Il (non) comune senso dell’odore

Domenica 27 maggio si è chiuso a Bologna «Smell», festival internazionale dell’olfatto e dell’arte del profumo. Una idea relativamente nuova, almeno in Italia, e stimolante. Nel concreto 7 giorni di spettacoli, olfazioni (al posto di audizioni), laboratori, mostre… Un buon successo che però non ha convinto tutti. Molto riuscita la parte artistica e spettacolare, più carente la riflessione scientifica e cultural-sociologica.

Se poco sappiamo dei nostri principali sensi (i 5 ben noti più altri 8 che non hanno localizzazione precisa) l’olfatto si piazza in fondo alla classifica. E l’occasione bolognese per fare chiarezza si è persa un po’ troppo fra aromi e profumi.

Il disaccordo regna persino a livello numerico. Molti studiosi parlano di 30 odori-base e 4mila variazioni ai quali bisogna aggiungere gli olezzi perduti (circa 2500 secondo il Conservatorio del profumo di Versailles che a Bologna ha allestito una “odoroteca”). Invece al Museo del profumo a Grasse – meta finale del protagonista del famoso romanzo «Il profumo» di Patrick Suesskind – si catalogano ben 25mila odori «presenti nel nostro pianeta». Grasse, in Provenza, è in un certo senso la capitale mondiale del naso ma soprattutto della profumeria con decine di fabbriche e migliaia di addetti.

Le ricerche su come funziona il naso potrebbero risolvere il problema del russare: infatti, “fiutando” un affare da miliardi, c’è chi vuole arrivare primo per brevettare. Dagli anni ’90 nei labotatori si studia come digitalizzare gli odori. Ma la ricerca punta anche a realizzare un naso elettronico: profumerie a parte, servirebbe nei controlli anti-droga, per valutare la freschezza di alcuni alimenti o l’inquinamento, in medicina e ovviamente in zona tartufi. Ma dal punto di vista scientifico i misteri dell’odorato da risolvere restano molti.

Qualcosa conosciamo. A esempio che i nostri odori “parlano” e ascoltandoli ci innamoriamo o proviamo repulsione. Dunque cospargersi di profumi e deodoranti è un ostacolo all’amore. Il tema è quasi tabù sui media perchè si rischia di scontentare (storcono il naso, per restare in tema) gli sponsor che inondano giornali e tv con i loro nuovi «irresistibili» profumi.

Pure sappiamo che le sigarette hanno un forte effetto negativo sul nostro odorato e anche questo è stato a lungo un argomento sgradito ai pubblicitari.

Milioni di persone soffrono di disturbi all’olfatto o meglio a una delle tre funzioni (percepire, trasmettere, interpretare) dell’odorare. Esiste anche una grave malattia, la sinestesia: è la confusione fra due o più sensi, complica la vita quotidiana e ingarbuglia la memoria. Non è particolarmente diffusa, un caso su 25mila persone, ma guarirne risulta difficilissimo.

Gli odori cambiano con i tempi e le nostre percezioni ancor più. A metà degli anni ’50 Vance Packard annotava nel famoso «I persuasori occulti» che i deodoranti per uomini erano un clamoroso insuccesso commerciale; da allora moltissimo è cambiato, tutte le società ricche hanno dichiarato guerra a ogni “puzzo” naturale, cioè agli odori.

Soprattutto gli studiosi francesi hanno indagato su questi mutamenti. Il famoso «Storia sociale degli odori» di Alain Corbin è stato seguito da altri libri di Georges Vigarello, di Annick Le Guérer che in Italia hanno avuto scarso seguito.

Gli odori sono ovviamente anche simboli. In una vignetta degli anni ’80 uno smerdato omino di Altan malignava: «Coi tempi cambia il comune senso dell’odore».

UNA BREVE NOTA

Questo mio articolo è uscito – parola più, parola meno – il 28 maggio con il titolo «Profumi e aromi un universo tutto da scoprire» sul quotidiano «L’unione sarda». (db)

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