Il «mostro» di Narbolia
Un documento del comitato «S’Arrieddu per Narbolia» (con l’adesione di Adiconsum e Italia Nostra) sulle serre fotovoltaiche che devastano il territorio
Il comitato «S’Arrieddu per Narbolia» è nato con lo scopo di impegnarsi per la salvaguardia del suo territorio, tenendo conto delle sue peculiarità, della sua storia, della sua vocazione e della programmazione del suo futuro; proprio per tale motivo cerca di contrastare la costruzione di un impianto di serre fotovoltaiche di proporzioni tali da creare grave danno ambientale, paesaggistico, sociale ed economico per tutta la comunità, non solo narboliese.
Il mostro è stato ideato dalla Enervitabio di Ravenna che nel 2008 sbarca in Sardegna presentando progetti per la costruzione di serre fotovoltaiche in almeno sette Comuni sardi per un totale di quasi 80 mW di potenza. Quello di Narbolia risulta essere il più grosso, con i suoi 27 mW prodotti da 107.000 pannelli installati su 1614 serre da 200 mq ciascuna, costruite su 64 ettari dove per il sostegno delle stesse sono stati impiantati 33.300 plinti da un mc di cemento armato, quasi 3 ettari e mezzo di cemento armato conficcato nei migliori terreni agricoli, irrigui, del nostro paese. I progetti approvati sono stati ceduti alla Win Sun di Hong Kong che, con la sua controllata Win Sun Luxembourg, incasserebbe più di 7 milioni di euro di incentivi statali all’anno per 20 anni e quasi 3 milioni e mezzo di euro per la vendita della corrente prodotta annualmente, sempre per 20 anni.
Un così grosso progetto, il più grande, almeno in Sardegna, che si configura essere di carattere puramente industriale per la produzione di energia e non di prodotti agricoli, è stato approvato dal Comune con la pratica semplificata Suap, e non dalla Regione con l’Autorizzazione Unica, senza una Valutazione d’Impatto Ambientale, senza un vero piano di dismissione, smaltimento e ripristino e senza un vero e credibile piano agronomico che dimostri la prevalenza agricola dell’intera operazione.
Insieme all’Adiconsum Sardegna e a Italia Nostra Sardegna, che aderiscono al nostro Comitato, abbiamo appurato molti vizi di competenza, procedurali e di illegittimità e per tale motivo abbiamo inviato diversi ricorsi ai vari enti coinvolti (Comune, Regione, Noe, Gse, ecc.) ai quali si aggiungono anche le procure di Oristano e di Cagliari e il Tar Sardegna, e si profila ora anche il coinvolgimento del Tar del Lazio. Abbiamo organizzato diverse assemblee e proteste durante una delle quali due allevatori, aderenti al nostro Comitato, sono stati arrestati, processati per direttissima e condannati a 3 mesi con la condizionale.
Lo scopo del nostro Comitato non è il semplice contrasto alla costruzione di questo mostro ma, oltre agli ovvii ed evidenti problemi di carattere ambientale e paesaggistico, ci sono altre importanti motivazioni. Ci battiamo infatti per i Beni Comuni, e la Terra e l’Energia riteniamo lo siano. Ci battiamo contro la svendita e la rapina delle nostre migliori risorse, in questo caso dei nostri migliori terreni agricoli, perché ne va dell’abbandono dell’agricoltura e dell’allontanamento da essa da parte delle nuove generazioni: ne va della nostra sovranità alimentare. Ci battiamo anche per una produzione di energia diffusa e quindi democratica: ne va quindi della nostra sovranità energetica. Ma ci battiamo anche per una democrazia partecipata; in questo caso infatti non è stata dovutamente informata e coinvolta la popolazione interessata.
Non siamo per niente contrari al fotovoltaico e
alle altre energie pulite e alternative
Siamo d’accordissimo, ma non ad ogni costo e
non in situazioni di evidenti speculazioni finanziarie come quella che stiamo contrastando.
Per informazioni, altri materiali (molti) e contatti: 348.9848003 – la pergamena@tiscali.it – su Facebook: No furtovoltaico a Narbolia
DUE AGGIORNAMENTI rispetto al documento sopra:
- gli euro annuali di incentivi, secondo le ultime dichiarazioni ufficiali, dovrebbero ammontare a circa 6 milioni e non più 7 come dichiarato inizialmente. - alla data odierna il coinvolgimento presso il Tar Lazio è già in atto.
Siamo alle solite : il nostro bene comune barattato per il bene individuale, per il tornaconto di ” alcuni” a scapito dei troppi.
UN AGGIORNAMENTO
Comunicato Stampa
Con l’obiettivo di tenere la pubblica opinione adeguatamente e correttamente
informata inviamo le seguenti precisazioni riguardo al progetto di serre
fotovoltaiche che si vuole portare avanti nel territorio di Narbolia.
Non è possibile che si creda alla Enervitabio quando, continuamente, fa
dichiarazioni che poi vengono sistematicamente smentite dai fatti e dai suoi
stessi atti.
Fin dalla prima assemblea pubblica la Enervitabio ha dichiarato che era
tutto a posto, sia il progetto che le relative autorizzazioni. Il tutto è
stato poi regolarmente smentito, a partire dal “decreto Cherchi” che ha
ufficialmente confermato quanto da noi contestato: il progetto era stato
illegittimamente approvato e quindi privo di qualsiasi efficacia.
Ma se vogliamo andare a verificare anche soltanto alcuni dei punti del
progetto presentato possiamo facilmente dimostrare quanto la Enervitabio
stia continuamente smentendo sé stessa unicamente per rispondere alle nostre osservazioni presentate sia pubblicamente che presso varie sedi
istituzionali.
Infatti, prima dichiara che la relazione agronomica va benissimo, poi cambia
agronomo (che da Efisio Muntoni diventa Pietro Giuseppe Vacca); le
coltivazioni prima proposte diventano non più adatte (guarda caso l’aloe
vera e l’asparago bianco del veneto non vanno più bene), dopodiché, non
bastasse ciò, non va più bene neppure l’agronomo Vacca ed ecco saltare fuori
una terza relazione agronomica (che per non dare troppo nell’occhio viene
posta all’interno di una più generica “relazione tecnica”) sottoscritta dal
nuovo agronomo Damiano Aresu e presentata al Tar Sardegna nel novembre 2012.
Notiamo che stiamo parlando di un’Azienda che dovrebbe essere Agricola, il
cui progetto relativo all’impianto fotovoltaico rimane pressoché immutato
mentre quello agricolo, che dovrebbe avere la prevalenza, nel giro di pochi
mesi viene variato per ben tre volte ed è in costante “corso di
implementazione”. Questa è l’Azienda Agricola alla quale dovremmo credere.
Se poi vogliamo parlare della possibilità che questo tipo di serre possa
funzionare in modo redditizio anche dal punto di vista agricolo, facciamo
semplicemente riferimento alla ricerca effettuata da Prof. Luigi Ledda della
Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, presentata pubblicamente
durante il convegno “Madre Terra” tenutosi a Narbolia sabato 2 marzo scorso,
la quale dimostra inequivocabilmente l’inadeguatezza di questo tipo di serre
e le grandi difficoltà riscontrate nel farle funzionare.
Altro punto che vorremmo evidenziare è quello relativo alla dismissione
dell’impianto, allo smaltimento dei materiali ed al ripristino del terreno.
