«Il mondo di Durdane»
Clau d’Io sul romanzo ritrovato di Jack Vance, in edicola. A seguire «Veni, vidi, Vance»: una nota (piccina-picciò) del convalescente db.
JACK VANCE è una certezza per me fin dal CICLO DI TSCHAI (nel 1971 su Urania 562, 565, 567 e 571). Il più grande costruttore di civiltà, pianeti, universi e sempre con una sottile vena satirica. Questo lo ha fatto grande tra i grandi.
I suoi pianeti con innumerevoli società conviventi non sono un descrivere altro per parlare della situazione terrestre ma qualcosa di nuovo che alla fine portano a pensare alla nostra situazione.
Ho letto IL CICLO DI TSCHAI due volte: nel 1971 e poi qualche anno fa. Come se avessi letto due libri diversi. I cicli di Vance fanno ormai parte della storia della fantascienza: riconosciuti come i migliori di tanti che abbiamo letto, superiori a «Dune» per fare un esempio. Vance riesce sempre a essere un passo avanti e a non prendersi mai del tutto sul serio. Storie anche ironiche, divertite e piene di “un moltiplicarsi sfrenato di episodi” con un gran divertimento a leggerlo. La storia a volte è meno importante di un singolo episodio.
Arriva in edicola la TRILOGIA DI DURDANE di sua creatività Vance: il volume primo, si suppone.
Mi sembra di essere tornato indietro di 50 anni, ai tempi di TSCHAI. Penso a un testo mai tradotto ma scavando trovo che è uscito nel 1976 per le Edizioni Nord. Lo acquistai e lessi. E’ sempre lui, il grande JACK VANCE che ti porta a divertirti. Ora sono in attesa – come 50 anni fa – del numero 2 e del numero 3. Attese che mi hanno riempito di felicità.
Lo consiglio? Certo, come altri cicli che ora dovrò rtrovare. A esempio la «Trilogia dell’ammasso di Alastor» (uscito dal 1976 al 1979 sempre Edizioni Nord), «Le Cronache di Cadwal» (1988-1995, ancora Edizioni Nord).
E consiglio anche di leggersi la sua biografia. Intanto wilkipedia può aiutare a orientarsi e a ricordare come aiuta – e molto – leggersi (al termine di «Durdane») l’ottimo articolo bibliografico «Jack Vance, avventuriero fantastico» di Salvatore Proietti.
«VENI, VIDI, VANCE»
Il pur convalescente db non poteva sottrarsi al grido di Clau d’Io: “oh, ricordami cosa mi può essere sfuggito di sua genialità Vance”. Mumble e poi mumble. Io ho un buon ricordo (ma vago) di «Gli amaranto» e di «Il mondo degli showboat» e invece rammento quasi tutto di tre splendenti romanzi fuori dai “cicli” ovvero: «I linguaggi di Pao», «Le case di Iszm» e «L’opera dello spazio». Qui in “bottega” cfr «Ciao, sono Jack Vance!» ma anche Chi ha preso la mia coppa di carne di Miscus? , Sì, viaggiare: nell’isola di Lyonesse, Space Opera ti amo… e Homo Vance sapiens.
Nel frattempo leggo l’antologia «Primo contatto» – sempre di Urania, dunque in edicola – e a metà strada mi sento di gridare (vene in gola gonfie, volto paonazzo): «non perdetevelo».
Grazie, caro db.
W pure Big Planet, che me lo fece conoscere
Grazie per questo bellissimo invito alla lettura… Vance, Anderson ed Herbert furono a lungo amici e non solo di penna. Tre stili unici che parlano la stessa lingua, quella dell’avventura. Se c’è un tratto che distingue più di altri il modo di scrivere di vance è il saper trasmettere al lettore l’emozione del viaggiatore e il suo gusto della scoperta. I suoi eroi sono moschettieri e pirati al tempo stesso, giusti e maliziosi. Vance rappresenta la fantascienza e il fantasy, i tre romanzi che mi hanno sorpreso e vinto sono stati gli Amaranto, Tschai e la terra morente. Tre caratterizzazioni diversissime e originali, capaci di diventare poi tre riferimenti per generi narrativi differenti… E il bello è che, come si ricorda in questo post, rappresentano comunque una piccola parte della produzione di vance. Il mio consiglio è di leggere la biografia e di leggere tutto Vance… Un mito.
Condivido tutto e sottolineerei di leggersi la sua biografia.