«Il piccolo di papà»: un’infanzia nell’Irlanda del Bloody Sunday

Tony Doherty ricorda il padre Patsy, ucciso dai militari inglesi il 30 gennaio 1972, alternando la leggerezza dell’infanzia al dramma della guerra e ricoprendo un ruolo di primo piano nella campagna che ha portato alle scuse del governo britannico per le 14 vittime dei parà inviati da Londra per reprimere la marcia del Movimento per i diritti civili.

di David Lifodi

È il 30 gennaio 1972 quando il piccolo Tony Doherty, a soli 9 anni, perde suo padre Patsy, ucciso dai parà britannici insieme ad altre 14 persone in quella giornata che è universalmente conosciuta come il Bloody Sunday.

A Tony, come del resto ai suoi 5 fratelli e alla madre, cade il mondo addosso. In un attimo la loro vita è stravolta. In particolare, Tony passa dai giochi con gli amici, in un contesto come quello di Brandywell, la comunità cattolica di Derry dove abitava, all’età adulta. A catapultarcelo è un altro ragazzino della sua età, Gutsy: è lui che, nel corso di una lite con Tony durante una partita a biglie, annuncia al suo amichetto che l’esercito ha sparato a suo padre.

«Prima di quella domenica maledetta», scrive Riccardo Michelucci nella prefazione, «la sua era stata nonostante tutto un’infanzia povera ma felice. Terzo di sei fratelli era cresciuto con la sua famiglia nell’area di Brandywell, un quartiere operaio di Derry che negli anni Sessanta era ancora un ghetto segnato dalla cronica assenza di servizi, di luoghi di aggregazione e di spazi comuni, in un contesto di povertà e desolazione inimmaginabile in qualsiasi altra parte d’Europa».

Il contesto in cui vive la famiglia di Tony è quello della working class in un’Irlanda del Nord che odia la progressiva militarizzazione imposta dal governo inglese. Gli scontri con l’esercito occupante, soprattutto nella zona del ghetto cattolico di Bogside, diventano sempre più frequenti ed è proprio in quella zona della città che i parà bloccano, a colpi di fucile, una delle manifestazioni del Movimento per i diritti civili.

Il tempo in cui i bambini guardano con ammirazione ai militari dura poco. Il padre di Tony non perde occasione per attaccare briga con loro, ma anche Tony e i suoi fratelli percepiscono presto l’oppressione inglese che, una sera, si manifesta con il lancio di lacrimogeni da parte dell’esercito poco distante da casa dei Doherty, finendo per essere soffocati all’interno della loro stessa abitazione.

Tony racconta la sua vita alternando i suoi ricordi di bambino che era, i giochi con i compagni del quartiere e le piccole liti con i suoi fratelli, ma ripercorrendo anche il suo rapporto con il padre, per il quale nutriva una grande ammirazione perché si trattava di un uomo benvoluto dall’intero quartiere per i suoi valori ispirati ai diritti e alla giustizia sociale. Quando Tony, poco dopo l’uccisione del padre, viene mandato dai suoi familiari ad un negozio di alimentari per comprare qualcosa, percepisce che tutti lo conoscono. Brandiwell è una comunità coesa e solidale e i negozianti regalano a Tony tre buste di biglie, per lui e per i suoi fratelli.

Sono trascorsi 50 anni da quella domenica di sangue che la Gran Bretagna ha cercato di occultare o minimizzare, almeno fin quando i vari governi non si sono imbattuti nella caparbietà di Tony Doherty, protagonista di una campagna popolare che, alla fine, ha costretto David Cameron, allora primo ministro inglese, a definire «ingiustificato, ingiustificabile e sbagliato» il massacro compiuto dai parà britannici.

A seguito di un periodo di militanza nell’Ira (Irish Republican Army), per il quale ha scontato alcuni anni di carcere, Tony Doherty ha scritto questo libro per rendere omaggio non solo al padre assassinato, ma all’intera città di Derry.

Ricevuta la notizia della morte del padre, Tony inizialmente non ci crede, ma quando arrivano a casa la sorella e la madre e il nonno Connor raduna tutti la famiglia, capisce che è tutto vero. La repressione del governo inglese aveva fatto capire che l’Inghilterra poteva utilizzare il pugno di ferro quando voleva, e del resto la domenica di sangue rendeva evidente che il conflitto poteva entrare in un attimo nella vita di molte famiglie nord irlandesi, ma di certo non poteva cancellare la memoria.

È anche grazie a quello che l’Irish Examiner ha definito «un memoir ispiratore, in cui la voce dell’innocenza non compie mai un passo falso», che il Bloody Sunday non corre alcun pericolo di essere dimenticato nella memoria dell’Irlanda del Nord.

Il piccolo di papà. Storia di un’infanzia nell’Irlanda del Bloody Sunday

di Tony Doherty

Nutrimenti, 2022

17

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *