Il femminile e il patriarcato
“In principio era il femminile” e “Scritture patriarcali parlano del femminino“
due articoli di Leonardo Boff
Il presente testo vuol essere un piccolo contributo al dibattito sul femminile, profondamente distorto dalla cultura patriarcale dominante. E tanto per cominciare, affermiamo fin da adesso che il femminile è venuto prima. Vediamo come è nato nel processo di sesso-genesi. Varie sono state le tappe.
La vita esisteva sulla Terra già 3,8 miliardi di anni fa. L’antenato comune di tutti i viventi è stato probabilmente un batterio unicellulare senza nucleo che si moltiplicava per divisione interna, a una velocità spaventosa. Questo durò circa un miliardo di anni.
Due miliardi di anni fa, nasceva una cellula con membrana e due nuclei, dentro i quali si trovavano i cromosomi. In questa si identifica l’origine del sesso. Quando avveniva lo scambio di nuclei tra due cellule binucleate, si generava un unico nucleo, con cromosomi appaiati. Prima, erano le cellule che si suddividevano, adesso avviene lo scambio tra due cellule differenti e i loro nuclei. La cellula si riproduce sessualmente a partire dall’incontro con un’altra cellula. Avviene cosi la simbiosi – composizione di differenti elementi – che insieme con la selezione naturale rappresenta la forza più importante dell’evoluzione. Tale fatto ha delle conseguenze filosofiche: la vita è intessuta più di scambi, di cooperazione e simbiosi che di lotta competitiva per la sopravvivenza.
Nei primi due miliardi di anni, negli oceani, da dove la vita aveva fatto irruzione in terra ferma, non esistevano organi sessuali specifici, ma solo un’esistenza femminile generalizzata che nel grande utero degli oceani, dei laghi e dei fiumi generava vita. In questo senso possiamo dire che il principio femminile è stato primo e originario.
Soltanto quando esseri vivi lasciarono il mare, lentamente nacque il pene, qualcosa di maschile, che toccando la cellula passava ad essa parte del suo DNA, dove stanno i geni.
Circa 370 milioni di anni fa con l’apparizione dei vertebrati (come i rettili) questi misero in essere l’uovo amniotico pieno di nutrienti e consolidarono la vita sulla terra ferma. Con l’apparizione dei mammiferi, circa 125 milioni di anni fa nasceva ormai una sessualità definita in termini di maschio e femmina. E’ qui che compaiono i comportamenti di cura, di amore e difesa della prole. Circa 70 milioni di anni fa apparve il nostro antenato mammifero che viveva tra il fogliame degli alberi, nutrendosi di gemme e fiori. Con la scomparsa dei dinosauri, 67 milioni di anni fa poterono scendere al suolo e svilupparsi fino ai nostri giorni.
C’è anche il sesso genetico-cellulare umano che presenta il quadro seguente: la donna si caratterizza per 22 paia di cromosomi somatici più due cromosomi X (XX). Quello dell’uomo consta pure di 22 paia di cromosomi ma appena un cromosoma X (XY). Da qui si capisce che il sesso base è femminile (XX) essendo che quello maschile (XY) rappresenta una derivazione sua per un unico cromosoma (Y). Pertanto non c’è un sesso assoluto, ma solo uno dominante. In ciascuno di noi uomini e donne “esiste un secondo sesso”.
Ancora. In riferimento al sesso gonadico è importante notare che nelle prime settimane, l’embrione si presenta come androgino, vale a dire che possiede tutte e due le possibilità sessuali, femminile o maschile. A partire dall’ottava settimana, se un cromosoma maschile Y penetra nell’uovo femminile durante la fecondazione, mediante l’ormone androgeno la definizione sessuale sarà maschile.
Se non succede niente, prevale la base comune femminile. In termini di sesso gonadico possiamo dire che il cammino femminile è primordiale. A partire dal femminile avviene la differenziazione, il che non autorizza il fantasioso “principio di Adamo”. La rotta del maschile è una modificazione della matrice femminile, a causa della secrezione dell’androgeno attraverso i testicoli.
