatto e Fernando Rossi) ci gridava fuori fuori…fascistiii!!! Sputi in faccia dalle mie Compagne 50enni che lavorano nei vicoli di Genova e nelle carceri di tutto il regno d’ita(g)lia .Asserviti al”piano di resurrezione nazionale” di Licio Gelli 1992 panfilo Britannia c’erano Draghi Monti Ciampi Paolo Mieli(???Cazzo ma non era di POTOP?),abbiam fatto,anzi iniziato a fare quello che unicamente c’è rimasto da fare:bruciare le banche,affinche’ mille piccoli incendi ci donino finalmente una notte di PACE. Luis Sepulveda scrisse 24/12/2010. Valutate il pensiero e non le parole,almeno per chi mi conosce da 42 anni. Grande immenso come sempre Mark Adin.

  • il tuo pezzo, Mark, questa settimana mi ha rimandato immediatamente alla “zona grigia” di Primo Levi. Ho così riletto tutto il suo capitolo sui “sommersi e i salvati”. Non so se il paragone non sia eccessivo e fuori luogo (fra ciò che è successo in questi anni di berlusconismo e ciò che racconta Levi) e mi scuso di questo con Mark e con chi legge. Ma la memoria è la dimensione che più è carente nel nostro Paese. E le parole che riporto come citazione di Levi in quel capitolo si chiudono con una messa in guardia che rende inquieti un po’ tutti.

    “La storia di Rumkowski è la storia incresciosa e inquietante dei Kapos e dei funzionari dei Lager; dei gerarchetti che servono un regime alle cui colpe sono volutamente ciechi; dei subordinati che firmano tutto, perché una firma costa poco; di chi scuote il capo ma acconsente; di chi dice “se non lo facessi io, lo farebbe un altro peggiore di me”.
    In questa fascia di mezze coscienze va collocato Rumkowski, figura simbolica e compendiaria. Se in alto o in basso, è difficile dire: lui solo lo potrebbe chiarire se potesse parlare davanti a noi, magari mentendo, come forse sempre mentiva, anche a se stesso; ci aiuterebbe comunque a comprenderlo, come ogni imputato aiuta il suo giudice, anche se non vuole, anche se mente, perché la capacità dell’uomo di recitare una parte non è illimitata.
    Ma tutto questo non basta a spiegare il senso di urgenza e di minaccia che emana da questa storia. Forse il suo significato è più vasto: in Rumkowski ci rispecchiamo tutti, la sua ambiguità è la nostra, connaturata, di ibridi impastati di argilla e di spirito; la sua febbre è la nostra, quella della nostra civiltà occidentale che “scende all’inferno con trombe e tamburi”, ed i suoi orpelli miserabili sono l’immagine distorta dei nostri simboli di prestigio sociale. La sua follia è quella dell’Uomo presuntuoso e mortale quale lo descrive Isabella in Misura per misura, l’Uomo che,

    …ammantato d’autorità precaria,
    di ciò ignaro di cui si crede certo,
    – della sua essenza, ch’è di vetro -, quale
    una scimmia arrabbiata, gioca tali
    insulse buffonate sotto il cielo
    da far piangere gli angeli.
    Come Rumkowski, anche noi siamo così abbagliati dal potere e dal prestigio da dimenticare la nostra fragilità essenziale: col potere veniamo a patti, volentieri o no, dimenticando che nel ghetto siamo tutti, che il ghetto è cintato, che fuori del recinto stanno i signori della morte, e che poco lontano aspetta il treno.”
    E Martin Luther King (scusate le citazioni) diceva di non avere paura delle urla dei violenti ma del silenzio degli onesti..
    Grazie Mark!

  • il prezioso pezzo di Mark vale per il triste oggi ma – ha ragione quest’ultimo commento di Gianni – il contesto, la “zona grigia” è sempre la stessa
    (db)

  • Sì beh, c’è un po’ di qualunquismo autoconsolatorio che non mi convince troppo.
    Quando ci si accusa tutti, e ci si scaglia con tanta nobile veemenza contro la degenerazione generalizzata (pun not intended), quando si accusano tutti globalmente, ciò che sta in facendo, in realtà, è precisamente autoassolversi ognuno singolarmente.
    Sarebbe meglio, ma certo è più faticoso, ricercare, perseguire, indicare e inchiodare ciascuno alle proprie responsablità. Invece di “voi”: “tu”, “tu”, “tu”…
    L’indignazione serve soltanto a farci sentire migliori degli altri, ma non è proprio il caso, scusate se rompo l’incantesimo

