Israele sta ammazzando decine di migliaia di persone in un campo di concentramento

articoli e video di Michele Giorgio, Esteban Carrillo, Caitline Johnstone, Mike Whitney, Nour Naim, Ariel Umpièrrez, Matt Kennard, Francesco Masala, Matteo Saudino, con un disegno di Mr Fish

…Indicativa la dichiarazione del presidente americano di qualche giorno fa quando per la prima volta ha ammesso che ci sono ragioni di ritenere che Netanyahu stia prolungando il conflitto per la sua sopravvivenza politica (e giudiziaria). «E’ credibile che Netanyahu allunghi la guerra per motivi politici». Sospetto largamente diffuso ma che questa volta arriva dai vertici del principale alleato storico di Israele, e che imporrà importanti riflessioni politico diplomatiche nel mondo.

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Liberi quattro ostaggi, ma l’esercito israeliano fa strage di palestinesiMichele Giorgio 

L’esercito israeliano libera quattro ostaggi facendo una strage: 210 palestinesi uccisi nel blitz nel campo di Nuseirat. Il massacro per coprire la fuga dei militari, corpi ovunque

da il manifesto

Per Benyamin Netanyahu l’operazione delle forze armate israeliane che ieri mattina ha portato alla liberazione di quattro ostaggi a Gaza rimarrà nella storia di Israele. Per i palestinesi sarà ricordata come una delle pagine più insanguinate dal 7 ottobre.

Mentre a Tel Aviv e in tutto lo stato di Israele gioia e festeggiamenti hanno accompagnato per tutto il giorno il ritorno alle loro famiglie di Noa Argamani, Shlomi Ziv, Andrey Kozlov e Almog Meir – presi da militanti di Hamas il 7 ottobre al festival musicale Nova – e i media celebravano il blitz «audace» condotto da unità speciali con l’appoggio dell’esercito, della marina e dell’aviazione, invece nel campo profughi di Nuseirat hanno vissuto l’apocalisse. L’incursione israeliana è stata accompagnata e seguita da combattimenti e bombardamenti di eccezionale violenza in cui, oltre a combattenti di Hamas, sono stati uccisi decine e decine di civili palestinesi di ogni età, tra cui numerosi bambini. Le autorità di Gaza riferivano ieri sera di 210 morti e 400 feriti. Numeri non immediatamente verificabili, comunque non lontani dalla realtà tenendo conto della potenza di fuoco usata dalle forze israeliane.

Le immagini trasmesse da Al Jazeera e i video postati in rete hanno mostrato scene di morte, disperazione e dolore nel pronto soccorso dell’ospedale Al Aqsa di Deir al Balah. Il pavimento della struttura ospedaliera si è coperto di dozzine di feriti e morti. Tra le vittime tante donne e bambini. L’elevato numero di vittime civili è la conseguenza di un’operazione militare condotta in pieno giorno in aree densamente popolate.

«Hanno annientato il campo profughi di Nuseirat. Civili innocenti e disarmati sono stati bombardati nelle loro case. Non ho mai visto nulla del genere, bambini morti e parti di corpi sparsi ovunque», ha raccontato Nidal Abdo, un testimone, al portale Middle East Eye. Un medico, Musad Munir, ha detto che «Un bambino è arrivato morto con il cibo ancora in bocca…Le bombe cadevano su di noi e gli elicotteri sorvolavano l’ospedale…Le persone erano sparse per le strade e noi non potevamo uscire per aiutarle. La maggior parte erano bambini e ragazze». Altri testimoni hanno riferito di corpi carbonizzati, di persone ricoperte di polvere come fantasmi, di edifici distrutti dai bombardamenti. «Sembrava un film dell’orrore, ma è stato un vero massacro», ha commentato Ziad, un paramedico.

