Il ragazzo dal nuovo corpo
Violenza visiva, diversità biomeccaniche e nichilismo totale nel film «Kyashan – La rinascita» di Kazuaki Kiriya
di Fabrizio Melodia, «l’astrofilosofo» Rivoluzione visiva.
A questo è stato paragonato il cinema dopo il massiccio avvento del digitale. Tutto sembra possibile, tutto si può fare, tutto si può raccontare. Ogni possibile ostacolo è eliminato.
Purtroppo il bombardamento visivo di effetti computerizzati, di inquadrature al limite del possibile e di mondi talmente perfetti da sembrare irreali, hanno causato una vera e propria sovrapposizione visiva, obbligando i sensi a un viaggio psichedelico approdato ormai alla nuova frontiera tridimensionale.
Scritto, diretto, fotografato e montato da Kazuaki Kiriya con un budget ridotto, il film «Kyashan – La rinascita» (Giappone 2004, colore, 141 minuti) ispirato all’omonima serie di cartoni animati della Tatsunoko, risulta essere la perfetta unione della potenza narrativa del cinema d’animazione e del modo espressivo del miglior fumetto manga.
Con una fotografia oscura e da brividi, scenografie imponenti ma non stucchevoli, recitazione per noi un po’ esagerata – da teatro Kabuki – ma molto credibile, trama sconvolgente, a tratti forse eccessivamente oscura, avvince lo spettatore e lo trascina nei più profondi recessi dell’inferno, senza la speranza di poter rivedere le stelle.
E’ un mondo distrutto da un conflitto bellico senza precedenti, la guerra globale del Giappone contro il blocco Eurasiatico. L’umanità è decimata ma ancora si ostina a mandare a morire i suoi soldati al fronte; forse antichi spettri del secondo conflitto mondiale fanno nuovamente capolino alla martoriata coscienza nipponica.
Un temibile morbo si sta espandendo a macchia d’olio e nessuna cura sembra essere efficace.
L’Alto Comando Militare, capo dell’attuale governo nipponico, per raggiungere l’obiettivo di conseguire la vita eterna, concede fondi illimitati alla ricerca del dottor Azuma, il quale ha avuto l’intuizione giusta per sintetizzare una cura contro la malattia.
Lavorando di continuo per salvare la moglie Midori infettata dal morbo, Azuma sperimenta direttamente la medicina sui cadaveri dei soldati morti al fronte.
Grande dolore sarà per il dottore quando gli verrà consegnata la salma del ribelle e ostinato figlio Tetsuya, morto in azione.
Come orchestrato da un destino cieco e beffardo, la cura comincia a funzionare: i pezzi dei cadaveri si ricompongono, formando nuovi esseri.
Anche Tetsuya risorge.
L’esercito, spaventato da questi nuovi esseri, li massacra.
I pochi superstiti si salvano, fuggendo tra le montagne.
In un maniero abbandonato, adibito un tempo a fabbrica bellica, troveranno il modo di perseguire la loro vendetta contro l’odio insensato degli esseri umani.
Tetsuya si opporrà a questa nuova guerra con tutte le sue forze, rinchiudendo il suo corpo in un’armatura cibernetica che gli conferisce capacità straordinarie.
Nasce in questo modo Kyashan, divinità protettrice delle vere vittime: condannati dalla guerra e dall’ottusità degli alti comandi.
Vera odissea visiva, la pellicola si dipana fra dolore, morte ed espiazione, in un finale che non porta vincitori né vinti.
In tutto questo risaltano di prepotenza le figure dei nuovi mutanti, vittime dell’odio dei loro stessi fratelli e animati da un spirito vendicativo senza paragoni. Essi sono il prodotto dei loro creatori, li ripagano con quello che hanno ricevuto alla nascita: odio razziale e morte.
Kyashan combatte per riportare la pace, ma è solo contro tutto e tutti.
Parabola formidabile che mette alla berlina l’assurdità della guerra e della dittatura militare, il film si dipana fra scene di lotta spettacolari e momenti di vera e propria poesia visuale, dove il sangue trova momentaneo lenimento.
Lo spettatore si ritrova schiacciato da questa realtà, così tanto simile alla propria allucinata quotidianità. Una realtà sconvolta dall’egoismo, da politicanti attenti al proprio interesse e non al bene della comunità, dalla ricerca scientifica condotta per il bene di pochi e le sofferenze di molti.
Un mondo senza speranza di redenzione.
Alla fine, alzandosi dalle poltrone della sala di proiezione, nessuno può fare a meno di porsi la domanda: in questa landa desolata, chi potrà mai spazzare via i demoni, se non Kyashan?