Io, Lethem, Dick, Aaa e Aaaa
Un libro su Pkd (cioè Philip Kindred Dick), per Dick e dickiano. Eppure mi era sfuggito. Ringrazio dunque l’amico (AAAA, Andrea astrofisico accampato Aosta) che me lo ha donato, il 26 marzo; ma anche Fioppi, l’AAA (ammaliante aliena amica) arrivata seconda per un soffio cioè che mi ha annunciato lo stesso regalo proprio un attimo in ritardo quando cioè il pacchetto di AAAA era in arrivo.
Sto parlando di Jonathan Lethem, «Crazy Friend: io e Philip Dick» (12,60 euri per 160 pagine, edizione originale 2011, traduzione di Marina Testa) pubblicato un anno fa da Minimum Fax.
La prefazione – «Continuo a scrivere di Dick» – chiarisce subito gli scopi dell’autore ormai considerato uno dei migliori romanzieri statunitensi. Il libro si divide in 80 pagine «non fiction» (ma «con dentro un po’ di fiction») seguite da tre racconti dickiani per altre 48 pagine «fiction» (ovviamente «con dentro un po’ di non fiction»). Chiude una dettagliata bibliografia dei romanzi tradotti in italiano di (sì, avete indovinato) Pkd; e se vi viene una battuta acidina tipo «qui si rischia il dickoglionimento» tenetevela, che Lethem l’ha già pensata anche lui e scritta (la trovate a pag 18).
Eppure «Crazy Friend» può piacere anche ai non dickiani. Scritture adolescenziali e sguardi più maturi, ironia e serietà, pazzia e amore, una gemella di Philip morta subito e vagheggiata per sempre, «le cavigliere attorno alle zampe di un insetto che cammina», fantascienza e non, Lenny Bruce e Leonard Cohen, naturale e artificiale, la «potenza simbolica dei manufatti» e comunque bisogna sempre «prestar fede alla canzone e non a chi la canta». Pur professandosi un «ambasciatore» dell’opera dickiana fuori dal ghetto della fantascienza, Lethem non risparmia i colpi bassi (suoi o altrui) che la verità tira spesso allo stomaco di ogni scrittura. Del resto lo stesso Dick si definiva – ricorda Lethem – «un outsider depravato che bussa impotente alle finestre della letteratura “seria”, ridotto a sfornare storie pulp nutrendosi di carne di cavallo destinata ai cani […] perché non può permettersi di comprare del cibo da cristiani». Visto che oggi tutti, anzi tuuuuutti, trattano Pkd con venerazione esagerata a me pare che giustamente Lethem lo prenda un poco per il culo.
Dei tre racconti «Il cambiamento» è discreto ma gli altri due costringono a sibilare fra i denti: «La cattedrale senza macchia» è una delle più pazzesche storie d’amore (e non amore) che io abbia letto mentre «Phil sul mercato» è una specie di appendice, connessione o variazione del romanzo «Ubik», dunque un Philip Dick al quadrato o al cubo. Se invece non conoscete «Cronache del dopobomba» la rilettura di Lethem – nella parte «non fiction» – vi metterà il pepe al culo: correte a cercarlo, non ve ne pentirete.
In definitiva (e scusate il ritardo): che voi siate dickiani o no, ve lo consiglio. In fondo potrei dirvelo anche di lunedì ma ovviamente di martedì mi trovo più a mio agio.
Due persone che non si conoscono trovano un volume in luoghi e tempi diversi. Decidono di donarlo alla stessa persona, anche questo in tempi e luoghi diversi. Però gli consegnano le rispettive copie nello stesso luogo e nello stesso tempo, molto dopo la pubblicazione ufficiale del libro. Sembra che dietro ci sia un disegno. L’Impero non ha mai avuto fine…
caro AAAA, ci sono altre spiegazioni:
– tutti i trucchi son buoni per conoscere Fioppi (AAA) ma io non ci casco
– se l’impero fosse l’imparo? (“non è mai troppo tardi”)
– tu sei segretamente Fioppi e/o Lethem (controprova: nessuna/o li ha mai visti insieme)
– Lethem è un mio clone impazzito
db
(qui a Roma piove, “governo Mari o Monti”)
…per caso “ha visto nani da sbatti-mento in panne a
Largo bastioni del don Orione” n°69?…
Padre (Tod) Browning