Il nucleare torna a far capolino (per ora)

di Giorgio Ferrari (*). Con una nota della “bottega” per aggiornare sul ministro coi cingoli.

Uno dei due è il ministro

In pieno dibattito sulla transizione energetica, la notizia di un rilancio del nucleare con significativa presenza italiana non è da prendere sottogamba. A fare luce sull’insieme di operazioni (anche societarie) e di studi, che evidentemente durano da un po’ di tempo, è un comunicato ufficiale emesso ieri dalla Newcleo, neonata società di ingegneria con sede a Londra, diretta da Stefano Buono, che si prefigge di sviluppare (manco a dirlo) «una energia nucleare sicura, pulita e inesauribile per un mondo ad emissioni zero» come si legge nel comunicato stampa.

Il progetto in questione rientra nella categoria dei cosiddetti SMR (Small Modular Reactors, potenze da pochi Mw fino a 300 Mw) ed in particolare dei prototipi LFR AS 200 e TL 5 (reattori veloci a metalli liquidi, come il piombo) di cui la società Hydromine nuclear energy (oggi acquistata dalla Newcleo) è detentrice di parecchi brevetti. La presenza italiana, oltre all’amministratore delegato Buono, è composta da Luciano Cinotti (un passato in Ansaldo nei reattori veloci) e in prospettiva da un team di progettisti con sede a Torino. Entro i prossimi cinque anni, l’azienda intende realizzare un prototipo industriale non nucleare a grandezza naturale in collaborazione con ENEA (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile), che condivide anche uno dei brevetti di Newcleo. Nel suo comunicato la Newcleo parla anche di Thorio e di ADS (Accelerated Driven System) acceleratore di particelle accoppiato ad un reattore che oltre a produrre energia servirebbe a “distruggere” i residui radioattivi della fissione, idea che fu a suo tempo di Carlo Rubbia che, non a caso, viene ripetutamente menzionato e ringraziato nel comunicato stampa della società. Ultima nota di cronaca riguarda la discreta presenza di investitori italiani tra cui spicca il nome di John Elkann. La prima cosa che salta agli occhi di questa operazione sono proprio i riferimenti a Carlo Rubbia la cui fama in Italia va ben oltre i suoi meriti scientifici, essendo stato eretto a suo tempo ad alfiere della sicurezza nucleare (sistemazione dei rifiuti radioattivi a Saluggia) e in qualche modo accreditato di un profilo non propriamente nucleare allorquando propose le centrali solari termodinamiche. Ingenua valutazione, evidentemente, che certo la Newcleo non si sarebbe permessa di spendere il nome di Rubbia senza una sua esplicita benedizione a questo progetto. Altro aspetto da sottolineare è che, per quanto riguarda la realizzazione di un modello in Italia, si parla di “prototipo non nucleare”, cioè un modello di prova senza materiali fissili come fu negli anni ‘80 il PEC (prova elementi combustibili) realizzato al Brasimone che doveva testare a “freddo” – cioè senza uranio – gli elementi di combustibile del reattore francese Superphoenix. E’ una abile accortezza per non impattare da subito con l’ostilità al nucleare in Italia, certificata da due referendum, così come non è un caso il coinvolgimento dell’Enea (e magari proprio la componente che ha gestito a suo tempo il Brasimone) che presenta anch’essa un profilo “alternativo” a cominciare dal nome. Ma c’è un convitato di pietra in questa impresa (che comunque si presenta difficile tecnicamente e finanziariamente) che non è stato nominato, ed è il ministro della transizione ecologica Cingolani il quale, oltre a esprimersi in favore dei mini reattori, è il miglior interprete di quel new green deal che accomuna trasversalmente settori del capitale finanziario, corporation in cerca di riscatto, ma anche ampi settori di quella buona borghesia (media e piccola) che non vede l’ora di scrollarsi di dosso questo “fastidio” delle crisi climatica, per cui è pronta ad appoggiare qualsiasi proposta tecnologica, ivi compreso il nucleare, in nome di quello sviluppo sostenibile nel cui nome, ormai, si attuano le peggiori politiche ambientali. E’ presto per gridare al lupo, ma come ho più volte ricordato l’abbandono dei combustibili fossili, non accompagnato da una sostanziale riduzione della produzione e consumo di merci, apre le porte al ritorno del nucleare.

