Incendi in grigioverde
del Comitato Gettiamo le Basi (*)
Sardegna: Poligono di Capo Frasca, esercitazioni militari mandano a fuoco 25 ettari di territorio (4, 5 e 6 settembre 2014 su «L’unione Sarda» e «La Nuova Sardegna»). Ma l’elenco è ben più lungo…
Governatore e varie autorità locali finalmente si scuotono dal letargo. In linea con l’obiettivo/filosofia della mitigazione del danno propongono la soluzione al problema ricorrente degli incendi con le stellette: estendere a giugno e settembre la sospensione delle manovre di guerra. L’argomento portante è la presenza estiva di turisti, parrebbe quindi che negli altri mesi dell’anno sia accettabile il rischio che il territorio vada in fiamme e gli indios sardi siano arrostiti. La scadenza dei roghi provocati dalle attività militari di routine e dalle mancate bonifiche dimostra, purtroppo, che la misura è miseramente insufficiente, è un placebo che poco o nulla incide su rischi e danni determinati dalla pervasiva presenza militare.
“Gettiamo le Basi” ribadisce che l’obiettivo deve essere l’eliminazione delle cause di danni e rischi, ripropone ancora una volta le “vecchie” osservazioni su tre gravi incendi nei poligoni di Capo Teulada e Salto di Quirra scatenati nell’ultima settimana dell’agosto 2000, in periodo di blocco delle esercitazioni. (2 settembre 2000)
31 Agosto 2000 “Fiamme anche a Capo Teulada”;
27 agosto, incendio all’interno della base militare di Perdasdefogu;
23 agosto, “Perdasdefogu, fiamme nel poligono”;
8 agosto Cagliari, fiamme alla Sella del Diavolo accanto al deposito di carburante Nato;
8,14,15 luglio Abbasanta: “Il rogo dell’Esercito. L’incendio di Tanca Regia provocato da Forza Paris”.
Uno sguardo saltuario al “bollettino incendi” sulla stampa locale rivela il massiccio e sinistro concorso delle Forze Armate nel mandare in fiamme l’isola.
Il rapporto causa-effetto fra attività militari e incendi è stato riscontrato più volte anche da organismi istituzionali e ha motivato l’opposizione di tutte le Regioni ad “ospitare” esercitazioni a fuoco e poligoni nel proprio territorio.
Nell’arida e assetata Sardegna è concentrato il 60% percento delle installazioni militari presenti in Italia, quelle a più intenso utilizzo, adibite alle attività più a rischio e più devastanti. Il pericolo d’incendio, connesso alle esercitazioni a fuoco ed alla “normale” vita di un poligono, è acuito dalle condizioni climatiche ed è potenziato dall’incuria e degrado in cui versano le vaste zone militari. Inquietano le prevedibili ripercussioni catastrofiche. Un esempio lo offre, in pieno centro di Cagliari, il desertificato versante militare di Monte Urpinu dove la Marina gestisce un’area priva di sistemi di prevenzione, preda di erbacce e roghi ricorrenti (l’ultimo è del giugno scorso) e l’Aeronautica adibisce l’area confinante, ugualmente invasa da stoppie, a enorme serbatoio di combustibili, da sempre pericoloso e dal 1995 illegalmente operativo in violazione anche dei parametri di sicurezza antincendio.
Cagliari non saprà mai quali sostanze sono state inalate il 18 e 19 settembre ’98 quando un immane rogo mandò in fumo i rifiuti nocivi e pericolosi, abusivamente e sconsideratamente accumulati dalla Marina Militare nella sua pertinenza di Su Siccu, a ridosso di due depositi di carburanti.
Per la maggior parte degli incendi partiti dall’interno delle controllatissime basi militari, protette da vigilanza armata, non si ha notizia se siano stati individuati i piromani in divisa né, tanto meno, siano indagati gli alti gradi, quelli che impartiscono ordini e disposizioni, i responsabili istituzionali delle truppe e delle aree loro affidate. Per il rogo provocato nel corso dell’operazione Forza Paris, in osservanza del classico teorema che le colpe ricadono sempre sull’ultima ruota del carro e i meriti sono prerogativa dei capi, è incriminato un qualche soldato?
La terra bruciata è interdetta per legge all’edificazione, al pascolo, alla caccia. Le Forze Armate devono sottostare ad analoghi divieti.
La terra bruciata deve essere sottratta all’uso militare, interdetta ai devastanti giochi di guerra.
E’ improrogabile un’attenta valutazione e un dibattito su: il nefasto contributo delle Forze Armate alla devastazione della Sardegna; le inique e dissennate scelte governative che, da 50 anni, concentrano nell’isola senza acqua impianti e attività di guerra a serio rischio d’incendio.
Altri incendi in grigio-verde.
L’Unione Sarda: 6-7-99 Teulada “Leopard contro il fuoco”;
19,20-9-98 “Inferno di fuoco a su Siccu”;
19-7-98 Cagliari “Il fuoco devasta ancora M.Urpinu”.
La Nuova Sardegna: 30-6-99 Cagliari “Il fuoco minaccia i depositi di benzina”;
8-6-99 Teulada “Rogo nel poligono”;
11-7-99 Serrenti “A fuoco la pineta dell’Aeronautica”;
27-7-98 “..le fiamme devastano la zona circostante le caserme del poligono di Perdasdefog.
(*) Comitato sardo Gettiamo le Basi: 070 823498