Il movimento brasiliano Sem terra
Recensione al bel libro di Aldo Marchetti dedicata alla lunga lotta contadina contro il latifondo e le multinazionali.
di David Lifodi
Il movimento brasiliano Sem terra è uno dei libri che racconta in maniera più dettagliata e completa la genesi, la storia e le sfide attuali di una delle più grandi organizzazioni popolari del Brasile.
L’originalità del lavoro dell’autore, Aldo Marchetti, giornalista pubblicista e docente universitario, risiede nella centralità data alla questione femminile all’interno del movimento, ad alcune esperienze rilevanti come quella del Quilombo Campo Grande, nello stato del Minas Gerais, un comprensorio di dodici accampamenti, e nella capacità di comparare la crescita, i progressi, ma anche le difficoltà e gli errori dei Sem terra con la situazione sociale, politica ed economica del Brasile. Non a caso, spiega l’autore, non si può comprendere un conflitto così aspro come quello condotto dai contadini senza terra se non se ne colgono le radici storiche.
Frutto di alcuni viaggi di Marchetti in Brasile, durante i quali l’autore ha conosciuto i dirigenti del Mst ed ha visitato alcuni accampamenti, il volume si configura come una vera e propria indagine sul campo che si dipana attraverso quattro aspetti principali: le origini e la storia del movimento nel contesto della questione agraria brasiliana, la “mistica” dei Sem terra e la capacità dei suoi militanti di rimanere coerenti con i propri ideali indipendentemente dalle vicende politiche del paese, la presenza femminile e, infine, la descrizione, la storia e la composizione sociale di alcuni assentamentos.
Alla dettagliata analisi storica del movimento, affiancata da una ricchissima bibliografia, «il libro offre un importante contributo alla riflessione su uno dei problemi più dibattuti dagli operatori e studiosi della questione agraria che è quello dell’antagonismo tra il sistema prodotto dalle multinazionali del settore agroalimentare e dalla grande proprietà terriera e il modello sostenibile di difesa dell’ambiente», osserva Enrico Pugliese nella prefazione.
Leggendo il libro assumono un valore particolarmente significativo le molte testimonianze riportate. Uno degli esponenti storici del movimento João Pedro Stedile, aiuta Marchetti a ripercorrere la storia della nascita dei Sem terra, il cui anno di nascita ufficiale è il 1984, ma le cui radici risalgono addirittura agli anni Sessanta, quando nel municipio di Encruzilhada, stato del rio Grande do Sul, circa trecento posseiros rivendicarono un terreno di cui si era impossessato un grileiro. Fu in quel contesto che nacque il primo nucleo dei Sem terra, inizialmente denominato Movimento dos agricultores sem terra. Nello stesso periodo, in tutto il Brasile, le rivendicazioni dei braccianti, le battaglie per la promulgazione dell’Estatuto do trabalhador rural e gli scioperi per chiedere aumenti salariali crearono le condizioni per la crescente necessità di organizzazione tra i contadini.
Quando cadde la dittatura, nel 1984, i tempi erano maturi per la nascita vera e propria del movimento, nonostante la violenza dilagante, che prosegue ancora oggi, promossa e sostenuta dagli agrari con il sostegno delle milizie private.
Dal 2019, evidenzia Marchetti, il Movimento è entrato in una fase di resistenza e di rafforzamento interno in un contesto caratterizzato da una forte repressione, soprattutto grazie alla sua capacità di porsi «come un campo di forze in cui adattabilità, elasticità e pragmatismo trovano gioco tra le maglie di un tessuto connettivo di forte resistenza e omogeneità». È proprio in questo contesto che risiede la grandezza del Movimento, una delle organizzazioni sociali più estese e mature di opposizione al neoliberismo.
Il movimento brasiliano Sem terra
di Aldo Marchetti
Carocci Editore 2022
Pagg. 286, € 28