Il male assoluto a Faenza?
Per cominciare … fatti e riflessioni del povero db a partire da due notizie (e una non-notizia).
Mi sono arrivate da Faenza due notizie sorprendenti. La prima giunge dal mondo della politica, sempre più sconnesso dall’esistenza delle persone in carne e ossa. La seconda riguarda invece il nemico cruciale della civiltà dominante.
Rullino dunque i tamburi per annunciare che a Faenza il Pdl (o meglio il capogruppo consiliare Raffaella Ridolfi) ha «fatto la cosa giusta». Sorprendente? Sino a un certo punto: come un orologio guasto segna l’ora giusta due volte al giorno egualmente capita che ogni tanto (meno di due volte al giorno però) il Pdl si preoccupi dei “poveracci” invece che dei ricconi.
Di che si tratta? Riassumo l’articolo uscito sul quotidiano «La voce» del 1 marzo. Nel titolo si legge: «“Il Buon Samaritano ci spieghi”»; nel sottotitolo: «Donna senza tetto accusa la struttura d’accoglienza. E il Pdl ne fa un caso». L’articolo inizia con un refuso (forse maschilista) ribattezzando in «il consigliere comunale Raffaele Ridolfi» quella che è – la foto lo evidenzia – Raffaella. Un errore veniale seppur tipico di una società maschio-centrica. L’articolo invece è preciso nel riportare (senza ulteriori approfondimenti) l’interrogazione della capogruppo pidiellina. In sintesi la Ridolfi chiede (ovviamente al Comune) se corrisponda al vero che durante l’emergenza neve sia stata stipulata (anzi «attivata») una convenzione con il “Buon samaritano” – «che si trova in via degli Insorti» – per «accogliere» senza tetto. E se è vero che il 16 febbraio «si sarebbe presentata una donna dichiarando di non avere un posto dove dormire», la quale sarebbe stata accolta e poi «a mezzanotte trasferita in un altro luogo accompagnata da un materasso». Questo nonostante nella struttura ci fossero – così l’interrogazione – solo 2 ospiti. Un episodio analogo il 13 febbraio. Giustamente si chiedono spiegazioni.
Una storia molto interessante e dunque è auspicabile una risposta circostanziata quanto trasparente.
Naturalmente in questa vicenda c’è molto altro. In primo luogo la questione della «privacy»: giusto o no che la Ridolfi taccia il nome della «donna indigente»? In secondo luogo la vaghezza nel definire il “Buon samaritano”: che roba è? Infine il discorso più generale sul funzionamento del Welfare locale ed eventuali sue assenze, incompetenze, scarica-barile, soldi spesi (male o bene?), mancata trasparenza e molti ecc.
Sul primo punto credo di sapere (a esempio il nome della protagonista e qualcos’altro) ma mi atterrò alla «privacy». Sul secondo punto mi pare interessante almeno accennare che il “Buon Samaritano” è collegato alla famosa e attivissima – «un piccolo impero», dice chi usa malignare – “Giovanni 23”; è evidente che fare chiarezza su una struttura “sociale” in qualche modo collegata alla onnipotente e sempre lodata (a prescindere dal contesto) Chiesa cattolica sarebbe interessante quanto controcorrente: insomma che il Pd o il Pdl “controllino” davvero in qual modo vengono spesi i nostri soldi sarebbe una super-notizia. Il terzo punto – il Welfare locale scardinato e scassinato ancor più di quello globale – è un tabù dei nostri tempi, questione troppo complessa per pensare che sia questione solo faentina o regionale; dunque mettiamola, per un attimo, da parte.
Immagino che chi legge avrà scorso velocemente (forse ansiogenamente) queste prime righe per arrivare alla seconda notizia: chi è il nemico cruciale della civiltà dominante?
Un nemico tremendo indica – da tempo – un coro che va dai media, ai partiti, ai bar. Non è l’orribile articolo 18, neppure il debito greco, non la popolazione della val di Susa che si oppone alla ferrovia ad «alta voracità» (si chiama così, mi pare).
Ma allora chi è? Forse avrete intuito di chi sto parlando ma mi riprometto (in una seconda puntata, quando la questione della “privacy” potrà essere accantonata) di raccontarvi un mio minimo viaggio a Faenza, per l’esattezza una settimana fa, alla scoperta del “male assoluto”. Il nemico infatti è anche lì, nella piccola Faenza «favorita dagli dei» (così il nome originario) come – squillino le trombe – ovunque in Italia e nel mondo.
