In quale mondo stiamo entrando?
Riflessioni di Giuseppe Bruzzone incrociando Johan Galtung
Urban Cafe, Tehran, foto di Farzad Mohsenvand on Unsplash (ripresa da serenoregis.org)
«Da un mondo di stati-nazione verso un mondo di regioni-civiltà, forse un decimo, su per giù». Questo è il giudizio di Galtung, desunto da un articolo riportato dal Centro Studi Sereno Regis (*). Cambiamento, la cui forza propulsiva, deriverebbe dalla tecnologia non dei mezzi di produzione ma dei trasporti e della comunicazione. «Dal cavallo e i velieri ai voli aerei e ai missili, dai segnali di fumo alla velocità della Luce».
Personalmente mi sto chiedendo se è sufficiente, per la realtà che stiamo vivendo, per il Clima (che riguarda tutti i Paesi), per un virus che ha colpito e sta colpendo la stragrande maggioranza di questi e per la Pace, intesa almeno come assenza di guerra, per lo meno nucleare. Vale a dire se è proprio impossibile sentirsi figli della Terra e della Natura, quindi «esseri umani» e dopo «figli» dello Stato o della Regione-Civiltà: senza nessuna abiura di niente, perché questa è la nostra Storia fino ad oggi, bella o brutta, e dobbiamo sentirla propria? Ma un conflitto potrebbe presentarsi in questi tempi, perfino per errore (coinvolgendo missili nucleari già armati in sottomarini e in qualche parte terrestre) di comunicazione o assenza – sono cose già avvenute nella realtà – a farla scoppiare in una situazione di tensione fra le parti interessate? E noi cittadini dello Stato (o della Regione-Civiltà) magari non interessati al conflitto, sappiamo che saremmo coinvolti comunque? L’accettiamo come «normalità»? Vogliamo andare fino in fondo e domandarci se lo Stato siamo noi o altri? Chi di noi ha dato in gestione la propria violenza allo Stato, nel tempo, perché potesse essere impiegata direttamente, o alienata per costruire nuove armi, fino ad arrivare all’oggi? E la nostra vita non è «oggi»? Ecco la ragione per cui dovremmo assumerci la responsabilità di essere Uomo-Stato (o Donna-Stato) nel modo più autentico guidando la nostra vita insieme agli altri per scelte che vogliano dire vita, socialità, lavoro senza sfruttamento, rispetto dell’ ambiente in tutti i sensi, istruzione, prevenzione e salute per tutti. Cambiamento epocale per una situazione altrettanto epocale.
Milano 19 settembre 2020
(*) è qui: http://serenoregis.org/2020/09/18/in-quale-mondo-stiamo-per-entrare-johan-galtung/
le riflessioni di Giuseppe Bruzzone vanno indietro indietro……al momento in cui uomini e donne hanno cominciato a costruire la propria convivenza in assetti politici , da cui sono derivati beni e mali. Il suo è un ritorno alla primordialità in cui i passi avrebbero dovuto essere compiuti per ottenere l’umanità di cui parla alla fine delle sue riflessioni.
Antonia,intanto grazie per il tuo commento
Antonia nessun ritorno alla primordialità, nel senso di un lungo tempo. Si deve ripartire dall’ inizio della situazione atomica, in cui un governo, democraticamente eletto, potrebbe, in caso di conflitto nucleare annientare anche i propri cittadini perché le armi in gioco lo potrebbero permettere. Tutto questo avrebbe senso, per tutte le parti in gioco, governi e cittadini ? O non converrebbe porre delle domande direi a entrambe, se ci si riconosce come uomini e donne,reciprocamente? Gli uni non avrebbero una responsabilità nei confronti dei cittadini e non dovrebbero indicarci i pericoli, per tempo, cui stiamo andando incontro ? E noi non dovremmo essere consapevoli di aver dato loro il permesso di comportarsi così ? Ecco la necessità di una ripartenza. E’ incominciata un altra era storica, e lo dicono persone ben più titolate del sottoscritto. Dovremmo attrezzarci, per questo. Ciao