Il proletariato (di Pabuda)
il proletariato,
come un sol uomo,
stamattina dal letto
s’è alzato
ma non teneva
alcuna voglia d’andare
a lavorare.
il proletariato,
denso e vischioso,
è colato
per tutti i tubi,
i pozzi e i pozzetti
e i canali di scolo
dell’economia reale
e irreale.
il proletariato
è rimasto come
spaesato
tra il tradizionale
lavorismo
con denominazione
d’origine controllata
e i trucchi un po’ misteriosi
del rifiuto del lavoro.
il proletariato
– per dirla tutta –
s’è pure stufato
della sua stessa prole,
con tutte quelle pretese:
dall’ultimo grido
di pannolino
al master
alla London Shool
of Economics
e magari
una vacanza a Berlino.
il proletariato industriale
s’è levato
l’inelegantissima tuta blu
e sogna di starsene
in spiaggia spaparanzato.
il proletariato,
tutto sommato,
non è così stupido
come vorrebbe far credere:
il proletariato è sportivo
e leale e corre in gruppo.
il fatto è che…
il proletariato,
sul rettilineo dello sprint
finale
s’è un po’ disunito:
il proletariato
non è velocista:
tiene il fisico
e la mentalità
del ciclista passista.