In fine esiste il sesso ormonale. Tutte le ghiandole sessuali nell’uomo e nella donna sono governate dall’ipofisi, sessualmente neutra e dall’ipotalamo che è sessuato. Queste ghiandole secernono nell’ uomo e nella donna i due ormoni: androgeno (maschile) e estrogeno (femminile). Sono responsabili per le caratteristiche secondarie della sessualità. La predominanza di uno o dell’altro ormone produrrà una configurazione e un comportamento con caratteristiche femminili o maschili. Se nell’uomo c’è un impregnazione maggiore di estrogeno, avrà alcuni tratti femminili; la stessa cosa succede in riferimento all’androgeno.
È opportuno notare che la sessualità possiede una dimensione ontologica. L’essere umano non possiede sesso. E’ sessuato in tutte le sue dimensioni corporali, mentali e spirituali. Fino all’emersione della sessualità, il mondo è degli stessi e degli identici. Con la sessualità emerge la differenziazione per lo scambio tra differenti.
Sono differenti per poter inter-relazionarsi e stabilire legami di convivenza. E’ quel che avviene con la sessualità umana: ognuno, oltre la forza istintiva che sente dentro di sé, sente pure la necessità di canalizzare tale forza. Vuole amare e essere amato, non per imposizioni ma per libertà. La sessualità sboccia nell’amore, la forza più importante “che muove il cielo e le stelle” (Dante) e anche i nostri cuori. E’ la suprema realizzazione che l’essere umano può desiderare. Ma, attenzione: il femminile è venuto prima, è la base.
Scritture patriarcali parlano del femminino
di Leonardo Boff
E’ necessario riconoscere che la tradizione spirituale giudaico-cristiana viene espressa prevalentemente nel codice patriarcale. Il Dio del Primo Testamento (AT) è vissuto come il Dio dei Padri, Abramo, Isacco e Giacobbe e non come il Dio di Sara, di Rebecca e di Miriam. Nel Secondo Testamento (NT) Dio è il Padre di un Figlio unico, che si è incarnato nella vergine Maria e sopra di lei lo Spirito Santo ha stabilito una dimora definitiva. A questa cosa la teologia non ha mai dato particolare attenzione, perché significa l’assunzione di Maria per mezzo dello Spirito Santo e, in tal forma, viene messa a fianco del Divino. Perciò professiamo che è Madre di Dio.
La chiesa scaturita dall’eredità lasciata da Gesù è diretta esclusivamente da uomini che detengono tutti i poteri di produzione simbolica. La donna è stata considerata per secoli, come una non-persona giuridica e fino ad oggi viene sistematicamente esclusa da tutte le decisioni del potere religioso. La donna può essere madre di un sacerdote, di un vescovo e addirittura di un papa, ma mai potrà accedere a funzioni sacerdotali. L’uomo, nella figura di Gesù di Nazaret fu divinizzato, mentre la donna viene stimata secondo la teologia comune, semplice creatura, benché nel caso di Maria sia stata fatta Madre di Dio.
Nonostante questo concentrato di maschile e patriarcale, c’è un testo della Genesi rivoluzionario sul serio, perché afferma l’eguaglianza dei sessi e la loro origine divina. Si tratta della versione Sacerdotale (Priesterkodex, scritto verso il secolo VI-V sec. a.C.). Lì l’autore afferma in tono perentorio: “Dio ha creato l’umanità (adam, in ebraico, significa figli e figlie della Terra, e a sua volta proviene da ‘adamah’, terra fertile) a sua immagine e somiglianza e li creò uomo e donna” (Gn 1,27).
Come si capisce facilmente, qui si afferma l’uguaglianza fondamentale dei sessi. Tutti e due ripongono la loro origine in Dio stesso, che può essere conosciuto attraverso la donna e attraverso l’uomo. Qualsiasi riduzione di questo equilibrio distorce il nostro accesso a Dio e snatura la nostra conoscenza dell’essere umano, uomo e donna.
