In America Latina cresce la contaminazione da mercurio
di David Lifodi
L’estrazione aurifera informale è la principale fonte che causa le emissioni di mercurio: l’Unione Europea ne ha proibito l’esportazione nel 2011, gli Stati Uniti hanno seguito il vecchio continente nel 2013, ma l’America Latina non ha mai emanato una normativa seria in materia.
Lo scorso ottobre diciotto paesi sudamericani e del Caribe avevano sottoscritto un accordo internazionale per proibire l’apertura di nuove miniere di mercurio e, alcuni di loro, avevano approvato anche gli accordi di Minamata, la città giapponese nota in tutto il mondo per i numerosi casi di avvelenamento da mercurio: lì, dagli anni ’50, il numero di morti ha superato le duemila unità. Eppure, la convenzione di Minamata è stata ratificata esclusivamente dagli Stati Uniti. In America Latina le emissioni di mercurio derivano dal riciclaggio degli oggetti elettronici, dal trasporto degli idrocarburi e dalla siderurgia. Inoltre, in molti paesi del continente sudamericano, le esportazioni del mercurio di contrabbando sono cresciute negli ultimi anni: in Messico sono addirittura triplicate, in Colombia l’attività di import-export avviene nella selva e nelle zone di frontiera. Non è semplice quantificare l’importazione illegale di mercurio, che proviene soprattutto da Ecuador e Perù, dove sono in corso durissime lotte ambientali. L’estrazione artigianale dell’oro è pratica corrente in almeno una dozzina di paesi latinoamericani, principalmente quelli della regione andina e della conca del Rio delle Amazzoni. Il Programma Onu per l’Ambiente (Pnuma), nel solo 2013 ha calcolato che le emissioni latinoamericane di mercurio hanno superato le 526 tonnellate. I maggiori produttori di mercurio sono Messico, Argentina e Colombia, mentre i principali consumatori e importatori legali sono Perù, Colombia e Panama. Nel 2013 la Colombia ha approvato una legge che sancisce l’eliminazione del mercurio in cinque anni per quanto riguarda l’attività estrattiva mineraria e in dieci per l’industria. In molti paesi, però, sono gli stati stessi ad essere i principali responsabili delle emissioni derivanti dal mercurio. Ad esempio, nella conca del fiume Coatzacoalcos, nel sud del Messico, il mercurio si inala quotidianamente, anche a causa dei vicini complessi petrolchimici che rilasciano sostanze tossiche nell’atmosfera e nell’acqua. Ad allarmare è lo studio “Industria química y petroquímica en la cuenca del río Coatzacoalcos”, da cui è emersa l’alta concentrazione del mercurio tra i capelli della popolazione locale. Lo studio rivela che la questione delle emissioni di mercurio rappresenta un problema economico e sociale difficile da risolvere. L’esposizione prolungata al mercurio, presente nell’aria, nell’acqua e nel suolo, può causare gravi danni al sistema nervoso e immunitario, all’apparato digestivo, ai polmoni, agli occhi ed è pericolosissimo per lo sviluppo neurologico dei feti. Gli elementi tossici del mercurio si depositano nell’acqua e sul suolo tramite l’utilizzo di fertilizzante e l’estrazione mineraria. L’organizzazione internazionale Mercury Watch evidenzia come, ad esempio, la politica messicana, ma, più in generale, latinoamericana, sul tema, è assai debole e inefficace: manca un programma di monitoraggio sistematico, soprattutto per quanto riguarda le aree più critiche e la gestione del mercurio a livello di immagazzinamento e smaltimento. A gennaio 2013, a Ginevra, la comunità internazionale aveva adottato un trattato che impegnava i paesi firmatari a prevenire le emissioni di mercurio e imponeva, per il 2020, la proibizione di produzione, esportazione ed importazione di alcuni prodotti che contengono il mercurio. Tuttavia, come dimostrato nel caso del Messico, la strada da percorrere è lunga, mentre appare ancora una volta ipocrita, almeno sotto certi aspetti, la politica di alcuni paesi europei. Ad esempio, di fronte alla richiesta della Bolivia di inserire, nella Convezione di Ginevra, un riferimento esplicito alla tutela delle popolazioni indigene per quanto riguarda l’estrazione mineraria, paesi come Francia e Gran Bretagna (insieme al Canada) hanno respinto questa proposta, anche perché, le prime ad essere privilegiate da questa attività, sono proprio le multinazionali provenienti da questi paesi.
In definitiva, il percorso per ridurre le emissioni da mercurio in America Latina non sarà dei più semplici, anche se nel continente si sta studiando, almeno per quanto riguarda alcuni paesi, delle alternative di sviluppo sostenibile affinché sia tutelata la salute umana.