(*) questo articolo è uscito anche sul quotidiano “il manifesto”

CORRENDO DIETRO AI CINGOLANI/CINGOLATI – NOTA DELLA “BOTTEGA”

Scatto e resistenza servono per correre dietro a Roberto Cingolani, ministro “transeunte” che ogni giorno ne dice (o fa) una. L’ultima – ma forse mentre scriviamo diverrà la penultima – è contro gli ecologisti “chic” : vedi

https://fuoridalfossile.wordpress.com/2021/09/02/cingolani-keep-calm-ambientalisti-peggio-della-catastrofe-climatica/  e https://www.lagone.it/2021/09/03/oltranzista-e-il-modello-di-sviluppo-che-ci-uccide-di-luca-mercalli/

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Due aggiornamenti
    Il primo è un nuovo articolo di Giorgio Ferrari(su “il manifesto”) dopo le nuove provocazioni del ministro sui cingoili.
    ECCOLO
    “Transizione ecologica: hic sunt leones”
    Diversamente dall’uso antico che indicava regioni sconosciute, presumibilmente abitate da leoni, la frase hic sunt leones viene oggi adoperata per alludere ad un pericolo certo ma di natura non precisata, come rischia di presentarsi la questione della transizione ecologica dopo le ultime affermazioni del Ministro Cingolani. Rischio duplice perché mette in discussione sia la credibilità di un ministro (e questo in Italia non sarebbe una novità) che vanta un profilo da “scienziato”, sia la consistenza della posta che è in gioco in questa fase. La genericità delle allusioni fatte dal ministro alle nuove tecnologie è imperdonabile (almeno per un fisico quale lui è): dei 72 progetti di SMR (piccoli reattori modulari) censiti dall’IAEA nello yearbook del 2020, molti sono in fase di progettazione concettuale, mentre gli altri non hanno mai superato la fase del prototipo. Di mio posso aggiungere che 7-8 di questi progetti li esaminammo in Enel 40 anni fa, tanto è il tempo trascorso dalle promesse iniziali di certe innovazioni che lo stesso ministro non può che annoverare, pudicamente, come opzioni “non ancora mature”. Del resto, e una volta per tutte, delle tecnologie emerse nel secolo scorso, quella nucleare mostra di non aver progredito affatto in termini di rendimento: dopo 70 anni dall’avvio dell’atomo di pace i rendimenti di una centrale elettro-nucleare sono passati dal 31% al 33%, mentre la generazione elettrica da fonti convenzionali è passata dal 33 % ad oltre il 55%; perfino l’odiato motore a combustione interna ha fatto passi da gigante se appena si confrontano i consumi specifici di un’automobile odierna con quelle di 50-60 anni fa. Sentire poi un ministro che dice “se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso, è da folli non considerare questa tecnologia” è veramente imbarazzante. Quale momento ministro? Quanto è da considerare “elevata” la sicurezza e quanto basso il costo e quanto, soprattutto, valgono i “pochissimi” chili di rifiuti radioattivi, domanda chiave che la stessa IAEA, nel citato rapporto, rivolge ai progettisti in questi termini: “fino a che punto i progetti SMR possono ridurre sostanzialmente i rifiuti radioattivi durante tutto il ciclo di vita dell’impianto?” Ma poi c’è dell’altro; c’è che Cingolani sfida gli ambientalisti (oltranzisti e ideologici) a misurarsi sui numeri. E qui si paventa l’altro tipo di rischio perché, anche se le repliche rivolte a Cingolani (difende le lobby del petrolio, nemico delle rinnovabili) ci stanno tutte in quanto espressioni di interessi diversi, queste non rispondono in toto alla provocazione di Cingolani perché dietro i “numeri” (che hanno il loro peso) si cela lo scontro sulla reale posta in gioco. Nell’interpretazione della transizione ci sono aspetti concettualmente indiscutibili (azzeramento del carbone) ed altri meno, se non ricompresi dentro un approccio olistico. La mobilità elettrica è uno di questi: batterie e connessi problemi di estrazione e smaltimento, cablaggio delle città e delle strade di comunicazione con rilevanti picchi di potenza richiesta nei rifornimenti. La produzione richiederebbe un nuovo e considerevole apporto di potenza se, a parità di merci prodotte (o peggio aumentate), si desse corso alla robotizzazione ed ulteriore automazione dei processi (industria 4.0). Quanto ai consumi domestici, la questione è ancora più controversa: nel bilancio energetico italiano la voce consumi residenziali di gas (domestici, ristoranti e negozi) ammonta a 31 miliardi di metri cubi pari al 65% del totale. In caso di “fuoriuscita dai fossili” (quindi anche dal metano) come cucineranno e si riscalderanno 23 milioni di famiglie italiane? Se la risposta è con l’elettricità, serviranno dai 30 ai 40 Gw di nuova potenza rispetto ai 120 Gw attualmente installati, obiettivo non perseguibile con le sole rinnovabili, a meno di abbandonare il concetto di sviluppo sostenibile a cui si rifà anche il ministro Cingolani con i suoi “numeri” che pur essendo parte ineludibile del problema, non troveranno soluzione se non fuori dalle regole di questo sistema-mondo.
    IL SECONDO è un documento concordato fra alcuni membri dell’osservatorio nazionale sul Pnrr per prendere da subito posizione contro le irresponsabili e financo fatue esternazioni del ministro alla transizione ecologica su una terrazza a Pontedilegno ospitato da Renzi.
    ECCO IL TESTO
    Il Presidente del Consiglio Draghi condivide le dichiarazioni del suo Ministro per la transizione ecologica? Il quale anziché dedicarsi anzitutto ai compiti per arrivare a mettere sotto controllo le emissioni climalteranti non trova di meglio che contraddire il risultato del referendum popolare del 2011 che ha bocciato con il 60 % dei voti la proposta del governo Berlusconi di reintrodurre il nucleare civile. Per di più era il secondo referendum vinto dal No al nucleare civile, visto che il primo nel 1987 aveva portato alla chiusura di tutte le centrali esistenti in Italia.
