Il rapimento di Franca Viola
di Giovanni Carbone
“Non ho mai avuto paura, non ho mai camminato voltandomi indietro a guardarmi le spalle. È una grazia vera, perché se non hai paura di morire muori una volta sola.” (Franca Viola)
Il 26 dicembre 1965 il tale Melodia, di appartenenza mammasantissima, accompagnato da manipolo di dodici arditi di maschio coraggio – mica per natura pavida ad operar da solo, ma per generoso desiderio di condivisione – rapisce Franca Viola di 17 anni e il suo fratellino di 8 che poi liberano. La ragazza non era accondiscendente ai desideri del tale sopra, che le aveva provate tutte, pure a minacce e botte alla famiglia e devastazione di loro proprietà.
Franca fu violentata, malmenata, lasciata a digiuno, tenuta segregata per otto giorni; poi, i parenti del fenomeno Melodia contattarono il padre di Franca per la “paciata” e matrimonio riparatore conseguente a tanto di rito per parroco dabbene. Padre e madre di Franca giocarono a finta di “che bello” e fecero arrestare la banda. “Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”, disse la ragazza. Che legge di repubblica proponeva che il matrimonio era gomma a matita per stupro, altrimenti c’era il “donna svergognata”. Pure l’arciprete di Alcamo, sant’uomo, diede saggio e mite consiglio alla ragazza che non era cosa di fare tutto questo baccano, che rischio c’era, ed elevatissimo, che rimaneva zitella. Franca gli fece piccolo sgarbo che si sposò lo stesso, che l’allegra compagnia di mammasantissima le aveva pure detto che lo sposo era a rischio.
Il giudice Giovanni Albeggiani, per fermo immagine di Franca, fece mannaia sulla banditaglia che al Melodia gli diede 11 anni, ma la leggiastra sul matrimonio riparatore fu abrogata dopo sedici anni, e altri quindici ne passarono per il 1996, che poi stupro è ora contro persona non contro la morale, che fino all’altro ieri, nelle civili italiche sponde (non in zona talebana), valeva poco più, a giudizio penale, di colto in fallo per improvvisa esigenza prostatica ad oltre cespuglio di giardinetto. Se non era per Franca, che aprì discussione vera nel paese, con coraggio che mancò a grandi uomini di sacre istituzioni, forse eravamo ancora ad aspettare l’atto di civiltà.
Comunque, il prode Melodia, uscito dal carcere di Modena, non si godé troppo aria fresca che si fece fare un bruciapelo da lupara, forse per sgarro di peso ad altro mammasantissima più grosso e permaloso di lui.
In “bottega” cfr Tiziana racconta di Franca Viola (un vocale di Tiziana dal Pra da «Niente ci fu» di Beatrice Monroy), Scor-data:17 dicembre 1968 (di Daniela Pia) e Franca Viola, la storia, un appello
MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.
Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.
La redazione – abbastanza ballerina – della bottega