«Improvvisazioni: futuri possibili, probabili e inaspettati»
Daniele Barbieri (*) su un’antologia che ipotizza mondi resi migliori dalla tecnologia. A seguire una notivina sulle “riedizioni”.
Se guardate la copertina di fretta vi fate l’idea che i racconti siano 451. Micro-storie, come una famosa antologia di qualche anno fa? Macchè; la grafica (maliziosa?) dà un’impressione sbagliata. I racconti sono 10 più un’utile introduzione del curatore, Gideon Lichfield, l’intervista (di Wade Roush) a Ythasha L. Womack e le note biografiche finali
Andiamo per ordine. Nell’aprile 2020, dunque a inizio Covid (ma si intuiva che non sarebbe stata una cosa breve) Lichfield propone a MIT Press – quel Mit? Sì, il Massachusets Institute of Technology – di realizzare un’antologia per sognare futuri cioè di agganciarsi a «una forte tradizione di fantascienza» (non utopica né distopica) «che racconta di un mondo reso migliore dalla tecnologia».
L’intervista a Ytasha Womack – scrittrice, regista, accademica e danzaterapeuta – è molto interessante: parte dal suo citatissimo volume «Afrofuturism: the World of Black Sci-Fi & Fantasy Culture» (del 2013, mai tradotto in italiano) per ragionare sull’identità “americana”, sulle radici perdute (quelle irochesi, per dire) degli Usa, sui razzismi, sulle cosmologie africane e ovviamente sulle visioni del futuro in questo passaggio storico.
Dunque autori e autrici sono dalle parti dell’afro-futurismo? No. Se vi interessa la carta di identità abbiamo due passaporti indiani, tre canadesi (uno è Cory Doctorow, molto amato in codesta “bottega”), uno nigeriano, uno finlandese con le altre 3 nazionalità non pervenute e dunque ipotizziamo “stelle e strisce”. Un’antologia “sex balance”? Non proprio: tutti compresi sono 4 donne e 9 uomini.
A mio parere i racconti più originali e/o avvicenti sono «KoronaPàrty» di Rich Larson (soprattutto per il finale), ovviamente «Il grano in cascina» di Cory Doctorow (**) e – nella sua stranezza – «Andare in gita» di Ken Liu. Gli altri 7 sono fiacchi se non pallosi e spesso con un finale troppo “romantico”: sarà un caso o una scelta del curatore se c’è tutto questo zucchero?
Nel racconto di Rich Larson si legge questa frase: «Il lockdown è la scusa perefetta per ridurre il mondo a una gabbia e non fare entrare altre persone»: forse oggi è ovvio (a qualche minoranza?) ma a inizio Covid suonava un’eresia; sembrava cioè che l’unico problema fosse l’epidemia – o il vaccino – e non le origini, il controllo, le censure, il capro espiatorio e le scelte politiche in arrivo.
Interessante l’accenno all’ipotesi della “Uncanny valley” (valle perturbante) presentata dallo studioso giapponese di robotica Masahiro Mori: la incontriamo nel racconto «Un barista per il bere dell’ìumanità» di Xiaolin Spires: una bella idea ma sciupata nel finale. Sempre utile ricordare che dietro «i processi alle streghe di Salem» in realtà c’era la volontà di espropriare «le proprietà immobiliari» (così Madeline Ashby nel suo «I canadesi patriottici non faranno incetta di cibo»). Tra le frasi citabili anche la vecchia, ma sempre buona, battuta di Thomas Edison: «Il genio è 1 per cento ispirazione e 99 per cento traspirazione» … cioè sudore.
In estrema sintesi? Bell’idea di partenza, bel titolo (e sottotitolo) ma qualche dubbio sulla scelta dei racconti. A ben cercare si sarebbe potuto trovare di meglio.
«Improvvisazioni: futuri possibili, probabili e inaspettati»
a cura di Gideon Lichfield
traduzioni di Silvia Rollet, Simone Roberto, Elisa Finocchiaro, Francesco Alfonsetti, Stefano Andrea Cresti e Giulia De Marco
451-Edizioni Bd
256 pagine, 16 euri
(*) si tratta di dby, il romano-sardo-imolese che è “titolare” di codesta bottega, non di dbx, il docente bolognese; una buffa facenda spiegata anni fa in Omonimie: Daniele Barbieri (x e y)… ma c’è chi, per fretta o per scetticismo, ancora confonde i due. E’ divertente.
(**) l’«ovviamente» svela un conflitto di interessi: io amo molto Doctorow e dunque lo apprezzo anche quando non è (come qui) al suo meglio.
NOTICINA A PROPOSITO DI «F&SF»
Qui in “bottega” facciamo il tifo (dall’inizio) per l’edizione italiana di «Fantasy & Science Fiction» e segnaliamo tutte le uscite ma qualche giorno fa ci siamo un pochino risentiti per un piccolo trucchetto. Infatti arriva in edicola il numero 2 del primo anno (luglio-agosto 2013) senza che la copertina segnali la data o indichi che si tratta di una riedizione. Aprendola si capisce ma … si poteva evitare di ingannare il frettoloso viandante. Infatti in quarta di copertina c’è un adesivo (“na pecetta” si dice a Roma) con il nuovo prezzo e la scritta – assai minuscola – «supplemento… al numero 22». Bastava metterla sotto la testata e non c’erano equivoci. O no?