    Qualche accenno alla possibilità di reintrodurre il nucleare civile il Ministro Cingolani lo aveva fatto alcuni mesi fa, ma sembrava che le reazioni alle sue aperture fossero rientrate. Invece no, è recidivo, oggi riprende l’argomento con dichiarazioni molto più impegnative, il cui vero punto di forza sembrano essere i contratti vinti dalle aziende italiane in altri paesi che non hanno deciso di uscire dal nucleare. In sostanza gli affari vengono prima della salute dei cittadini, dell’ambiente e di nuovo si sprecano le rassicurazioni sulla sicurezza degli impianti che sarebbero di nuova generazione. Stupisce che queste dichiarazioni vengano fatte proprio nel decimo anniversario del disastro di Fukushima in Giappone. La logica è sempre quella, ogni volta si millantano sicurezze e risultati che non esistono. Il nucleare civile di qualunque dimensione e di qualunque generazione resta pericoloso per ambiente e cittadini, cioè è soggetto ad incidenti, costa un’enormità nel momento in cui le energie rinnovabili hanno costi molto inferiori, per non parlare delle scorie nucleari il cui smaltimento è un rompicapo senza soluzioni accettabili.
    Draghi farebbe bene a richiamare il suo Ministro spiegando a Cingolani che non può mettersi contro il voto dei cittadini. La questione nucleare è chiusa e al massimo si tratta di gestire nel modo migliore le conseguenze nefaste degli impianti del nucleare civile che l’Italia ha avuto.
    Certo il Ministro Cingolani è ripetitivo! Ha la fissa del nucleare e ammonisce, soprattutto gli ambientalisti “radical chic” (ma chi parla più così?): “Se non guardate i numeri rischiate di farvi male come mai successo in precedenza”. Il Ministro – che sembra non avere ancora capito che lo sconvolgimento climatico si abbatte drammaticamente su tutti – di quali numeri sta parlando?
    È vero o no che dobbiamo realizzare, in tutto il mondo, pure in fretta, un formidabile spostamento verso gli impieghi dell’elettricità in tutti i settori di consumo, ma il nucleare è lì rannicchiato da anni sotto il 2% dei consumi finali d’energia, superato alla grande dall’idroelettrico e nel 2020 anche dalle rinnovabili (energia eolica più energia solare danno 3100 TWh contro i 2750 TWh dell’atomo). Già, ma c’è la IV generazione! Impreciso e confusionario come sempre, Cingolani biascica di IV generazione “senza uranio arricchito e acqua pesante”, per di più “a costo basso”. Perché non è andato a dare un’occhiata alla pagina online del Generation IV International Forum (GIF)? Nessuno dei sei reattori lì proposti, tre “veloci” e tre “termici” – peraltro gli stessi di venti anni fa quando il GIF nacque – corrisponde alle fanfaluche del Ministro. “A costo basso”? Certo, come la mitica generazione III “plus”, quella che Sarkozy voleva rifilare all’ingenuo duo Berlusconi/Scaiola e fortunatamente fermati in Italia dal “popolo sovrano” (referendum 2011). L’esercizio di questa fantomatica generazione III plus, previsto per il 2012 a Flamanville (Francia), ancora oggi non decolla, per di più con una quintuplicazione, al 2018, dei costi! Figuriamoci la IV generazione, per la commercializzazione della quale il GIF vaticina, senza vergogna, il 2030. Bisogna avere un po’ di compassione per i pii desideri di un settore che già nel 1986 fu proclamato da Forbes come il più clamoroso fallimento industriale degli Usa.
    Carlo Rubbia riprese, con autorevolezza, la critica di fondo al nucleare, del quale la Fisica si è disinteressata da quando, sessanta anni fa è divenuto materia per i tecnici attuatori, mentre bisognerebbe mettere al centro la necessità di un ripensamento generale della Fisica del reattore, perché a garantire la sicurezza siano gli stessi principi fisici di funzionamento. Così si predicava per i reattori “a sicurezza intrinseca” – chi ne parla più? – come quello progettato qui da noi da quel galantuomo, competente, di Maurizio Cumo. Ma senza successo di attenzione. Per questo Rubbia affermava: “Il nucleare classico, compreso quello di quarta generazione, non può aspirare a una diffusione su larga scala” (La Repubblica, 30 maggio 2007). Un altro radical chic, mentre Cingolani continua col suo tic nucleare a un livello tale da far sembrare quel letterato di Minopoli, presidente dell’AIN, come un Nobel candidate per la Fisica.
    La questione purtroppo è seria. Draghi spieghi a Cingolani che non si va contro un doppio pronunciamento popolare e che il suo compito è dedicarsi seriamente alla transizione ecologica e all’attuazione del PNRR, cercando di seguire le linee della Commissione europea anziché scegliere il ruolo di frenatore come è stato per il piano “Fit for 55” che avanza proposte coraggiose, certo da valutare con attenzione nei loro effetti, ma per attuarle al meglio non per ritardarle o peggio sabotarle. Al contrario, le inevitabili contraddizioni e conseguenze di un coraggioso cammino verso una risposta seria alla crisi climatica, tenendo conto della denuncia degli scienziati dell’ONU.
    Ci sarebbe materia di confronto per scelte coraggiose invece di attardarsi a tenere bordone alla lobby degli interessi del nucleare e della conservazione nel campo delle politiche innovative nell’ambiente e nell’energia.
    In questo caso si confrontano come poche altre volte innovatori e conservatori e stupirebbe che Draghi scelga di essere trascinato così vistosamente sul versante della conservazione.
    Mario Agostinelli, Presidente Laudato Sii
    Alfiero Grandi, Vicepresidente Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
    Jacopo Ricci, Presidente dell’Associazione giovanile NOstra
    Massimo Scalia, Coordinatore scientifico dell’Osservatorio sulla transizione ecologica – PNRR

