In scena “La foresta che cresce”
Torino: 15 luglio alle 21,30. Uno spettacolo e un progetto “per non ascoltare solo il rumore dell’albero che cade”
“Fa più rumore un albero che cade di un’intera foresta che cresce”
Per non ascoltare solo il rumore dell’albero che cade: questo l’obiettivo di un progetto che approda a uno spettacolo fondato sul dialogo fra giovani italiani, migranti di recente arrivo e giovani di origine straniera nati o cresciuti in Italia. La restituzione in forma di spettacolo affronta il tema dell’immigrazione in una dimensione di crescita per la comunità, come risultato di un percorso artistico e culturale di confronto e riflessione dei partecipanti sulle proprie esperienze, dando la parola ai migranti e ai giovani di seconda generazione.
Il progetto, vincitore del bando MigrArti, indetto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Spettacolo, è realizzato da Tedacà, Acti e Almateatro, in collaborazione con Isola di Ariel, LVIA, Arte Migrante ed Equilibri d’Oriente ed è l’unico progetto in Piemonte selezionato e finanziato per il settore teatro. L’azione spettacolare andrà in scena sabato 15 luglio, ore 21.30, con ingresso gratuito presso il Parco della Tesoriera (corso Francia 186-192), all’interno della manifestazione Evergreen Fest. Per maggiori informazioni il pubblico può contattare il numero 3206990599, scrivere a info@evergreenfest.it o visitare il sito www.tedaca.it.
Il progetto e spettacolo La foresta che cresce è stato presentato ufficialmente martedì 11 luglio, ore 13, presso la Sala dei Presidenti del Consiglio Regionale del Piemonte in via Alfieri 15 (Torino), alla presenza dell’Assessora Regionale per le Politiche Giovanili, Pari opportunità, Diritti Civili e Immigrazione Monica Cerutti e dell’Assessora Regionale alla Cultura e Turismo Antonella Parigi.
Il progetto e lo spettacolo La foresta che cresce sono stati ideati e diretti da Gabriella Bordin, Beppe Rosso e Simone Schinocca. Le tre compagnie Tedacà, Acti e Almateatro hanno condotto insieme una serie di laboratori teatrali con la collaborazione e consulenza di Valentina Aicardi, Ornella Balestra, Suad Omar, Sara Consoli e Vesna Scepanovic. I laboratori si sono svolti sul territorio della città di Torino e hanno visto la partecipazione di oltre 40 giovani: cittadini italiani, giovani immigrati di seconda generazione e migranti del C.A.R.A. (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) gestiti dalla Cooperativa L’Isola di Ariel.
Il lavoro con i giovani di seconda generazione si è realizzato grazie alla collaborazione con Lvia, Arte Migrante ed Equilibri d’Oriente. I laboratori sono stati condotti nelle zone San Salvario, basso San Donato e Porta Palazzo (a San Pietro in Vincoli), luoghi della città caratterizzati da una forte presenza multiculturale.
Le tre Compagnie hanno lavorato in sinergia mettendo a disposizione le proprie e diverse capacità artistiche, avvalendosi anche delle operatrici culturali di Almateatro, impegnate storicamente e quotidianamente sul tema del dialogo interculturale, e coinvolgendo i giovani del gruppo Arte Migrante che praticano inclusione sociale con metodologie di tipo artistico. Insieme si sono favoriti l’incontro, il dialogo e azioni creative fra i partecipanti ai laboratori. Il risultato ha generato una comunità artistica che lavora al superamento delle cosiddette “paure” che tormentano la società contemporanea: la paura di chi non si conosce e i timori di coloro che affrontano una società del tutto nuova. Tali contraddizioni culturali, se strumentalizzate e affrontate tramite stereotipi e senza mediazioni, possono generare fenomeni di aggressività e violenza. In questo scenario, gli operatori culturali e artistici dovrebbero svolgere un ruolo importante, per operare contro ogni forma di discriminazione, con particolare attenzione agli aspetti linguistici che contribuiscono a rafforzare pregiudizi e stereotipi (come previsto dalla Carta di Roma).
Nel laboratorio i giovani hanno sviluppato un percorso di conoscenza e di ascolto verso gli altri e hanno trovato uno spazio in cui esprimere e condividere storie, sensazioni, disagi e dibattiti, generando insieme una costruzione drammaturgica che parte dal loro vissuto e dalle loro aspirazioni.
L’arte scenica diventa quindi strumento di dialogo per superare il possibile conflitto generato da modelli di pensiero diversi tra loro. Attraverso la conoscenza, il dialogo e la creatività si abbattono gli stereotipi, si sperimenta l’alterità non come problema ma come messa in atto di una prospettiva di maturazione per tutta la comunità. Fondamentale, a tal proposito, la presenza dei giovani di seconda generazione che, per la loro esperienza di vita, si pongono in modo naturale come “Ponti tra due società” fornendo, attraverso le proprie riflessioni, uno sguardo nuovo e un’idea di futuro che va oltre e supera le paure.
Il loro apporto è ancora più importante oggi qui in Italia, in questo momento storico di dibattito e scontro politico sulla proposta di legge per la riforma della cittadinanza e sul principio dello Ius Soli.
Obiettivo della performance è raccontare non tanto la dimensione delle difficoltà quanto quella delle prospettive future. “Fa più rumore un albero che cade di un’intera foresta che cresce” recita un antico detto. Partendo da questa riflessione si racconta il fenomeno migratorio da un altro punto di vista: attraverso storie, amori e desideri di chi oggi, giovane, vive in Italia, cioè di quella generazione che possiede il potenziale e l’energia per arricchire di diversità e bellezza la società in cui abita e di cui costruirà il futuro. L’azione dello spettacolo prenderà forma sul palcoscenico e in forma itinerante fra gli alberi secolari del parco che circondano la Villa della Tesoriera. In scena l’azione performantica agirà in contaminazione con i linguaggi del teatro e della danza, alternati a video testimonianze.