IL MIO METODO (pabuda)
m’industrio:
a spanne,
a eliche interrotte.
m’arrangio:
di certo,
a grappolo acerbo
d’idee.
penso scudisciate.
cammino piano
ma a tutto gas:
butto il peso
sul lato destro
poi recupero
il baricentro
e un po’ di
buonsenso,
sollevando
più del dovuto
il piede sinistro
e con quello saluto
(l’aria morbida, rasoterra).
io di solito saluto
quasi tutti quelli
che incontro,
ma preferisco
quelli che incrocio
sul mio lato sinistro.
per salutare
un poco rallento,
ma poco:
io di solito
recupero il tempo,
il ritmo e il ricordo.
dovessi salutare tutti
stringendo la mano
sarebbe un bell’imbarazzo:
pare che la mia mano destra
dispensi
una morsa, un morso, una presa,
un’idea, una sberla, una stretta
difficile da interpretare,
così su due piedi.
quindi, saluto con: un pensiero intenso,
delle parole scelte caso per caso,
un cenno del capo e un sorriso dritto
in mezzo agli occhi
e un’occhiata alle scarpe:
di solito, tutto si risolve nel migliore dei modi
e riprendo il passo necessario:
dritto di direzione, ondulato d’esecuzione.