In bici per Padova
di Rom Vunner
Torno a parlare di Padova, questa volta da un punto di vista che conosco bene, la bicicletta, visto che da un po’ di anni ho rinunciato a possedere un’auto.
I primi giorni di gennaio sono rientrato a Padova dopo le visite natalizie ai parenti. Quando ci spostiamo in treno per qualche giorno, essendo ormai in quattro, ci portiamo dietro un certo numero di bagagli. Devo dire che sono molti meno di quando ci spostavamo in auto, dovendoli trasportare a spalla, quasi per miracolo, ci si accorge che ciò che serve è molto meno. Vista comunque la mole, quando arriviamo così in stazione, invece del bus prendiamo il taxi. Già subito il taxista ha storto il naso per i nostri bagagli, 4 zaini e un passeggino. Comunque ci fa salire. Arrivati ad un incrocio inizia ad inveire con la macchina che ci precede. Faccio notare che quell’incrocio è particolarmente pericoloso in bicicletta perché le auto tendono ad invadere la pista ciclabile e non rispettano gli attraversamenti. Apriti cielo. Prima cosa ha detto che l’attraversamento è solo pedonale, gli faccio notare che è anche ciclabile con tanto di cartello (mi preoccupa anche un po’ che una persona che sarà abituata a passare di lì guidando il suo mezzo non se ne sia mai accorto, confermando il mio timore per quel tratto di strada). Niente da fare, cartello o non cartello i ciclisti non devono attraversare in bici. Da lì in poi un inveire incredibile contro le biciclette che, a parere del taxista, sarebbero il problema numero uno della città patavina. Prima di scendere, e pagare una cifra esagerata che solo in Italia si paga, gli faccio notare che noi il taxi lo usiamo perché non abbiamo una macchina, mi guarda con un sorriso sfottente e mi dice: io non posso venderla, ci lavoro! Me ne vado senza far notare che lavora perché trasporta persone che non sono nella loro auto di proprietà.
Questo martedì, 7 gennaio, sto passeggiando in bici con un amico chiacchierando. Ad un certo punto ci imbattiamo in un incidente: una persona è schiacciata sotto un’auto e i vigili del fuoco stanno alzando l’auto per estrarla. C’è già abbastanza confusione e non ci fermiamo. Lui mi dice che il giorno dopo avremmo, purtroppo, letto la notizia su IlMattino, il quotidiano cittadino. Mercoledì mattina apro la versione on-line del quotidiano e apprendo che un ciclista è stato investito da un’auto che percorreva la corsia riservata ai bus e si trova in gravi condizioni. Il bello, si fa per dire, arriva quando leggo i commenti. Copio e incollo qui sotto il più esemplificativo, frutto della tastiera di un Top commentator del quotidiano:
se però vedo un ciclista di notte senza lumino e senza catarifrangenti e che non usa la bici a dovere ( tipo passando col rosso fregandosene od andando in contromano) posso investirlo io,fare retromarcia e schiacciargli la testa?
I più umani dicono che è colpa del ciclista e che non basta essere in bici per avere ragione. Pietà l’è morta.
Chi come me percorre quotidianamente la città in bici sa perfettamente che le auto parcheggiano sulle piste ciclabili. Che bloccano i passaggi. Che se vuoi attraversare la strada, a piedi o in bici, passi il tempo a vedere umani soli su auto, intenti a telefonare, che se ne fregano. Molto spesso mi viene il pensiero che pedoni e ciclisti dovrebbero avere il porto d’armi e poter tirare in testa agli automobilisti che si comportano in questo modo: se io ho ragione e mi investono, mi ammazzano, se io ho torto e mi investono, mi ammazzano. Poi mi ricordo di essere nonviolento e penso ad altro.
Penso a quell’IO grande come un palazzo che guida l’auto. Che infrange i limiti di velocità perché LUI è in ritardo, che parcheggia sui marciapiedi o sulle piste ciclabili perché LUI deve fare qualcosa lì vicino, penso a LUI che si crede un individuo indipendente dagli altri ed unico mentre guida un mezzo prodotto in milioni di copie, su cui non sa e non può mettere le mani per aggiustarlo e che è mosso da un carburante per cui si massacrano centinaia di migliaia di persone in giro per il mondo per ricavarlo e si inquinano territori interi per raffinarlo. Mentre penso arrivo nei pressi di un attraversamento pedonale e vedo un lui che gentilmente si ferma anche se non sono ancora in prossimità delle strisce e vedo lui un po’ stupito guardarmi esitare prima di attraversare e intanto guardo cosa fa quello dietro di lui, perché se lo tampona io rischio comunque di finire male.
Qui il link all’articolo con commenti http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2014/01/07/news/suv-percorre-la-corsia-degli-autobus-e-travolge-un-ciclista-1.8425280