  • NO TASSONOMIA UE PRO NUCLEARE E PRO GAS – RISPETTARE I REFERENDUM SUI BENI COMUNI

    PREMESSA
    Siamo ad un passaggio cruciale sulla transizione energetica. Le lobby del nucleare e del gas stanno imponendo a Bruxelles l’inserimento di investimenti nucleari e a metano nel novero degli elenchi da finanziare in varie modalità con i fondi pubblici, cioé con i nostri soldi. Tutto procede silenziosamente e con la copertura da noi di Cingolani e Draghi, schierati nel dibattito europeo con la parte più conservatrice e avversa all’ecologia sociale (“integrale” secondo Papa Francesco) e alla diffusione delle fonti rinnovabili. Dobbiamo avviare una campagna, di cui la mobilitazione del 15 dicembre è solo un primo passo, che possa far intervenire su una simile rottura, coinvolgendo le giovani generazioni di attivisti, l’opinione pubblica e le rappresentanze democratiche e del lavoro. Di qui la nostra proposta di condividere, sottoscrivendola, la presa di posizione dei Disarmisti esigenti, di Wilpf Italia e dell’Osservatorio del lavoro, supportata da personalità autorevoli quali Moni Ovada e Alex Zanotelli. Ed è utile – crediamo – essere a conoscenza del fatto che proprio il 15 dicembre l’Associazione italiana nucleare, con la partecipazione di esponenti di governo (il Ministro degli affari europei Vincenzo Amendola e la sottosegretaria al MITE Vannia Gava), tiene un convegno alla Camera dal titolo: “Il nucleare decisivo per la transizione energetica”.

    APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE UNITARIA IN VISTA DI BILANCIO 2022 E CONSIGLIO UE: UNICA LOTTA PER TAGLIO DEI SAD, POLITICA ECOLOGICA INDIPENDENTE, TASSONOMIA NO GAS E NO NUCLEARE (il testo completo al link indicato)

    Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Mario Agostinelli, Alfonso Navarra, Patrizia Sterpetti, Massimo Scalia, Vittorio Bardi, Alfiero Grandi, Ennio La Malfa, Ennio Cabiddu, Luigi Mosca, Oliviero Sorbini, Daniele Barbi, Fabrizio Cracolici e Laura Tussi, Andrea Bulgarini, Elio Pagani, Marco Zinno
    Coordinamento organizzativo:
    Disarmisti esigenti – Alfonso Navarra (alfiononuke@gmail.com);
    Wilpf Italia – Patrizia Sterpetti (patty.sterpetti@gmail.com);
    Laudato Si’ – Mario Agostinelli (agostinelli.mario@gmail.com);
    Per firmare ONLINE: notassonomianukerispettareferendum – Petizioni.com
    Altre info su: http://www.disarmistiesigenti.org

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *