Intervista ai Tenore de Aterue
di Ignazio Sanna
Per la seconda volta sull’«isola del giovedì» ci occupiamo dei Tenore de Aterue.
In questa foto tratta dal blog di Marco Camedda http://marcocamedda.blog.tiscali.it/2013/06/13/nuoro-radio-barbagia-speciale-radiofonico-a-cuncordu-kin-samerica/ indossano il costume di Bitti.
Ringrazio i Tenore de Aterue che hanno gentilmente accettato di rispondere a qualche breve domanda sulla loro attività. Abbiamo pensato di proporre ai lettori le domande e le risposte (di Carl Linich) sia in inglese che in italiano, per quei lettori che preferissero leggerle in originale. Eccole di seguito:
I guess it was difficult for 4 ‘yankees’ like you to get in touch with the Sardinian culture, especially in terms of music.
«It was certainly a challenge, especially because we had no teachers. Our only resources were audio recordings, YouTube, and internet sites. We later got help from Sardinian friends who gave us texts and translations, but for a very long time we were really just experimenting and trying to make our quartet work. It was a slow process, but we enjoyed it, and we made progress».
You have recently been on tour in Sardinia. What can you tell us about that experience?
«Our visit has completely changed everything for us. We learned so much, especially about regional styles and the importance of close contact during singing. Our sound changed during our trip, and of course, every new group that we met and sang with gave us precious insight into the exquisite art of cantu a tenore singing».
Any particular anecdote about your live activity, either in the USA or in Europe?
«Our concerts have all been very well received, and we hope we can continue sharing Sardinian song and culture with audiences in North America. We would also like to help Sardinian groups visit the US, if we can».
Last, obvious questions: plans for the future?
«Learning more songs, returning to Sardinia, and spreading our love of Sardinian culture across the world!».
Immagino sia stato difficile per 4 ‘yankees come voi entrare in contatto con la cultura sarda, e con la sua musica in particolare.
«Certamente è stata una sfida, soprattutto perché non avevamo nessuno che ci potesse insegnare. Le nostre uniche risorse sono state alcune registrazioni audio, YouTube e qualche sito internet. In seguito ci hanno aiutato amici sardi fornendoci testi e traduzioni, ma per molto tempo abbiamo soltanto sperimentato, cercando di far funzionare il quartetto. È stato un processo lento, ma ci siamo divertiti e pian pian siamo migliorati».
Di recente vi siete esibiti in Sardegna. Cosa potete dirci di quest’esperienza?
«Questo viaggio ha cambiato tutto per noi. Abbiamo imparato molto, in particolare sugli stili delle varie zone e sull’importanza dello stare a stretto contatto mentre si canta. Il nostro suono si è modificato durante il tour, e naturalmente ogni gruppo che abbiamo incontrato e con il quale abbiamo condiviso il palco ci ha permesso di capire più profondamente la straordinaria arte del canto a tenore».
Qualche aneddoto da raccontare sulla vostra attività dal vivo, sia in America che in Europa?
«Niente di particolare, ma i nostri concerti sono sempre stati apprezzati. Speriamo di poter continuare a condividere la musica e la cultura della Sardegna con il pubblico nordamericano. E per quanto possibile ci farà piacere poter dare una mano ai gruppi sardi che volessero venire a esibirsi negli Stati Uniti».
L’ultima domanda è anche la più ovvia: progetti per il futuro?
«Imparare altri canti, tornare in Sardegna e diffondere nel mondo l’amore per la cultura sarda!».