Nel Secondo Testamento (NT) troviamo in San Paolo la formulazione dell’ uguale dignità dei sessi: “non c’è né uomo né donna, perché sono ‘uno’ in Cristo Gesù” (Gal. 3,28). In un altro passo dice chiaramente: “In Cristo non c’è né donna senza uomo né uomo senza donna; come è vero che la donna procede dall’uomo, è anche vero che l’uomo procede dalla donna e tutto viene da Dio” (1Co, 11-12).
Oltre a questo, le donne non smisero di apparire attivamente nei testi fondanti. Né poteva essere diversamente, perché essendo il femminile strutturale, in una forma o in un’altra emerge sempre. È così che nella storia di Israele entrano in scena donne politicamente attive come Miriam, Ester, Giuditta, Debora oppure antieroine come Dalila, Jezabel, Anna, Sara e Ruth saranno sempre ricordate e onorate dal popolo.Ineguagliabile l’idillio, il Cantico dei Cantici, che in linguaggio altamente erotico, descrive l’amore tra uomo e donna.
A partire dal secolo terzo a.C., la teologia giudaica elaborò una riflessione sulla gratuità della creazione e dell’elezione del popolo nella figura femminile della divina Sapienza (Sapienza; cf l’intero libro della Sapienza e i primi dieci capitoli del libro dei Proverbi). Bene lo ha espresso la nota teologa femminista E.S. Fiorenza “La divina Sapienza è il Dio di Israele immaginato come dea” (In memoria di lei. Una ricostruzione femminista delle origini cristiane, São Paulo, 1992, p.167).
Ma quello che è penetrato nell’immaginario collettivo dell’umanità in forma devastante è il racconto anti-femminista della creazione di Eva (Gn 2,18-25) e della caduta originale (Gn 3,1-19 : letterariamente il testo è tardivo (verso il 1000 o 900 a.C). Secondo questa narrazione, la donna è stata formata da una costola dell’uomo, che al vederla, esclama: “Ecco l’osso delle mie ossa e carne della mia carne; si chiamerà virago (ishà) perché è stata tratta dall’uomo (ish); per questo l’uomo lascerà padre e madre per unirsi alla sua donna e i due saranno una sola carne” (Gn 2,23-25). Il senso originario intendeva mostrare l’unità uomo-donna (Ish-ishà) e dare un fondamento alla monogamia. Insomma questo concetto che in sé avrebbe dovuto evitare la discriminazione della donna, finiva per rinforzarla. L’anteriorità di Adamo e la formazione della donna a partire da una costola di ish è stata interpretata come superiorità del maschio.
Il racconto della caduta è antifemminista in modo anche più urtante: “Allora la donna vide che il frutto di quell’albero era buono da mangiare… prese il frutto e mangiò; lo diede anche a suo marito che mangiò; immediatamente le si aprirono gli occhi e si resero conto che erano nudi” (Gn 3,6-7). Pretende mostrare eziologicamente che il male sta dalla parte dell’umanità e non dalla parte di Dio. Ma sviluppa l’idea in tal modo che comporta l’antifemminismo della cultura vigente in quel tempo. In fondo, interpreterà la donna come sesso debole: per questo cadde lei e sedusse anche l’uomo. Da qui la ragione della sua sottomissione storica, ora teologicamente (ideologicamente) giustificata: “Starai sotto il potere di tuo marito e lui ti dominerà” (Gn 3,16). Eva sarà per la cultura patriarcale la grande seduttrice, la fonte del male.
In un prossimo articolo vedremo come questa narrazione maschilista ne ha distorto una anteriore, femminista, per consolidare la supremazia dell’uomo.
Gesù inaugura un altro tipo di relazione con la donna, cosa che vedremo prossimamente.
Leonardo Boff è teologo e filosofo e ha scritto fra l’altro: “Il volto materno di Dio, O rosto materno de Deus”. Per entrambi gli articoli – tratti da https://leonardoboff.wordpress.com – la traduzione è di Romano Baraglia e Lidia Arato. La seconda immagine è stata scelta dalla redazione della “bottega”
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