Abbiamo già diverse volte fatto notare che se il progetto fosse passato per
l’Autorizzazione Unica Regionale, come previsto per legge, l’Azienda avrebbe
dovuto presentare un credibile, concreto e particolareggiato piano di
dismissioni, smaltimento e ripristino comprendente anche il deposito di una
adeguata fideiussione a garanzia dei corretti adempimenti. E non ci venga a
dire la Enervitabio, come se parlasse con perfetti ignoranti, che i pannelli
rimarranno per sempre a coprire i tetti delle serre. Anche se ciò fosse
vero, ma non lo è, in quanto i pannelli sono garantiti per un massimo di
25/30 anni, prima o poi dovranno pur essere smaltiti e la legge, non solo
quella italiana, prevede delle regole ben precise da rispettare e delle
dichiarazioni ben precise da parte della ditta, che invece pretende di non
smontare mai l’impianto e di lasciare l’onere dello smontaggio, smaltimento
e ripristino alle nostre generazioni future.
Ci sono poi i posti di lavoro promessi.
Non ci soffermiamo molto su questo importantissimo argomento perché le
promesse fatte sono facilmente contestabili. La Enervitabio promette
continuamente fino ad almeno 30 posti di lavoro che, se fosse davvero
credibile, questa promessa, come “compensazione” per ciò che la nostra
comunità cederebbe, sarebbe un’inezia in confronto a quanto la ditta
otterrebbe in termini di incentivi pubblici provenienti dalle nostre tasse.
In ogni caso facciamo ancora una volta notare come tale operazione
significherebbe avere un operaio ogni 53,8 serre da 200 mq ciascuna (30
operai diviso 1614 serre).
Come fa d’altronde ad essere credibile la Enervitabio, promettendo 30 posti
di lavoro quando nei documenti presentati a novembre 2012 al Tar Sardegna
figura una scrittura privata con la Ditta De Pasquale di Latina, qualificata
come esperta nel campo, ed una relazione nella quale detta ditta dichiara
che “Per la coltivazione dell’intero fondo, nonché per la conduzione dello
stesso, …., si necessita di un quantitativo di personale che si aggira
intorno alle 12-15 unità, assunte con contratti stagionali, tipici del
settore agricolo”? Non commentiamo oltre e ci affidiamo al buonsenso dei
nostri concittadini… e dei nostri amministratori. Riguardo a questi ultimi
ricordiamo le dichiarazioni ufficiali diffuse dal Sindaco di Villasor
riguardo alle numerose e allettanti promesse fatte dai proprietari delle
famose serre fotovoltaiche di “Su Scioffu”, comprendenti anche 90 posti di
lavoro, ed alle relative scuse che il Sindaco ha fatto ai suoi concittadini
per le promesse da lui accettate e poi sistematicamente disattese.
Ci preme anche evidenziare, in risposta a quanto spesso affermato dalle
ditte che propongono questi impianti quando affermano che i terreni
interessati sono inutilizzati e che non si ha più voglia di lavorare la
terra, che se la mole di convenientissimi incentivi statali concessi per
questi impianti fossero stati concessi all’agricoltura avremmo visto
sicuramente moltissimi giovani tornare a lavorare la terra e nessuna ditta
costruire impianti così grossi e inutili. Inutili anche perché i millantati
risparmi di CO2 sono falsi, in quanto è risaputo che l’energia nominalmente
prodotta in Sardegna è già il doppio rispetto a quella richiesta e questa
produzione non sostituisce la produzione termoelettrica, stabilmente
garantita da contratti pluridecennali e addirittura in crescita, secondo le
pianificazioni regionali e nazionali. Assai probabilmente l’energia prodotta
dalla Enervitabio non verrà mai immessa nella rete, in quanto eccedente la
richiesta della regione Sardegna e la capacità di esportazione attraverso i
cavi sottomarini comunicanti con la Penisola italiana.
