Immagini di Rosetta (incluso il film)
Un tempo non molto lontano queste stesse immagini riportate su una delle tante riviste di fantascienza che pullulavano nelle edicole avrebbe provocato fremiti e slanci lirici in tutti gli appassionati del genere; nonché sorrisetti di compatimento in chi, non appassionato, fosse capitato di assistere agli entusiasmi con cui i lettori invece accoglievano quelle immagini e quei facicoli.
Oggi sono cronaca. Tanto cronoca da sentirsi autorizzati a ogni sorta di interpolazioni per fornire al pubblico un’idea “giusta” del grande avvenimento. La scienza un tempo sembrava una cava di idee per l’estrinsecazione della fantasia degli scrittori. La scienza serviva la fantascienza (a parte gli effetti di ritorno sugli scienziati medesimi, che la leggevano per espandere la loro capacità di frugare tra le pieghe del cosmo). Oggi è la fantascienza che si pone al servizio della scienza per rendere l’idea delle sue straordinarie conquiste e permetterle di ottenere una risonanza che altrimenti non avrebbe.
L’atterraggio come è stato, ma anche come può essere ricostruito…
Cronaca di oggi, ho detto. Sì, cronaca di ieri 12 novembre e auspici per l’indomani. E’ qui infatti, nello spazio, che potranno essere realizzate nuove possibilità di sopravvivenza della specie.
La Terra non ne può più di noi, parassiti scriteriati, non ci regge più. Unico soccorso le immense risorse dello spazio dei corpi celesti più vicini alla Terra (Luna, Marte, Fascia degli Asteroidi) e quelle più lontane (anche nel tempo) dei Sistemi Solari più vicini a noi.
Rammento il titolo di un mediocre romanzo di fantascienza degli anni d’oro: “Lo spazio è la mia patria”.
No, lo spazio è la mia, la nostra speranza.
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Aggiungo, a edificazione di chi ancora, come me, crede nei diritti dei lavoratori, la locandina di un film di alcuni anni addietro, un bellissimo film sul lavoro precario. Come tale, perché bello e sul precariato, subito scomparso dalla sale cimetagrofiche: Rosetta.
In questo modo uniamo insieme il più infimo delle imprese umane, l’odioso, iniquo precariato, con il massimo: l’esplorazione dello Spaziotempo.
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Altre immagini della grande impresa spaziale:
Bellissimo questo post, lo condivido totalmente. Mauro Antonio scrive talmente di fretta (e spesso di “furia”) che riempie i suoi articoli di refusi: come ex correttore di bozze inorridisco, come bipede costretto a correre (e spesso a scrivere correndo e saltellando) gli offro tutta la mia solidarietà.
A proposito di fretta se avessi tempo scriverei qualcosa sui silenzi prima e sulle sciocchezze – o peggio – poi di gran parte dei giornalisti italiani anche rispetto al razzo Rosetta e alle comete.
Mi resta invece solo qualche minuto per consigliarvi anche io «Rosetta» dei fratelli Dardenne, un film del 1999 così forte – e portato nelle piazze per farlo vedere a più persone possibile – che in Belgio costrinse il Parlamento a metter mano a una legge migliore (o forse solo un po’ meno brutta del solito) per coloro che vivono di lavori precari e precarizzati. Questa notizia su Wikipedia non c’è ma fra le «Curiosità» (curiosità?) alla voce «film Rosetta» si legge: «Rosetta in Belgio è diventato un simbolo della disoccupazione, alcune città le hanno dedicato statue a simboleggiare la lotta contro il lavoro precario e la disoccupazione giovanile. Nella manifestazioni sindacali, nell’anno del film, si urlava “Siamo tutti Rosetta”». Da sognatore mi piace credere che molte/i di coloro che hanno gridato in piazza «siamo tutte/i Rosetta» lo abbiano ripetuto davanti il 14 novembre vedendo le immagini dello sbarco sulla cometa. Siamo una sola razza (quella umana) e l’impresa sognatrice di Rosetta rappresenta il meglio della nostra razza; mentre il leghista Salvini e gli F 35 il peggio… tanto per essere chiari.
Magari Ismaele qui in blog una volta potrebbe dedicare un post a tutti i film (quasii sempre eccelsi anche tecnicamente) dei fratelli Dardenne. Vale davvero la pena vederli e farli girare.
Al termine del film mi sono trovato spontaneamente anche io a dire “Rosetta sono io”. Non solo il tema, ma la piena riuscita del personaggio, il valore artistico del film, avevano prodotto una identificazione totale.
Rosetta non è soltanto emblema della condizione giovanile e del lavoro oggi, ma lo è anche della condizione umana in generale, esemplare rappresentante dell’ingiustizia sociale e del dolore umano di ogni tempo.
Nota: forte è la tentazione di tornare su Rosetta modulo (non Rosetta precaria). Chissà che non vengano le parole giuste (insieme a refusi sbagliati) per scriverne ancora.
i fratelli Dardenne mi chiamano 🙂
E’ davvero bello pensare che Rosetta ha impiegato 10 anni prima di accometare…
una lunga storia d’amore
> _Baci_
baci accolti con tripudio. Il tuo commento completa mirabimente il post. Offre un punto di vista affascinante sul quale costruire un quarto post su Rosetta.
Una lunga storia d’amore… meraviglioso!
E’ proprio vero, senza la poesia la scienza si riduce a nulla.
Ismaele, aspetto di sapere cosa i fratelli Dardenne ti hanno detto: non te lo tenere per te!