  • Caro Andrea, non c’è nulla di cui scusarsi.
    Spezzare gli incantesimi serve.
    E’ sempre insidiosa l’eccessiva consonanza.
    Venendo al punto, non condivido un’acca del tuo intervento, perchè credo si basi su un fraintendimento. La tua affermazione “quando ci si accusa tutti” la dice lunga. Verbi come “ricercare,perseguire,indicare”, pur sforzandomi di capirne il senso e contestualizzarli, a me mettono i brividi: contengono il germe proprio di quei comportamenti che “Il latrato dei cani” vuole stigmatizzare.
    Se mi permetti una battuta: “Inchiodare”, poi, mi sembra davvero imbarazzante (visto il riferimento, nell’articolo, al Cristo…).
    All’accusa di “qualunquismo” non mi sento di rispondere. Un conto le opinioni, un conto gli insulti.
    In ogni caso: un blog che funzioni, dunque vitale, crepita di opinioni diverse, sono il suo sale: Il microclima fatto di rassicuranti opinioni coincidenti lo ammazzerebbe.
    Il tuo contributo, Andrea, è, anche per questo, il benvenuto.
    Scusami tu se non replicherò ad altri, eventuali interventi; non per superbia, ma perchè non mi piacciono i ping-pong, che ritengo noiosi e poco rispettosi degli altri. Quello che avevamo da dire, credo lo si sia detto.
    Con affettuosa “nobile veemenza”, Mark

  • Caro Mark, non sono affatto sicuro che Lui sia finito. Vedrai che, per quanto gli possa andare male, riuscirà comunque a mettere nei posti chiave un suo letta, un cicchitto o un gasparri qualsiasi che tenteranno di continuare con leggi ad personam, coperture varie e discredito alla magistratura, come ci ha abituato in questi anni.
    La tua magistrale invettiva la condivido pienamente, ma, senza generalizzare, la rivolgerei soprattutto a quello strato sociale che ha accesso a qualche forma di potere, piccola o grande che sia, per esempio a partire dai piccoli industriali, dagli assessori comunali in su. La così detta Base, secondo me, non lo ha fatto per maliziosa convenienza, corruzione o immoralità. Il più delle volte lo ha fatto per ignoranza, si è fatta abbindolare da roboanti quanto vane promesse, dal martellamento mediatico, dai proclami fine a se stessi, dall’Unto dal Signore. D’accordo che spesso fa più danno l’ignoranza, l’incoscienza, piuttosto che la disonestà, ma almeno dobbiamo giudicare al netto della premeditazione. Diciamo: indulgenza per preterintenzionalità, ma non si tollerano recidive.

  • Sicuramente bisogna dare un volto ed un nome ai responsabili che nella Storia hanno agito commettendo errori e, spesso, azioni nefande; ma la massa anonima, purtroppo, ha contribuito a fare sì che i corrotti e gli assassini avessero potere e ciò, a volte, è stato anche chiamato “democrazia”. Io non mi reputo migliore di altri, perché sono carne umana e, dunque, impastata di dubbi e vigliaccheria, tuttavia mi sforzo di non assomigliare ai boia senza nome che, nell’ombra, permisero e permettono l’ingiustizia e la menzogna. Democrazia dovrebbe essere una nobile parola, con la quale definire un processo maturo di giustizia e di concordia, in cui la libertà sia un valore universale e non un arbitrio svenduto per tollerare ogni sopruso ed iniquità. Quella si chiama “licentia”.

  • Mah, quando leggo “un conto sono le opinioni, un conto sono gli insulti”, solo perchè ho scritto che questo articolo mi sembra piuttosto qualunquista…
    Alla faccia del rispetto del pluralismo, della tolleranza, eccetera… E meno male che noi siamo quelli diversi!
    😉
    Purtroppo frasi tanto roboanti quanto vuote di significato – del tipo “non ha un nome la folla dei deboli che si fanno boia” – servono forse a far sentire intelligente chi le dice, per il tempo necessario a dirle, ma a poco altro.
    Berlusconi ha comandato per 18 anni perchè ce l’abbiamo messo noi, noi italiani, con democratiche elezioni, non un esercito di anonimi torturatori mascherati.
    Non una misteriosa massa anonima.
    Ma: il vicino di casa; il salumiere, così gentile; il maestro di mia figlia, così bravo.
    In una parola, noi.
    Ne siamo un poco responsabili tutti, noi come popolo (anche chi, come me, non l’ha mai votato e non l’avrebbe votato manco morto),  noi come Stato democratico la cui democrazia però non è stata in grado di esprimere qualcosa di meglio. Cominciamo dal “noi”, piuttosto che dal “voi”, o saremo sempre i soliti italiani che criticano il malcostume generale ed i massimi sistemi, salvo essere i primi a sorpassare in corsia di emergenza  (perchè sappiamo di essere tutti uguali, ma pensiamo sempre di essere un po’ più uguali degli altri…).
    In effetti una cosa ho sbagliato, mi scuso se sono stato frainteso, e l’avrei cambiato subito se avessi potuto: invece di “tu, tu, tu” dovevo scrivere: “io, io, io”…
    Mi dispiace se mi sono spiegato male nel mio post precedente. Ma il qualunquismo di quest’articolo resta tutto, ed è anche piuttosto agghiacciante.
    Ognuno si faccia un bell’esame di coscienza, iniziando col lasciare fuori dalla porta la tentazione di pontificare e/o di sentirsi migliori, più puri, più giusti, più tutto.
    Perchè non lo siamo. Prima ne prendiamo atto, meglio sarà.

    Saluti a tutti 🙂

  • Andrea perdonami:io io io un par de creapopoli:io io io noi noi noi ho pagato un prezzo talmente caro(e mi ha detto bene perchè Valerio Verbano e Walter Rossi per scrivere due Fratelli e Compagni miei cuccioli che io io io noi noi noi cattivo /i ? maestro / ?ho portato sulla via della controinformazione e mi hanno assassinato….) che non ho potuto,nel mio piccolo…avere mai miei figli genetici(sti cazzi tutti i cuccioli sono miei figli) , ma ce lo sai che le gentili guardie in carcere ci attaccavano la corrente ai creapopoli? ndo cazzo sei vissuto maestro di virtuali parole…ed io io io sono io io io PURO ed ho la mia Dignita e sono io io io piu Puro e piu Giusto e piu tutto degli infami che si son venduti anche le meravigliose Femmine che amavano( o credevano di amare) fottendosene quale fine avrebbero fatto i loro(???) figli… Schioda dal pc Andrea e vai nelle strade:ti aspettiamo a via dei Volsci(ti ricorda nulla?) dove festeggeremo in nome di Horst Fantazzini la scarcerazione dopo 36 anni trentasei anni del nostro Compagno M. R. (perdona se non scrivo il nome per esteso,ma dato che gli han dato tre anni fa altri tre anni per aver mandato cento euri ad un suo compagno di carcerazione…con tutti gli infami che circolano…. trentasei anni di carcere…neanche negli stati uniti d’amerika Buona Vita Andrea maestro di web

  • E la (A) lasciala agli Anarcici Insurrezionalisti terroristi che c’ha paura pure le formiche… come me… Velen(A)

  • Scusami Mark ma ce lo sai che faccio parte dell’ala “ignorante” del movimento,quelli che sabato 15 ottobre in piazza san giovanni non han fatto un passo indietro se non altro per difendere i nostri incantevoli cuccioli che hanno se va bene un futuro di fame e schiavitu’ e si son battuti senza se e senza ma in cinquemila(bastardi infami e delatori chi dice trecento…) per affermare il Loro Diritto ad esser Umani:BELLO COME CON UN CARCERE,BELLO COME UNA BANCA CHE BRUCIA

  • E buona serata a tutti

  • Mi piacciono le discussioni (anche agitate, caotiche e provocatorie) ma ogni tanto mi sorprendo che si perda di vista l’essenziale e/o il punto di partenza; non è una critica a nessuna/o perchè anche io spesso sono fuori tema (soprannome d’obbligo “Il dottor Divago”) e/o mi spiego male ma solo un sottile dispiacere perchè ho l’impressione che le riflessioni – secondo me ricche – di Mark Adin stiano scatenando più un litigio che un confronto.
    Le responsabilità dei singoli sono importanti (“non ho votato Berlusconi” urlavano certe magliette: bene ma può bastare?) come i silenzi. La “zona grigia” esiste e ogni tanto ci tira dentro quasi tutte/i ma se pure ne stiamo fuori (in una piccola isola felice?) può bastare? E allo stesso tempo dire che spesso c’è un “noi” da contrappporre a un “loro” significa assolverci, essere manichei, o anche dire una verità? Ci sono schifezze che A, F, M e Z non hanno fatto e presumo non farebbero in nessuna circostanza… se non con un mitra puntato alla testa? Lo possiamo dire? Quei pezzetti d’Italia che davvero resistono al signor P2-1816, al berlusconismo (ma anche al bersanismo e al casinismo) non possono prendere la parola e – magari senza spocchia – dire perchè, secondo loro, non è vero che “siamo tutti responsabili”? (db, di corsa come del resto quasi sempre…)

  • Per litigare bisogna essere (almeno) due, e io non litigo con nessuno. Posso soltanto dire che mi dispiace un po’? Non per me, insultatemi finchè che volete, non sapete niente di me o della mia storia e i vostri insulti non possono toccarmi. Sono dispiaciuto per questo paese, perchè se le sorti della sinistra devono dipendere da una parte dai proclami consolatori di chi si guarda allo specchio e si dice quant’è bravo, e dall’altra parte dall’aggressione e dall’insulto, mettiamoci il cuore in pace: la destra governerà a mani basse per altri 20 anni.
    In ogni caso l’errore è stato mio, sono capitato su questo blog per caso e ho pensato che fosse qualcos’altro, che chiaramente non è. Scusate il disturbo, continuate pure a fare quello che stavate facendo, qualsiasi cosa sia, vi assicuro che non vi disturberò più.
    Ciao a tutti.

  • E bravo! così si fa. Vattene pure, esci, come sei entrato in questa discussione. Senza salutare, senza guardare in faccia a nessuno. Io io io. Voi tutti non sapete niente. Sono vittima universale, l’incompreso da tutti, e chi non è d’accordo con me mi insulta. Ma non me ne frega niente tanto sono anonimo. “insultatemi finchè che volete, non sapete niente di me o della mia storia e i vostri insulti non possono toccarmi.”
    Scusami. Ma ho riletto tutto e non ho trovato un insulto. Chi ti ha insultato? L’unico intervento insultante in questa discussione è stato il tuo primo.
    Di quello che mi ricordo, delle lezioni di nonviolenza prese tanti anni fa, è il fatto che “insulto”, cioè violenza verbale, è ciò che non ti aiuta a crescere, a cambiare rotta, ma ti rinchiude nei tuoi errori. Se dico a qualcuno “scusa ma, secondo me, questo è sbagliato. Secondo me, non stai andando nella direzione giusta.” E’ una critica, ma una critica che apre la via del dialogo. Se invece entro nella discussione scalciando a destra a sinistra e accusando di qualunquismo, il risultato è solo offendere. Non aiuta ad aprire il dialogo, il confronto. Non aiuta a crescere né te né chi ti legge.
    Quella di Mark non era una analisi scientifica del problema, era una prosa molto emotiva, viscerale. Sembra la coscienza di tutti noi a parlare. Quel “voi voi” viene, credo, da una specie di “IO superiore” collettivo. Che non è la morale borghese perbenista, non è il dio delle gerarchie ecclesiastiche, non è quel ipocrita “cosa ne dirà il vicino di casa?”… una cosa che tutti abbiamo dentro di noi, più o meno nascosta, più o meno incatenata, ma che misura le azioni nostre e altrui con l’unico peso della giustizia.
    Io lo vedo come un testo molto teatrale. Mentre lo leggevo, immaginavo anche la voce narrante, calda e forte ma rotta dalla stanchezza, dalle delusioni accumulate. Come la voce di un folle, un derviscio, che ha scelto di vivere sul margine della società umana e di guardarla dall’alto della sua follia/lucidità.
    Certo che chi si isola non partecipa, non “produce” e quindi gli è facile non sbagliare. Ma la “produzione” non è il compito della nostra coscienza.
    Il “voi” siamo tutti noi, quelli del male banalizzato, dei piccoli mali quotidiani, quelli che non si sono ribellati in tutti questi anni e continuano a non ribellarsi. Quelli che in questi giorni fanno finta che Mario Monti sia una alternativa al berlusca, solo perché non racconta barzellette e non fa le orge (per quanto sappiamo). Il “voi” siamo tutti noi: Io, il vicino di casa, il fruttivendolo sottocasa, Mark e anche tu.

  • Karim se vuoi sara’ un onore essere, come con Gino Daniele Mark Romano e le FIMMINE qui in blog, tuo fratello e Compagno. Hasta Marco detto il monello.

    • grazie marco.
      Io purtroppo ho già un mio blog, Divagazioni, come puoi vedere dall’URL qui sotto. Con Daniele partecipo ogni tanto e poi le ho lasciato la libertà di prendere e ripubblicare quello che vuole dal mio blog.

      Ci facciamo visita a vicenda.

      Un caro saluto

  • Karim intendevo come poi abbiam fatto di ri-conoscerci su feis buk… Che la Vita ci sia leggera. (perchè “purtroppo”? :uno dieci mille blog!)

  • …per quel che conta il mio-nostro parere Karim è un saggio. Firmato da Daniele Barbieri e Marco Pacifici.

  • Anche io ho paura, Mark, spesso. E se devo dirla tutta, a volte ho ancora più paura di un silenzio …mio, di un non vedere o sentire …miei.
    Spero di restare sveglia il più a lungo possibile e conto di non credere mai alla fuorviante certezza (che arriva più volte di quanto non si creda) d’avere fatto e detto tutto giusto.

    A tutti grazie e comunque, per la condivisione con molti e il disaccordo con alcuni.
    c.

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