Il sogno di una pistola ovvero Alita e …

le disuguaglianze di un cyborg

di Fabrizio Melodia

«Per quanto puoi pensare che io stia cambiando, io sono sempre la tua piccola Alita, la Alita che hai sempre conosciuto» dice con dolcezza la protagonista del manga Battle Angel Alita, scritto e disegnato da Yukito Kishiro, uscito in Giappone dal 1990 al 1995.

In originale il titolo suona più o meno come Gunnm, contrazione di “Gun’s dream” ossia «il sogno di una pistola», a indicare come in origine la piccola cyborg fosse un agente segreto con armi da fuoco. Fu ribattezza Alita nell’edizione statunitense, perché giudicato troppo difficile da pronunciare. Voci di corridoio, mai confermate nè smentite dagli adattatori, sostengono che Alita derivi nientemeno che dal film Aelita, del regista sovietico Yakov Protazanov, datato 1924. 

Le vicende hanno inizio nella città Discarica, il nome è tutto un programma, una metropoli gigantesca trasformata nella discarica pubblica della città Salem, sospesa tra le nuvole come quella immaginata da Jonathan Swift nel celebre romanzo I viaggi di Gulliver, la quale scarica tutti i rispettivi rifiuti in questa zona disastrata e disastrosa.

Il cyber medico dottor Daisuke Ido trova Alita tra i rifiuti: il corpo ha subìto danni strutturali irreparabili ma il cervello è stranamente intatto. Ido dona quindi una nuova vita ad Alita costruendo per lei un altro corpo.

La vicenda che si dipana vedrà la crescita e la maturazione della piccola cyborg guerriera, fino a scoprire cosa si cela nel proprio passato, a padroneggiare l’arte marziale Panzer Kunst, a svelare l’origine della citta di Salem e i misteri che essa nasconde.

Interrotte bruscamente nel 1995, le vicende di Alita proseguono nella seconda serie Alita Last order, pubblicata dal 2011 al 2014 e poi continuate con Alita: Mars Chronicle”, nel 2014 e tuttora in corso di pubblicazione.

È di questi giorni l’uscita dell’omonimo film scritto e prodotto da James Cameron, regista di Terminator, e diretto dal talentuoso Robert Rodriguez, non che mancherò di vedere al cinema con una bella confezione di pop corn gigante.

La nostra cyborg semi totale non è di certo una novità nell’ambito della fantascienza, anche se in questo caso la definizione travalica persino la fantasia. Cyborg – ormai è cosa nota? – nasce dalla contrazione di cybernetic organism, organismo cibernetico: di solito indica quell’entità che unisce l’uomo alla macchina, grazie alla capacità degli innesti meccanici di comunicare con l’organismo. Non è un termine nato in ambito fantascientifico ma dai due scienziati Manfred E Clynes e Nathan S. Kline, ipotizzando la necessità di creare un essere umano potenziato per farlo sopravvivere in ambienti extraterrestri molto inospitali.

Si distinguono due tipologie (almeno) di cyborg. La prima è appunto riconducibile agli esseri umani potenziati, quali il superpoliziotto protagonista del film Robocop (1987) rimasto ucciso in servizio e resuscitato sotto forma di cyborg, destino analogo a quello subito da Anakyn Skywalker nella saga di Star Wars, trasformato nel terribile cyborg Darth Vader. Oppure come il protagonista del film Io, robot (2004), dotato di un braccio artificiale.

La seconda categoria è quella degli androidi, ovvero robot dall’aspetto di umani, spesso innestati con protesi biologiche per assomigliare loro sempre di più: è il caso del cyborg killer che fa la sua oscura e letale presenza nel citato Terminator (1984) di Cameron oppure dei terribili Cyloni della serie tv Battlestar Galactica.

Perché il cyborg ha così forte pregnanza nell’immaginario collettivo? La teorica femminista e filosofa Donna Haraway sostiene che il voler migliorare con la tecnologia ciò che la natura ha determinato è la base fondante di tutta la cultura umana, fin da quando essa ha scoperto il fuoco.

Non a caso, per quanto riguarda l’uomo moderno si parla anche di fyborg, ovvero functional cyborg, un individuo potenziato non con innesti meccanici ed elettronici nel corpo. Si usa per differenziare appunto i cyborg della fantascienza con gli odierni umani potenziati con l’uso di cellulari, palmari, tablet, occhiali vr ecc. Oppure in ambito fantascientifico troviamo fyborg come il dottor Octopus, storico nemico di Spiderman, che potenzia il proprio corpo con l’uso di tentacoli meccanici comandati con la mente senza averli innestati. Anche Iron Man rientra in questa categoria, se non fosse che – oltre all’armatura che lo rende indistruttibile – ha nel corpo un reattore a fusione miniaturizzato il quale gli consente di vivere in quanto impedisce alle schegge di una granata di trafiggergli il cuore.

La parabola del cyborg attraversa come una sottile linea rossa tutto la cultura dell’uomo tecnologico, rappresentando il senso della volontà di potenza mai sazia dell’essere umano, spesso tradotta con la frase del filosofo tedesco Friedrich W. Nietzsche: «C’è un solo mondo, e questo è falso, crudele, contraddittorio, seduttore, senza senso… Un mondo siffatto è il mondo vero. Noi abbiamo bisogno di menzogne, per riportare la vittoria su questa realtà, su questa “verità”, ossia per vivere… Il fatto che la menzogna sia necessaria per vivere fa parte di questo carattere terribile ed enigmatico dell’esistenza… La metafisica, la morale, la religione, la scienza vengono prese in considerazione in questo libro soltanto come altrettante forme di menzogna: con il loro aiuto si crede nella vita».

Credere nella vita, illudersi, usare la tecnologia per migliorare ciò che la natura ha creato, è quanto di più menzognero esista, il senso stesso del nulla da cui l’essere umano tenta in continuo di fuggire. Che esista un pianeta discarica sorvolato da una celeste metropoli la dice lunga sulla rappresentazione fra conscio e inconscio, tra organico e inorganico, fra potere e disuguaglianza. E non è un caso che a portare giustizia, riscatto e libertà sia una fragile, sperduta ma coraggiosa bambina cyborg di nome Alita 

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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