IN MANCANZA
(Roba del Pabuda…)
prima di portare
il caffè delle sei,
a letto,
alla mia ragazza
sto sul balcone:
sto al freddo,
e come sempre:
osservo il circondario:
con sguardo attento
ma indulgente, bonario.
in mancanza della gazza
(che proprio ieri
s’è trasferita
sull’altro tetto)
osservo lucine semoventi
nel buio:
ce n’è tre brillanti,
allineate:
due rosse, una bianca:
luminarie d’aereo:
non c’è dubbio.
e son contento come bimbo:
penso al velivolo
e alla sua mastodontica
leggerezza,
penso alla capienza,
ai passeggeri
e alle destinazioni
e sorrido
ai viaggi miei:
nella vita precedente.
e spunta un pizzico
di nostalgia:
proprio lì:
all’angolo del balcone.
dopo
tutto ‘sto cinema
strappalacrime,
con un ritardo inquietante,
sento il rombo –
attutito ma potente –
e mi vengono in mente
i roventi motori:
cambio film
e, immediatamente,
il linguaggio scivola
nel turpiloquio:
il sedicente
centro di comando
mi chiama:
“sveglia, stronzo!
non hai visto quel
merdoso 747 taroccato
proprio sopra il tuo
balcone!?
quel coglione
non ha uno straccio
d’autorizzazione!
vola
senza insegne,
senza livrea,
senza transponder,
senza nome!
muoviti, mettiti in scia
di quel cazzo di bestione
e stagli bene attaccato al culo!
capirà alla svelta
ch’è meglio togliersi
dalle palle!!”.
rimango perplesso:
sono sconcertato:
chi mi dà ordini
con tale sboccataggine,
con tanta scurrilità?
la voce del cafone
sembrava provenire
dal vaso di rosmarino:
ma… non è possibile!
così, controllo in cortile:
non c’è anima viva,
sui balconi e le ringhiere
dirimpetto e lateralmente:
nessuno, niente di niente!
né un umano né un pennuto.
eppoi:
io non tengo un jet in garage!
non ho un caccia-intrusi
supersonico
su in soffitta,
pronto a decollare
dall’abbaino!
inforco gli occhiali,
scruto nel buio:
non vedo nessuno,
chi lo sa!
mi guardo in giro:
sul tetto, ovviamente:
niente gazza.
preferisco tornare
coi piedi per terra
e – molto pacificamente –
portare il caffè, alle sei in punto,
alla mia ragazza.