Ecco la notizia, la mia (modesta e ironica) rivelazione, uno scoop fasullo come sono quasi tutti. La signora indigente appartiene all’«esercito del male», alle minacciose schiere dei nemici della «civiltà dominante». Insomma … i rom; qualunque cosa si intenda con questa vaga definizione, identità (etnia?) mai verificata neppure all’anagrafe, un po’ come – in altri tempi – si potevano riconoscere gli ebrei dalla forma del naso e i criminali dalla fronte o le prostitute (lo assicurava Cesare Lombroso), “scienziato” oltrechè “progtressista”) dall’insolita attaccatura delle dita dei piedi.
Rom.
Di questo si tratta? Ma allora, al di là della questione giustamente sollevata dalla interrogazione della Ridolfi, non bisogna allargare il discorso? Permettetemi alcune domande da non esperto (dunque prendetele con le molle e informatemi se/dove sbaglio) di faccende faentine.
A esempio.
In questa piccola città favorita dagli dei (oltreché forse dallo specifico dio di riferimento della Giovanni 23) quanti sono i rom? Residenti? Italiani o stranieri? Profughi? Dove vivono o dove vengono obbligati ad abitare? Bambine e bambini vanno a scuola? Per le persone adulte esistono programmi di inserimento? Ci sono evidenze di attività criminali o si tratta solo di voci che corrono e del “fastidio” che alcune persone provano se si chiede loro (a volte in modo arrogante?) l’elemosina? Ed esistono particolari situazioni a rischio – che so, il razzismo – che minacciano queste persone definite rom? In sintesi: c’è in città un progetto per affrontare questa (fra le altre; e non penso solo alla Omsa) questione sociale? Che ruolo gioca – e per quanti soldi – la Giovanni 23? E perché il riferimento ai rom (sempre stra-citati, anche a sproposito) in questa vicenda faentina sinora non è uscito?
A qualcuna di codeste domande io forse saprei rispondere, con tutte le cautele di un non esperto, avendo fatto una mia piccolissima indagine in zona. Ne dirò in una seconda puntata ma aspetto per ragioni di “privacy” (cioè per non dire troppo sulla specifica signora) e anche per capire se a Faenza la “politica” – qualunque cosa oggi voglia dire – vorrà collocare i rom come parte di un (difficile?) problema o come parte della (non facile?) soluzione. Oppure a Faenza si preferirà fingere che si parli di altro con i rom per una volta innominabili?
Sullo sfondo di queste ff (faccende faentine) ci sarebbe anche una non notizia e riguarderebbe un altro punto di vista sul rapporto fra i rom e il “resto” del mondo. Quasi a nessun esponente della «civiltà dominante» interessa porsi domande del tipo: è tutto vero il “male” che si dice di loro o in molti casi si tratta di invenzioni giornalistico-politiche? È giusto condannare un intero popolo per i reati di alcune/i? Può darsi che fra persone disprezzate e perseguitate nasca più facilmente un atteggiamento ostile? O, se preferite mettere giù la domanda precedente in modo duro: se facciamo vivere le persone nella merda sarà tutta colpa loro se a volte puzzano? Non è che un antico capro espiatorio torna utile nei tempi di paura e incertezza che noi – volenti o nolenti dentro la «civiltà dominante» – stiamo vivendo? E via così, sino alle tre indicibili, forse impensabili domande finale: davvero sono loro il male assoluto? il fatto che questa sia «dominante» dimostra che quella (dei non rom) è la migliore «civiltà» possibile? E loro – questi alieni – cosa pensano?
Intanto ognuna/o di noi potrebbe giocare a riflettere sulle sue (poche suppongo) esperienze di vita con i rom e su quelle (tantissime) con i “non rom” per varare poi la propria piccola classifica de «i primi 10 che mi hanno davvero danneggiato la vita». Mentre voi tentate, io finisco di leggere un libro e magari ve lo racconto. Curiose/i di sapere cosa leggo? Va bene, vi accontento: si intitola «Rom, genti libere», sottotitolo «Storia, arte e cultura di un popolo misconosciuto», esce da Dalai Editore (384 pagine per 17 euri) con la prefazione di Moni Ovadia, un esperto di capri espiatori, essendo di “ceppo” ebraico. Chi lo ha scritto? Ma quante cose volete sapere… E’ un italiano fra l’altro professore (all’università di Chieti), musicista, compositore, nonchè poeta, attore, formatore (per progetti del Consiglio d’Europa) saggista e, guarda caso, rom. Si chiama Santino Spinelli, in arte Alexian. E’ anche un bravo e simpaticissimo oratore. Se passa da queste parti vi avviso?
Stavolta leggerti è stato difficile, soprattutto per il carattere e il formato che hai scelto per il post.
Da faentino, posso dire che la presenza dei Rom è stata sempre mal gestita da tutte le amministrazioni, perlomeno a giudicare dai risultati.
Ci furono anche grosse polemiche tra il vecchio assessore ai servizi sociali e l’associazione Giovanni XXIII, incaricata dal Comune dell’inclusione soprattutto dei bambini, che si rimpallavano responsabilità ed insuccessi.
