Il perché della violenza nell’essere umano e nella società
Dialogando con i libri di René Girard
di Leonardo Boff (*)
Stiamo vivendo, a livello nazionale e mondiale, situazioni di violenza che sfidano la nostra capacità di comprensione. Non solo di esseri umani contro altri esseri umani, specialmente nel nord Africa, in Sudan, in Medio oriente e tra noi, ma anche contro la natura e la Madre Terra. Il Papa Francesco nella sua enciclica ecologica sulla cura della Casa Comune ha scritto e colpito nel segno: ”Mai abbiamo maltrattato e ferito la nostra Casa Comune, come negli ultimi due secoli” (n.53). Non senza ragione si sta imponendo l’idea che stiamo inaugurando una nuova era geologica, l’Antropocene secondo il quale la grande meteora che sfiora minaccioso la vita sul pianeta è proprio l’essere umano. Lui è diventato il Satana della Terra mentre era stato scelto come angelo buono e responsabile del giardino piantato in Eden.
L’esistenza della violenza, non raramente con spaventose forme di crudeltà, rappresenta una sfida alla nostra capacità di capire. Teologi, filosofi, scienziati e saggi non hanno trovato fino ad oggi una risposta convincente.
Vorrei presentarvi, in modo sommario, la proposta di un noto pensatore francese, vissuto molti anni negli USA e morto nel 2015: René Girard (1923-2015). Apprezzava i miei scritti e la teologia della Liberazione in genere, fino al punto di aver organizzato a Piracicaba-SP, un incontro (29/06/1990) con vari teologi e teologhe, perché vedeva in questo tipo di teologia la possibilità del superamento della logica della violenza.
Della sua vasta opera metto in risalto soprattutto le due principali: Il sacro e la violenza (Rio 1990) e Cose nascoste fin dagli inizi del mondo (Rio 2005). Qual è la singolarità di Girard? Lui parte dalla tradizione filosofico-psicanalitica, che sostiene essere il desiderio una delle forze strutturanti dell’essere umano. Siamo esseri-desiderio. Questo non conosce limiti e desidera la totalità degli oggetti. Essendo il desiderio indeterminato, l’essere umano non sa come desiderare. Impara a desiderare imitando il desiderio degli altri (“desiderio mimetico, nel linguaggio di Girard).
Tutto ciò appare chiaro nei bambini. Anche se possiede molti giocattoli, un bambino desidera soprattutto quelli di un altro bambino. E lì nasce la rivalità tra i due. Uno vuole il giocattolo tutto per sé, escludendo l’altro. Se altri bambini entrano nel gioco del mimetismo, nasce un conflitto di tutti contro tutti.
Questo meccanismo, afferma Girard, è paradigmatico per l’intera società. La situazione di rivalità-esclusione si supera soltanto quando tutti si uniscono contro uno, facendone il capro espiatorio. Lui è reso colpevole di volere solo per sé l’oggetto. Nell’atto di unirsi contro di lui, dimenticano la violenza tra di loro e convivono con un minimo di pace.
In effetti le società vivono creando capri espiatori. I colpevoli sono sempre gli altri: lo Stato, il PT, i politici, la polizia, i corrotti, i poveri e via dicendo. Importante non dimenticare che il capro espiatorio nasconde, e basta, la violenza sociale, visto che tutti continuano a gareggiare tra di loro. Perciò la società gode di un equilibrio fragile. Di tanto in tanto, con o senza capro espiatorio esplicito, la violenza si manifesta soprattutto in coloro che si sentono danneggiati e cercano una rivalsa. Bene si esprime Rubem Fonseca nel suo libro O cobrador. Un giovane di classe media impoverita, per varie circostanze commette atti illeciti. Si sente defraudato dalla società dominante e confessa: “sono miei debitori degli anni di collegio… di un tramezzino alla mortadella dal fornaio, un gelato, un pallone da calcio, una ragazza di vent’anni, piena di denti e profumo, Da sempre io ho avuto una missione e non lo sapevo. Ora lo so… So che se tutti i falliti come me, facessero come me, il mondo sarebbe migliore e più giusto”.
Qui stiamo ricercando una soluzione individuale per un problema sociale. Nella misura in cui rimane un problema individuale non causa problemi rilevanti. Al contrario i responsabili principali di violenza strutturale sono le classi dominanti che accumulano per sé a costo dell’impoverimento degli altri. Quanto più duramente si applicano le leggi contro gl’impoveriti tanto più sicuri si sentono i veri causatori dell’impoverimento.
Chiaramente riescono a occultare il fatto che sono loro le principali cause i di una situazione permanente di violenza che l’impoverimento implica.
Più ancora, viviamo in un tipo di società il cui asse portante è la glorificazione del consumo individualistico. La pubblicità enfatizza che qualcuno proprio qualcuno-super quando consuma un prodotto esclusivo che gli altri non hanno. Si suscita il desiderio mimetico di impadronirsi dei beni dell’altro. Questa logica perpetua la violenza.
Ma il desiderio non è solo concorrenziale, dice Girard. Questo può essere cooperativo. Tutti si uniscono per condividere lo stesso oggetto. Erano concorrenti, ora sono alleati. Tale proposito genera una società più cooperativa che competitiva e una democrazia partecipativa. Qui Girard vedeva l’oppressore, ma diventa libero e insegna a non creare capri espiatori, ma ad assumere il compito di costruire una società più egualitaria e inclusiva. Così dunque avremo più pace che violenza.
Traduzione di Romano Baraglia e Lidia Arato.
(*) tratto da https://leonardoboff.wordpress.com
Uno spettacolo molto interessante basato – tra gli altri – anche sugli scritti di Girard è Ifigenia liberata, per la regia di Carmelo Rifici. Ha fatto parte della programmazione del Piccolo Teatro di Milano in primavera ed è possibile che vada in scena in altre città prossimamente. Visione consigliatissima!