Inoltre, l’unico modello di agricoltura pensabile (seppur comunque
difficilmente realizzabile) nelle serre della Enervitabio, sarebbe un
modello di agricoltura fortemente dipendente proprio dalle fonti fossili
tradizionali, con grande utilizzo di prodotti chimici e forte deterioramento
a medio termine delle capacità organiche dei terreni, votato all’immissione
di prodotti standardizzati secondo i bisogni della grande distribuzione (a
sua volta ulteriormente dipendente dalle fonti fossili), attraverso una
modalità meramente speculativa delle risorse (anche rinnovabili) e una
subordinazione dell’economia territoriale locale ad esigenze esterne che con
sempre più forza sta venendo messa in discussione per la sua insostenibilità
ambientale e sociale, ben evidente nella ventennale crisi sistemica del
settore agricolo e nel conseguente spopolamento delle campagne sarde.
Riteniamo che, per dare un informazione completa e accurata, gli organi di
informazione non dovrebbero limitarsi a riportare acriticamente le veline e
i comunicati stampa che giungono in redazione, ma cercare di verificare sul
campo l’attendibilità delle affermazioni in questi riportate. Riteniamo che,
al fine di offrire un’informazione più precisa e puntuale, potrebbe essere
utile organizzare un confronto sotto forma di forum e di tavola rotonda tra
esponenti del comitato, esponenti dell’azienda ed esponenti delle
amministrazioni coinvolte; non temiamo assolutamente un confronto di questo
tipo, in quanto siamo sicuri delle nostre argomentazioni e conosciamo la
debolezza di quelle delle nostre controparti.
A conclusione di questo nostro intervento proponiamo l’estratto di un
interessante ed istruttivo glossario proposto dalla Sezione
Sinis-Cabras-Oristano di Italia Nostra che si può consultare nella sua
interezza nella sua pagina Facebook
(https://www.facebook.com/italianostra.siniscabrasoristano).
GLOSSARIO PER L’ENERVITABIO
ACCAPARRAMENTO DI TERRE, LAND GRABBING:
Acquisto, da parte di fondi sovrani di paesi come la Cina, l’Arabia Saudita,
l’India ma anche Europa e Nord America, di terre in paesi esteri. Tali
acquisti di terreni avvengono quando il compratore estero valuta come
strategico l’acquisto di enormi aree da utilizzare come coltivazioni
agricole, allevamento del bestiame o sfruttamento di risorse naturali.
CONIUGARE IN MODO OTTIMALE PRODUZIONE DI ENERGIA CON AGRICOLTURA:
se qualcuno dell’Enervitabio avesse seguito il convegno “MADRE TERRA: cibo, agricoltura, lavoro” che si è tenuto il 2 marzo scorso, avrebbe capito dalla
relazione del prof. Ledda dell’università di agraria di Sassari, che il loro
progetto di serre e la loro relazione agronomica sono incompatibili con
l’auspicio di una anche minima produzione agricola.
SMALTIMENTO:
L’efficienza dei moduli fotovoltaici è sempre minore con il passare degli
anni. Hanno una durata basata sulla convenienza del rendimento, di 20-25
anni. Il vero problema è quando, dopo questo periodo, bisogna pensare al
loro smantellamento e smaltimento. L’enervitabio come afferma anche
nell’articolo, non prevede lo smaltimento e farà DONO alla comunità
narboliese dei pannelli e dei relativi oneri di smaltimento
14 DIPENDENTI:
quante persone e per quanti anni potrebbero coltivare 60 ettari di terra
senza compromettere la fertilità e senza fare ricorso alle distorsioni
determinate dagli aiuti degli incentivi statali?
Il Comitato S’Arreiddu per Narbolia
“Esiste un’unica battaglia e, se voi non siete in grado di farla vostra,
sarà il nostro nemico a dimostrarvi, in qualsiasi momento, che si tratta
comunque della vostra battaglia. Fatevi sotto, perché se vi sta a cuore la
sorte di tutto ciò che amate e rispettate, allora, ancora una volta, non
dovete avere dubbi: la battaglia in corso vi riguarda eccome.” Albert Camus – “Questa lotta vi riguarda” (marzo 1944)