L’azione è stata preparata per settimane, hanno riferito i media locali e il portavoce militare, sulla base di informazioni di intelligence. Secondo Sada News, la forza speciale israeliana si è infiltrata nell’area della moschea Al-Awda. Alle 11 esatte un camion con targa di Gaza si è fermato vicino a due edifici e soldati della Marina e dell’unita speciale Hamam. I quattro sequestrati erano divisi. In un edificio c’era Noa Argamani – tra gli ostaggi più noti perché un video del 7 ottobre la mostra mentre la portano via verso Gaza in moto – gli altri tre in un palazzo poco distante. I commando – il loro comandante è stato colpito, l’unica perdita israeliana – hanno ucciso quelli che sorvegliavano gli ostaggi. Poi, facendosi strada sparando, hanno portato in pochi attimi Argamani e gli altri tre ai mezzi blindati leggeri giunti qualche minuto prima. A quel punto, raccontano a Nuseirat, si è scatenato l’inferno. Per coprire la fuga del commando e dei sequestrati, è cominciato un bombardamento intenso durato almeno un’ora che ha coinvolto altre aree del campo e della città di Deir al Balah e che ha causato il maggior numero delle vittime. All’operazione avrebbe partecipato un’unità speciale statunitense – ne ha riferito la Cnn oltre al sito Axios – con funzioni non ancora chiare. Potrebbe essere entrata a Gaza, il sospetto è forte, usando il molo galleggiante sulla costa della Striscia costruito dai soldati americani. «La partecipazione Usa all’operazione criminale condotta oggi dimostra il ruolo complice dell’amministrazione americana, la sua piena partecipazione ai crimini di guerra commessi a Gaza e la falsità delle sue posizioni sulla situazione umanitaria e la sua preoccupazione per la vita dei civili (palestinesi)», ha denunciato Hamas.

«Non ci fermeremo finché non avremo completato la missione e riportato a casa tutti i nostri rapiti, in un modo o nell’altro», ha detto Benyamin Netanyahu. Da ieri il premier e leader della destra religiosa israeliana è più forte. Ha inferto un colpo ad Hamas e allo stesso tempo al suo rivale Benny Gantz che ieri sera doveva annunciare la sua uscita dal gabinetto di guerra isolando maggiormente il primo ministro. Ha dovuto rinunciare, per ora. Netanyahu segna un punto a suo favore, ma il costo vero di questa ipotetica partita a scacchi in casa israeliana l’hanno pagato decine e decine di civili palestinesi fatti a pezzi dalle bombe.

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Cronache dal genocidio – Francesco Masala

Gli eroici genocidi arrivano su un camion di aiuti al campo di Nuseirat fanno l’ennesima eroica strage di innocenti,  “Non ci sono civili innocenti a Gaza”, ha detto il 13 ottobre il presidente di Israele, Isaac Herzog.

Dice Biden che è credibile che Netanyahu allunghi la guerra per motivi politici.

Dice il resto del mondo che è Biden ad allungare il genocidio a Gaza, così, per simpatia con il diavolo, ed è Biden a prolungare la guerra in Ucraina, così, per questioni di antipatia con la Russia (un tempo bastava un duello fuori dal saloon).

David W. Griffith nel 1915 girò Nascita di una nazione, un atto d’amore, tra l’altro, al Ku Klux Klan.

Se fosse ancora vivo David W. Griffith la CIA lo chiamerebbe per girare Morte di una nazione, un atto d’amore, tra l’altro, per gli assassini israeliani e dell’Occidente collettivo, per celebrare l’assassinio dell’Ucraina e della Palestina.

Proverbio cinese:

Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere dell’Occidente collettivo.

 

 

 

Caitline Johnstone – Israele, il diritto internazionale e il controllo della narrazione

La Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di cessare l’assalto a Rafah, un ordine che sarà certamente ignorato da Israele con il pieno sostegno di Washington. Tutto questo arriva pochi giorni dopo che la Corte penale internazionale aveva annunciato la sua intenzione di chiedere mandati di arresto per funzionari israeliani per crimini di guerra a Gaza, che saranno anch’essi respinti da Israele e dal suo alleato egemone a ovest.

L’altro giorno il procuratore della CPI Karim Khan ha dichiarato che, mentre si preparava a richiedere i mandati d’arresto israeliani, gli è stato detto da “un alto dirigente” che “questo tribunale è stato costruito per l’Africa e per i delinquenti come Putin”. Di solito non si sentono i dirigenti dell’impero esprimere pubblicamente un’opinione così franca, ma non è certo sorprendente che questa sia la loro visione dietro le quinte. E, tecnicamente, non è affatto falsa: basta dare un’occhiata alla lista dei prigionieri detenuti all’Aia per scoprire che si tratta di persone provenienti da Paesi piccoli, deboli e per lo più africani.

