Il socialnetwork governante
di Rom Vunner
La scorsa settimana ho iniziato a guardare un po’ all’associazione Vedrò, dando un po’ di informazioni sui nomi dei componenti. Continuo a sottolineare che non è l’unico gruppo del genere, lo uso perché esemplificativo. Cliccando sull’immagine qui a fianco si apre una prima grafica delle ramificazioni di questa associazione governativa (i punti rossi sono soci di Vedrò, i quadri blu altri gruppi a cui appartengono). L’ho realizzata attraverso un programma chiamato NetDraw, prende i dati che gli si inseriscono e rende l’immagine della rete che si intende descrivere. Non è ancora un’analisi completa, è alquanto complesso (non complicato) e servono molti dati ma è un inizio. In pratica sto cercando di trovare a quali altre associazioni e/o partiti appartengano i soci di Vedrò e che disegno ne emerga. La scorsa settimana ho scritto come vi siano rappresentanti sia del mondo politico che imprenditoriale che della propaganda. Perché tanta attenzione? Non per cercare un qualche complotto mal celato ma per ragionare su cosa significhi ancora sovranità popolare per le persone che ci governano.
Osservando la rete che esce da una prima analisi, si vede che vi figurano partiti e associazioni. I partiti rientrano nella normalità della democrazia borghese e, anche se è strano trovare unite persone che appartengono a partiti che inscenano profonde divisioni, non vi è nulla di strano nella loro presenza. Un discorso diverso è invece quello delle associazioni. Non si tratta di normali associazioni. Si tratta di centrali di potere attive in diversi settori. Dalla psicologia dei consumi e la consulenza alle aziende (come GPF) sino agli illuminati di Aspen con sede centrale a Washington e sedi associate in tutto il mondo. Vi troviamo una serie di associazioni dedicate agli studi strategici, dalla politica estera, all’economia alle ICT. Tutta una serie di personaggi che, in apparenza, si dedicano allo studio per il bene dell’umanità. Perché in apparenza? Perché queste associazioni sono finanziate da società tra le pià potenti al mondo. Quelle società che ben rappresentano la famosa mano invisibile di Adam Smith, quella che ruba ai poveri per dare ai ricchi.
Il quadro che emerge lo leggo osservando che ci troviamo in una situazione in cui un’èlite è in grado di controllare la popolazione con la scusa che è complicato prendere decisioni. Un comune mortale non può capire, comprendere la realtà attuale, troppo difficile. Quindi ci sono questi gruppi che si incaricano di analizzare e trovare soluzioni al nostro posto. Il problemuccio è che non è che li incarichiamo noi ma gruppi economici molto potenti il cui unico scopo, come da copione capitalistico, è incrementare i propri guadagni, senza altro considerare. Il ruolo del cittadino-elettore è mettere il mi piace sul profilo che preferisce. Un ruolo assolutamente passivo che poggia eslusivamente su fattori emozionali, fattori molto ben studiati da queste associazioni. È chiaro che non si è obbligati a farlo. Le ultime amministrative lo dimostrano: va a votare la metà degli aventi diritto? Grande successo del Partito Democratico che rafforza il Governo, parola degli opinionisti che frequentano queste associazioni e che imperversano per TV, radio e giornali. L’altro giorno seguivo in streaming RaiNews24, una giornalista (lo schermo è piccolo e non ho letto il nome) parlava tranquillamente, molto convinta, mentre definiva un doppione i poteri di Camera e Senato. Una tranquillità disarmante vista la reale complessità dei poteri dello Stato, una tranquillità passata al pubblico per far digerire l’attuazione degli ultimi passaggi del progetto Propaganda 2, senza possibilità di dubbio alcuno difronte a una verità così ovvia come quella del doppione inutile. La tranquillità a cui da almeno 12 anni ci hanno abituati dicendo che la guerra è pace, la precarietà sviluppo, la limitazione delle libertà sicurezza.
A noi sudditi il compito di scegliere tra le soluzioni favorevoli al caro vecchio capitale, non a noi. Dopotutto la pubblicità è divenuta l’anima della politica e chi ha i pubblicitari migliori vince. Con lo stesso problema della pubblicità, il prodotto che scegliamo in realtà ci viene imposto, non c’è libertà di scelta, è la classe dominante a scegliere per noi.
Fin qui tutto bene.