Il Pnrr di Draghi ci allontana dall’agenda Onu 2030
di Gianluca Cicinelli
L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, Asvis, ha presentato il rapporto “Il Pnrr e l’Agenda 2030”, manifestando allarme per l’allontanamento dell’Italia dagli obiettivi previsti dall’agenda dell’Onu per la sostenibilità su scuola d’infanzia, reti idriche, disuguaglianza del reddito e trasporto pubblico. Il Pnrr, presentato dal governo Draghi a Bruxelles il 30 aprile scorso, è finito sotto la lente d’ingrandimento di 800 esperti che fanno riferimento alle oltre 300 organizzazioni e reti aderenti all’Alleanza. In pratica si tratta di una comparazione tra il nostro piano nazionale d’impiego dei fondi ricevuti e le proposte per uscire dalla crisi economica e sociale con i 17 interventi stabiliti nell’agenda delle Nazioni Unite. Secondo gli esperti dell’Asvis il piano, pur presentando diversi passi in avanti, non invertirà la tendenza negativa per obiettivi cruciali come il degrado degli ecosistemi e il consumo del suolo.
Presentando il rapporto il presidente dell’Asvis Pierluigi Stefanini ha spiegato che la loro analisi “Non tiene ancora conto degli effetti che la crisi pandemica avrà sulla capacità dell’Italia di raggiungere gli Obiettivi quantitativi. Ciononostante essa permette di valutare la direzione dell’Italia nel corso del tempo, utile anche al fine di calibrare le azioni da intraprendere per il conseguimento dei Target”. Per due obiettivi come le coltivazioni biologiche e il tasso di riciclaggio il Pnrr è coerente con il raggiungimento del previsto obiettivo dell’Onu. Positiva, secondo il rapporto, anche l’azione preventivata su mortalità da malattie non trasmissibili e uscita precoce dal sistema di formazione. Su 8 obiettivi invece il paese mostra una contraddizione tra il breve e il lungo periodo. Sono invece ben 14 quelli per cui si può dire con certezza che gli obiettivi fissati non saranno raggiunti. Come accennato sopra ce ne sono 4 di primaria importanza, scuola d’infanzia, efficienza delle reti idriche, disuguaglianza del reddito disponibile e offerta del trasporto pubblico, l’Italia si è allontanata dagli obiettivi dell’Agenda 2030.
“Il Pnrr è molto ampio – ha sottolineato Stefanini – e vogliamo sottolineare che c’è bisogno di aumentare la visione integrata: tutti gli investimenti sul digitale devono avere l’interesse a contribuire alla transizione ecologica, raccomandiamo che le misure previste per la semplificazione e la sburocratizzazione siano coerenti con il principio europeo di non nuocere all’ambiente e rispettose delle norme sulla sicurezza del lavoro e il contrasto alla criminalità organizzata”. L’Asvis sottolinea anche che una miglior valutazione sarà possibile quando alle parole seguiranno i fatti, per esempio in tema di sicurezza sul lavoro quando si parla di semplificazione delle procedure per investimenti edili. Infatti tra le criticità evidenziate c’è, accanto all’enunciazione del principio d’intervento, la mancanza di molti dettagli non ancora resi pubblici su come concretamente verranno realizzati gli interventi. L’Asvis lamenta anche la totale mancanza di iniziative nel Piano per garantire la partecipazione permanente della società civile.
L’altra comparazione effettuata dall’Alleanza è stata fatta per capire fino a che punto le riforme proposte nel Pnrr siano davvero strutturali. Gli esperti di economia hanno ritenuto che le valutazioni macroeconomiche al 2026 siano state formulate senza specificare in che modo e a quali condizioni gli investimenti e le riforme previste potranno garantire risultati duraturi nel tempo. Nonostante le premesse il Piano, come abbiamo visto, non invertirà la tendenza negativa rispetto a parecchi obiettivi dell’Agenda 2030. Va sottolineato che l’Asvis è stata fondata, tra gli altri, dall’attuale ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, che ne è stato portavoce fino a febbraio di quest’anno. Questo elemento, unito alla presenza di Romano Prodi alla presentazione del rapporto, pone lo studio su un piano immediato di confronto politico interno al governo. Difficile credere che le critiche al Pnrr si fermeranno al rapporto Asvis.