È un puro e semplice fatto che il “diritto internazionale” non viene mai applicato contro le nazioni potenti o i loro alleati protetti, perché non ci sarebbe modo per la comunità internazionale di far valere quelle leggi su di loro, senza scatenare una massiccia guerra mondiale che coinvolga gli Stati dotati di armi nucleari. Gli Stati Uniti hanno notoriamente messo in atto il loro “Atto di occupazione dell’Aia” tra le invasioni dell’Afghanistan e dell’Iraq, per assicurarsi di poter usare la forza militare per liberare qualsiasi militare degli Stati Uniti o dei loro alleati (tra cui Israele) che finisca detenuto dalla Corte penale internazionale. Attualmente non c’è nessuna forza al mondo che sia disposta e in grado di impedire alla macchina da guerra statunitense di fare una cosa del genere.

Una legge non è veramente una legge se non può essere applicata. Se uccido qualcuno in una città di oggi, un gruppo di agenti delle forze dell’ordine verrà ad arrestarmi e mi manderà in prigione. Se uccidessi qualcuno negli Stati Uniti occidentali durante il diciannovesimo secolo, non avrebbe importanza cosa dicono le leggi della città se lo sceriffo e i suoi uomini hanno troppa paura di me per consegnarmi alla giustizia. È un po’ quello che succede a livello internazionale: c’è una grande banda di delinquenti senza legge che fa quello che vuole, perché non c’è nessun altro in giro con una potenza di fuoco sufficiente a fargli rispettare le leggi.

In realtà, il “diritto internazionale” è una menzogna e per due ragioni principali. È una menzogna nel senso che le potenze occidentali pretendono falsamente di valorizzarlo e di sostenerlo, ed è una menzogna nel senso che non ha alcuna esistenza significativa, dal momento che viene applicato solo a potenze piccole e deboli.

Le azioni della Corte penale internazionale e della Corte internazionale di giustizia sono utili solo nella misura in cui aiutano a distogliere la gente dall’illusoria convinzione che le potenze occidentali si preoccupino minimamente del diritto internazionale, e nel senso che rendono chiaro al mondo intero che Israele e i suoi potenti alleati occidentali stanno apertamente violando le regole che fingono di rispettare. È utile come contro-narrazione rispetto alla narrazione imperiale ufficiale di ciò che sta accadendo, ma non è utile come costrutto legale o mezzo per porre fine alle atrocità israeliane in sé e per sé.

Ecco perché i funzionari statunitensi e israeliani si infuriano e si infuriano per le azioni della Corte internazionale di giustizia e della Corte penale internazionale. Non perché temano che questi tribunali siano in grado di applicare le sentenze che emettono, ma perché ciò indebolisce il loro controllo sulla narrazione. Queste sentenze sono state emesse di fronte al mondo intero e dicono cose molto brutte su ciò che Israele e i suoi alleati hanno fatto a Gaza.

Israele e i suoi difensori si infuriano per questi sviluppi per lo stesso motivo per cui si infuriano per qualsiasi sviluppo che influisca sul loro controllo della narrazione su larga scala e in modo mainstream. Si infuriano contro la Corte internazionale di giustizia e la Corte penale internazionale per lo stesso motivo per cui si infuriano contro le celebrità che criticano Israele o contro gli studenti che protestano nei campus universitari di tutto il mondo.

Tutto ciò che fa sì che i dirigenti dell’impero perdano la presa sulle storie dominanti che la gente racconta su ciò che accade nel mondo è una minaccia diretta al potere imperiale, perché scuote le persone dal torpore indotto dalla propaganda che le porta ad acconsentire allo status quo imperiale. Ecco perché gli Stati Uniti e Israele si impegnano così tanto per controllare la narrazione collettiva in Occidente; hanno bisogno che la gente acconsenta a cose che nessuna persona psicologicamente sana acconsentirebbe mai senza essere manipolata e ingannata.

I gestori dell’impero lavorano così duramente per controllare le narrazioni dominanti della nostra civiltà perché capiscono qualcosa che la gente comune non capisce: che il vero potere deriva dal controllo delle narrazioni.

L’unica ragione per cui la nostra società ha l’aspetto che ha e si muove nel modo in cui si muove è la narrazione che abbiamo accettato collettivamente di trattare come vera e reale. È l’unica ragione per cui il potere siede dove siede e opera nel modo in cui opera. È l’unico motivo per cui il denaro funziona come funziona. È l’unico motivo per cui le leggi sono leggi e il galateo sociale è galateo sociale.

Tutto ciò che riguarda la nostra società è determinato da narrazioni concordate collettivamente, il che significa che chiunque possa controllare tali narrazioni può controllare la nostra società. Se improvvisamente tutti sviluppassero un’acuta consapevolezza del fatto che tutto questo è inventato e che possiamo cambiare le nostre narrazioni concordate collettivamente ogni volta che vogliamo, i nostri governanti non sarebbero più i nostri governanti e potremmo creare qualsiasi tipo di società vogliamo.

Quindi c’è molto in ballo in questa storia del controllo della narrazione. È la sostanza stessa di cui è fatto il potere. È di questo che si preoccupano i gestori dell’impero, non del “diritto internazionale”. Quindi, mentre Gaza non sarà salvata da nessuna azione dei tribunali internazionali, potrebbe essere salvata da un numero sufficiente di persone che si svegliano dal controllo narrativo dei nostri governanti per imporre un vero cambiamento. Se un numero sufficiente di persone scollega le proprie menti dalla matrice della propaganda e della manipolazione imperiale, non c’è limite a ciò che l’umanità può raggiungere come specie.

* Fonte originale:  https://www.caitlinjohnst.one 
(Traduzione de l’AntiDiplomatico)

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UN ATTACCO MISSILISTICO ISRAELIANO TRASFORMA IL CAMPO PROFUGHI DI RAFAH IN UN PAESAGGIO INFERNALE – Mike Whitney
Domenica, Israele ha lanciato diversi missili contro una “zona sicura” nel quartiere Tal al-Sultan di Rafah. Le esplosioni, udibili a chilometri di distanza, hanno innescato un incendio di vaste proporzioni che ha attraversato rapidamente l’accampamento intrappolando molte persone nelle loro tende, dove sono state bruciate vive. Le scene raccapriccianti sono apparse quasi immediatamente su diversi canali di social media, dove milioni di spettatori hanno potuto vedere in prima persona gli effetti dell’assalto omicida di Israele. Molti dei video apparsi su Twitter sono troppo raccapriccianti per essere visti. In un video particolarmente orribile, un uomo barbuto regge i resti senza testa di un bambino fatto a pezzi solo pochi minuti prima…

…È un omicidio. Come ha detto recentemente lo scrittore Norman Finklestein, “Israele sta ammazzando delle persone in un campo di concentramento“.

Ha ragione, non è vero? E ancora più scioccante è il fatto che stiano massacrando donne e bambini con un gusto che rasenta la psicosi clinica. Ma non si tratta di psicosi; è una forma di fanatismo che non ha eguali nei tempi moderni. Tenete presente che non c’è alcun valore strategico nel far saltare in aria un accampamento di sfollati. Non ha alcuno scopo militare. Il che ci porta a credere che l’impulso per queste atrocità sia qualcosa di completamente diverso, qualcosa di molto più oscuro e sinistro. Si tratta di puro sport sanguinario: uccidere per il gusto di uccidere. Nessuno vuole ammetterlo, ma, dopo sette mesi di implacabile ferocia, non è più possibile ignorare la pura verità: Israele si sta impegnando nelle forme più estreme di violenza omicida perché ciò rafforza il suo senso collettivo di superiorità. È scioccante. Questo è tratto da un articolo di Aljazeera:

I funzionari di Gaza affermano che il bilancio delle vittime degli attacchi aerei israeliani contro un campo di sfollati palestinesi vicino a Rafah, nella parte meridionale della Striscia, è salito a 45…. Testimoni hanno detto che almeno otto missili hanno colpito il campo – una zona sicura designata – domenica sera intorno alle 20.45 ora locale.

L’agenzia di stampa Wafa, citando la Società della Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS), ha affermato che molte delle vittime sono “bruciate vive” all’interno delle loro tende nell’area di Tal as-Sultan…

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha dichiarato che il suo ospedale da campo a Rafah stava ricevendo molti feriti e che anche altri ospedali stavano accogliendo un gran numero di pazienti.

Gli attacchi aerei hanno appiccato il fuoco alle tende, le tende si stanno sciogliendo e anche i corpi delle persone si stanno sciogliendo“, ha dichiarato uno dei residenti arrivati all’ospedale kuwaitiano di Rafah, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters.

Medici Senza Frontiere ha dichiarato che “decine di feriti” sono stati portati in una delle sue strutture.

“Siamo inorriditi da questo evento mortale, che dimostra, ancora una volta, che nessun luogo è sicuro”, ha scritto il gruppo sulla piattaforma di social media X, ribadendo la richiesta di un cessate il fuoco immediato.

Death toll in Israeli attack on displaced Palestinians in Rafah rises to 45, Aljazeera

Tutte le vittime dell’attacco israeliano erano state costrette a spostarsi più volte nel recente passato. Far spostare enormi gruppi di persone da un luogo all’altro è una forma di tormento psicologico che mira a intensificare le sensazioni di paura e insicurezza. Lo scopo ultimo di questa psyop è quello di costringere i palestinesi a fuggire dal Paese ogni volta che se ne presenti l’occasione. Con le loro case e città ormai ridotte in macerie, i loro cari morti o feriti, l’accesso al cibo e all’acqua interrotto e il loro intero tessuto sociale distrutto, l’aspettativa è che i palestinesi lascino volontariamente la loro patria permettendo a Israele di controllare l’intera area dal fiume al mare, quello che era il piano sionista fin dall’inizio. Questo è tratto da un articolo del World Socialist Web Site:

… lo storico israeliano di fama mondiale Ilan Pappé lo aveva definito il “mito fondante” del Sionismo; il fatto che la “Nakba” del 1948, quando 750.000 palestinesi erano stati espulsi dalle loro case, sarebbe stato un reinsediamento volontario da parte dei palestinesi, non provocato dalle azioni delle forze israeliane.

Il libro di Pappé del 2006, The Ethnic Cleansing of Palestine, è un’esposizione devastante di tutte le bugie della storiografia ufficiale israeliana. Dimostra che lo sfollamento e l’uccisione in massa dei palestinesi nel 1948 erano stati il risultato di un piano dettagliato e consapevole.

In un agghiacciante parallelo con gli eventi odierni, Pappé spiegava che Israele aveva mascherato i suoi piani come una risposta agli attacchi di una milizia araba, osservando: “Nel febbraio 1947, la politica sionista era inizialmente basata sulla rappresaglia contro gli attacchi palestinesi, ma, alla fine, nel marzo 1948, si era evoluta in una forma di pulizia etnica dell’intero Paese”.

Aveva poi aggiunto:

Una volta presa la decisione, c’erano voluti sei mesi per completare la missione. Al termine, più della metà della popolazione autoctona della Palestina, quasi 800.000 persone, era stata sradicata, 531 villaggi erano stati distrutti e undici quartieri urbani svuotati dei loro abitanti. Il piano, deciso il 10 marzo 1948, e, soprattutto, la sua sistematica attuazione nei mesi successivi, era stato un chiaro caso di operazione di pulizia etnica, considerata oggi dal diritto internazionale come un crimine contro l’umanità. (P. 14)

Il genocidio di Gaza segna il culmine di quelli che, secondo Pappé, erano gli obiettivi “fissati dal movimento sionista già all’inizio, al momento della sua apparizione in Palestina: avere la maggior parte possibile della Palestina con il minor numero possibile di palestinesi al suo interno“…..