E’ anche vero che per far un fosso ci vogliono due sponde, e anche da parte dei Rom (credo di origine bosniaca) un pò più di impegno non farebbe male.
Purtroppo questa situazione ha dato vita al famigerato Comitato Faventia (ne avevi già parlato) che pare avere una certa udienza tra la nuova giunta di centro, centro, centro sinistra. Questo comitato, pare abbia fatto della crociata anti rom il suo vero e proprio cavallo di battaglia, lanciando campagne xenofobe attraverso i vari blog di informazione locale e certa stampa che non vede l’ora di cavalcare la tigre del razzismo (la Voce di Romagna su tutti).
Non so stimare il consenso che questo comitato abbia, certamente nessuno in città si muove per contrastarlo.
Faenza sembra una città politicamente assopita ed economicamente in forte sofferenza. Alla chiusura di fabbriche manifatturiere (Omsa e non solo) il tessuto produttivo e la politica hanno risposto con l’apertura di centri commerciali e logistici, che rischiano di diventare cattedrali nel deserto (e che comunque difficilmente creano buona occupazione) in una città impoverita dalla crisi economica.
Nessun partito di sinistra è presente in Consiglio Comunale, la società civile attiva è quasi tutta di stampo cattolico e concentrata sui temi nazionali e globali (No Tav, disarmo, ecc…). Quel pò che si muove sono movimenti di cittadini contro i vari inceneritori camuffati da biononsochecosa.
Una cosa però è certa, il problema attuale non sono certo due famiglie rom che vanno a frugare tra i cassonetti o chiedono rifugio in una notte di freddo, ma le quotidiane difficoltà di famiglie che subiscono la cassa integrazione o la chiusura delle aziende, senza che ci sia un’adeguata presa in carico della politica.
Del formato mi scuso (ora provo a cambiarlo) con Andrea e con tutte/i: è che sono un pasticcione con qualche voragine cognitiva quasi pre-tecnologica (è assai ridicolo in un appassionato di… fantascienza, vi pare?).
Rispetto al commento di Andrea.
“Per fare un fosso ci vogliono due sponde… e anche da parte dei Rom un po’ di impegno non farebbe male”; verissimo… Ma purtroppo ci sono persone (popoli, classi sociali ecc) MENO ascoltate – o zittite – o criminalizzate “in toto” e per sempre quando parlano.
Lasciando perdere fascisti e razzisti (ma anche la sinistra che Andrea dice non esistere, almeno in Consiglio comunale) il problema vero è appunto in una città “assopita” a tutto. Non dovrebbero restare da sole le operaie della Omsa ma è egualmente grave abbandonare alla disperazione poche persone definite “rom” (quando fa comodo). Se ne può discutere o il sonno è duraturo? Ci sono in città progetti di medio termine per il lavoro? E per il Welfare? Dico progetti non le chiacchiere, gli slogan. In più bisogna verificare se esiste a Faenza – come purtroppo in tanti altri luoghi – un problema di soldi spesi male. Nel cosiddetto privato sociale (sia “religioso” che laico) ci sono ottime persone, che magari vengono usate come scarica-barile da istituzioni malandrine, ma si trovano anche “il gatto e la volpe” della favola di Collodi. Non dovrebbe essere difficile – come prevedono le leggi, mi pare di ricordare – controllare i conti ed eventualmente punire i malfattori che si arricchiscono sulle persone (italiane e non) in difficoltà, magari abbandonandole pure se così “gli gira”.
Su questa (minima mi pare) base… chi dorme e chi invece è sveglia/o?
…mi viene in mente un passo de L’anno che verrà di Lucio Dalla
<>…i muti in questo caso sono senz’altro i Rom, mentre i sordi che parlano, parlano, parlano, parlano e mai ascoltano spesso sono gli amministratori locali. Difficile che i muti in questione riprendano la parola (o meglio, venga loro restituita) e i sordi l’udito.
Soldi spesi male? Un paio di anni fa diedi una rapida occhiata ai bilanci del Comune, notai qualche migliaio di euro destinati alla Federazione che associa le scuole cattoliche private. Secondo il mio punto di vista (che vale ben poco) e secondo la Costituzione (che vale molto di più), ciò non dovrebbe essere possibile. La giunta in carica da due anni ha tentato di fare anche peggio, intavolando trattative clandestine e parallele, con una materna privata per aprire una o più sezioni per accogliere i bambini rimasti esclusi dalle graduatorie.
Sul privato sociale, dato che c’ho lavorato, ci sarebbe da aprire un capitolo lungo un libro: alla onestà e professionalità di molti operatori pagati veramente due lire, spesso si contrappone la poca trasparenza di chi sta ai vertici di cooperative che sono diventate vere e proprie imprese.