Il sonno della ragione crea il fantasy?
di Giuliano Spagnul
Non seguo molto le pagine culturali dei giornali né i loro supplementi, mi capita talvolta però di essere attratto da un titolo e allora rimango intrappolato dall’esca e inevitabilmente mi incazzo! L’articolo dello scienziato Edoardo Boncinelli «Contro il fantasy», pubblicato sulla «Lettura» del «Corriere della Sera» del 25 giugno, è proprio uno di quegli interventi che riescono a irritarmi nel profondo nonostante che l’argomento in oggetto, il genere fantasy, non sia proprio tra i miei preferiti. Ho sempre privilegiato la fantascienza e confesso di non essere mai riuscito a terminare «Il signore degli anelli»; l’unica volta che ho scritto di fantasy è stato a riguardo di un’opera di Moorcock (Heroic fantasy) agli inizi degli anni ’80 su «Linus», per non occuparmene poi mai più. Quindi se ora mi risento e cerco di rispondere a questo J’accuse è perché l’oggetto del contendere va ben oltre il tema in questione; vale per l’articolo dell’esimio scienziato il detto ‘parlare a nuora perché suocera intenda’. Chi si trova sul banco dell’accusato non è tanto un genere letterario, per la sua presunta tendenza all’evasione (e ricordiamocelo che contro l’evasione sono solo i carcerieri) quanto piuttosto la concorrenza di un sentire, di un pensare, di un’invasione del magico visto come sempre più pervasivo, dal Novecento ad oggi, in tutto il mondo occidentale che si vorrebbe totalmente appaesato, emancipato in una cultura schiettamente tecnico-scientifica, razionale. Il sonno della ragione, si sa, genera mostri, come negarlo…? Eppure oggi, dopo aver visto l’inevitabile ripetersi di questo sonno, dovremmo essere più avveduti e dovremmo cominciare a sospettare che forse il problema sta piuttosto nella disgiunzione tra ragione e sragione, per dirla con Edgar Morin: tra caos e ordine, che si alimentano e si necessitano l’un l’altro. Ma nel mondo perfetto dove tutto è luminoso e intellegibile, insomma nel mondo degli Angela per intenderci, non c’è spazio per il tanto vituperato mondo magico (Ernesto De Martino docet). «Il nostro secolo si presenta indubbiamente come il secolo della conoscenza e della scienza» con buona pace dell’identica pretesa del secolo XIX, che si sa come è andato a finire: con gli scienziati ai tavolini traballanti dei medium. Il fantasy, infido prodotto «nato negli Stati Uniti ai tempi della prima guerra mondiale» si presenta proprio come un cavallo di troia che permette di ovviare al fatto «che una spiegazione scientifica può essere seguita da pochi» permettendo altresì che «quella magica e soprannaturale» possa essere seguita da tutti. Da qui poi la stoccata finale, che è quella che evidentemente sta più a cuore allo scienziato: «non è difficile comunque trovare un nesso tra tutto questo e il dilagare del ricorso alle medicine alternative di tutti i tipi o, di metodi di cura fai da te». Unica vera religione, la scienza, governa sempre più le nostre vite, ma la paura, al di là della sua potenza (o forse proprio per questa) non smette di mangiarle l’anima.
ANCHE L’IMMAGINE – scelta però dalla “bottega” – è di GIULIANO SPAGNUL.
Se Boncinelli leggesse Disneyland of GODS di John A. Keel creperebbe sul colpo.