Il timballo che verrà
Lavori in corso: fra cucina e cinema il passo è breve (a partire da una conversazione di Francesco Masala con lo sceneggiatore Pietro Albino Di Pasquale)
Verrà girato fra poco un cortometraggio intitolato “Il timballo”, con la regia di Maurizio Forcella.
Il corto racconta la storia di un gruppo di migranti (un senegalese, un macedone e un kosovaro) che, improvvisandosi cuochi, riescono a risollevare le sorti di un ristorante in rovina reinventando, a modo loro, un piatto tipico della tradizione teramana: il timballo.
Abbiamo parlato con lo sceneggiatore Pietro Albino Di Pasquale (già sceneggiatore di lungometraggi quali /L’uomo Fiammifero, Into Paradiso, Mozzarella Stories/e /Buoni a Nulla/) per sapere qualcosa in più sul corto che verrà.
Pietro Albino Di Pasquale (qui la sua scheda su IMDB e qui delle sue considerazioni sul ruolo e mestiere dello sceneggiatore) ci ha raccontato qualcosa sul suo background e poi siamo passati al film.
In rete è visibile un suo corto (qui) intitolato “Omero bello-di-nonna” (con regia di Marco Chiarini).
Già lì si vedono alcuni tratti del suo lavoro. Pietro Albino ci ha detto che il mondo che lo ispira è quello del realismo magico italiano (traduzione : Zavattini e il neorealismo, quello di “Totò il buono” e “Miracolo a Milano”).*
Ci dice che il protagonista del film è un piatto che viene variato e rilanciato dall’intervento di alcuni immigrati e quanto è importante il cibo per unire e far incontrare le persone. Ci ricorda che il cibo è fusione, altro che purezza da sempre e per sempre, ci fa l’esempio della pizza, che sembra esista da sempre, in realtà senza il pomodoro, che viene dall’America, la pizza non esisterebbe nella forma che conosciamo.
Il cibo è un ponte fra le culture e gli esseri umani, unisce e non divide, il cibo è inclusione, nel film sarà il centro attorno a cui ruota la storia.
Un’altra cosa interessante del film è la presenza degli studenti di istituti alberghieri (qui la pagina facebook del corto, con le interviste, interessanti, ai ragazzi).
Aspettiamo di vedere il film, ci sono gli elementi per qualcosa di buono.
*Il realismo magico della letteratura ispanica viene dopo, e Zavattini è stato un modello ispiratore per Garcia Marquez
“Nella capitale — dove si era iscritto al corso di regia del Centro sperimentale di cinematografia — Garcia Marquez non scrisse nessun libro, ma il cinema fece da semenzaio al suo immaginario e al suo sguardo. Molti anni più tardi, avrebbe dichiarato: «Non sono venuto a Roma per studiare cinema, ma per imparare il Neorealismo».” (qui)