Il traffico di gas Sarin: dalla Turchia al fronte Al-Nusra
di Gianni Sartori
Da dove proveniva il gas Sarin utilizzato in Siria per sterminare migliaia di civili inermi? Anche dalla Turchia, stando a quello che hanno dichiarato in conferenza stampa i deputati del partito CHP Erdem Eren e Ali Seker.
Le “materie prime” necessarie per produrlo sarebbero transitate per la Turchia sotto la supervisione dell’intelligence e della polizia turca per essere trasportate nella località di Ahrar-i Sham.
Il destinatario? Il Fronte dei “ribelli” denominato Al-Nusra, legato ad Al Qaeda. Il dato era emerso dalle intercettazioni telefoniche nel corso della causa intentata dall’Alta Corte di Adana contro una dozzina di esponenti di Al-Nusra e di un’altra banda di tagliagole, Ahrar-i Sam. Causa poi conclusa con un discutibile “non luogo a procedere”.
Una evidente contraddizione con quanto sosteneva, in linea con gli Stati Uniti, Recep Tayyp Erdogan. Il presidente turco si era sempre detto convinto della responsabilità del governo siriano per gli attacchi chimici
Non poche perplessità aveva poi suscitato il rilascio di Hytham Qaasap, accusato di aver procurato ai terroristi di Ahrar-ı Sham e di Al-Nusra le materie prime per la produzione di armi chimiche. Insieme a questo cittadino siriano, membro del fronte Al-Nusra, erano stati rilasciati anche altri sospetti (in particolare cinque cittadini turchi che lo avevano aiutato). Nonostante dalle conversazioni telefoniche intercettate emergesse chiaramente come e dove le sostanze chimiche erano state acquistate e come e dove i razzi per trasportare questi materiali venissero prodotti. Ovviamente in Turchia.
Il deputato Seker ha ricordato che la produzione di gas nervino è stata avviata nel 1936 e quella di gas Sarin nel 1938. Ha poi sottolineato come il gas Sarin sia cinquecento volte più efficace del cianuro, il cui uso ha provocato la morte di oltre 5.000 persone ad Aleppo. Il deputato di CHP ha aggiunto che l’accusa menziona anche un acquisto di fosforo bianco (quello usato dagli Stati Uniti a Fallujah e da Israele a Gaza), altra sostanza chimica classificata come molto pericolosa. Ben noti i suoi effetti: brucia il corpo umano fino alle ossa lasciando intatti i vestiti.
Queste armi chimiche erano state utilizzate in Siria il 7 giugno e nell’agosto 2013, ma ormai il caso è stato annullato e tutti i sospetti prosciolti. Come è stato spiegato nella conferenza stampa «dei 13 sospettati che erano stati arrestati, 7 sono stati immediatamente rilasciati. L’indagine è proseguita per 6 di loro, che sono stati poi rilasciati qualche tempo dopo». Da voci non confermate sembrerebbe che tutti questi oscuri personaggi nel frattempo siano stati trasferiti all’estero, al sicuro da ulteriori indagini. Un rilascio, quello di tutti i sospettati nonostante la consistenza delle prove raccolte che «lascia molto da pensare» secondo Şeker.
L’altro esponente del CHP presente alla conferenza stampa, Eren Erdem, ha sostenuto che «l’atto d’accusa è una prova del crimine di guerra commesso sul territorio della Repubblica turca e documenta lo sfondo dell’attacco di gas Sarin effettuato in Siria, la cui colpa è stata poi data al regime di Assad dai media convenzionali». Dove per “convenzionali” si dovrebbe forse intendere “media allineati”.
Per Erdem anche l’Istituto di Meccanica e Chimica sarebbe coinvolto nel traffico di sostanze chimiche. Inoltre «l’atto d’accusa dimostra che i nomi di coloro che hanno procurato i materiali all’Istituto di Meccanica e Chimica non hanno avuto problemi con il controllo del passaporto alla dogana». Una conferma che «la polizia turca e l’unità di intelligence erano state tutte informate su tutte queste preparazioni». Ora i deputati del CHP chiedono che l’allora ministro degli Interni e il PM rendano conto pubblicamente sulla vicenda: appare quasi scontato che la loro legittima richiesta rimarrà inascoltata.