Ogni giorno diventa più chiara l’effettiva politica statunitense-israeliana di genocidio e pulizia etnica. Per garantire la riorganizzazione del Medio Oriente dominata dagli Stati Uniti, quella che Biden ha definito il “sogno di generazioni”, è infatti necessaria la “fine di Gaza”, cioè la sistematica repressione della resistenza organizzata del popolo palestinese alla dominazione israelianaThe assault on Rafah and the ethnic cleansing of Palestine, World Socialist Web Site

Le atrocità a cui assistiamo giorno dopo giorno a Gaza sono alimentate da una smodata volontà di controllare ogni centimetro della Palestina storica e di espellere i suoi abitanti per stabilire una maggioranza ebraica permanente all’interno dei confini del nuovo Stato allargato. Il massacro della scorsa notte dimostra, ancora una volta, che Israele non si fermerà davanti a nulla per raggiungere il suo obiettivo.

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Israele e la sua guerra all’istruzione nella Striscia di Gaza – Nour Naim

L’Università Al-Israa distrutta, Striscia di Gaza.

L’esperienza dei palestinesi in termini di sfollamento, asilo ed espropriazione a partire dalla Nakba del 1948 ha innescato quella che può essere descritta come una rivoluzione educativa, portandoli a diventare una delle società più qualificate e istruite del mondo. Allo stesso tempo, il settore dell’istruzione in Palestina in generale, e a Gaza in particolare, ha sofferto i continui attacchi da parte dell’occupazione israeliana. La guerra genocida in corso da parte di Israele a Gaza ha comportato enormi costi umani e infrastrutturali. Ha distrutto scuole, università e istituti tecnici e ha ucciso un gran numero di insegnanti e studenti in un evidente tentativo di punire la Striscia di Gaza privandola dei mezzi per istruire i suoi abitanti e prepararli per il futuro.

L’attuale scolasticidio
La guerra israeliana a Gaza ha sistematicamente e deliberatamente preso di mira il settore dell’istruzione con l’intento di sfollamento ed emarginazione. Karma Nabulsi, una studiosa dell’Università di Oxford, ha coniato per prima il termine “scolasticidio” per descrivere la demolizione intenzionale delle infrastrutture educative e il termine è diventato popolare durante l’invasione israeliana di Gaza nel 2008-2009. I ricercatori oggi sostengono che l’attuale attacco dell’esercito israeliano alle istituzioni educative in Palestina è un chiaro esempio di scolasticidio, parte di un modello ben consolidato e di lunga data di attacchi deliberati contro la creazione di conoscenza e patrimonio culturale, portati avanti come parte dell’occupazione coloniale e di politiche per dissuadere i palestinesi dal resistere. La guerra in corso dal 7 ottobre è la peggiore in termini di distruzione e perdite, in particolare nel settore dell’istruzione.

Israele ha inflitto tre tipi principali di perdite al settore dell’istruzione di Gaza.

Distruzione fisica delle istituzioni educative. I bombardamenti israeliani hanno distrutto tutti e dodici gli istituti di istruzione superiore di Gaza o parti di essi. La più recente è l’Università Al-Israa. Il generale di brigata Barak Hiram, l’ufficiale che ha ordinato la distruzione dell’università, è stato semplicemente censurato per le sue azioni, presumibilmente per non aver ottenuto il permesso richiesto dalle autorità militari. In effetti, si dice che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu stia promuovendo Barak Hiram, nonostante le voci secondo cui egli sarebbe stato responsabile dell’uccisione di 13 cittadini israeliani il 7 ottobre mentre rispondeva all’attacco di Hamas.

Abdel Razzaq Takriti di Scholars Against the War on Palestine ha descritto le condizioni a Gaza come un “totale annientamento dell’istruzione palestinese”. In effetti interi istituti scolastici sono stati demoliti, cancellando decenni di progresso educativo e lasciando solo il ricordo di ciò che erano una volta. Questa perdita non ha colpito solo l’infrastruttura fisica, ma ha anche cancellato risorse e conoscenze inestimabili accumulate nel corso degli anni.

All’inizio di febbraio centinaia di migliaia di sfollati interni utilizzavano circa il 92% di tutti gli edifici scolastici di Gaza come rifugi, nonostante prove evidenti di danni di vario grado. L’Education Cluster (EC), un consorzio di partner delle Nazioni Unite, già a febbraio riferiva che 386 edifici scolastici, ovvero il 78% di tutte le scuole di Gaza, avevano subito danni, con 25 scuole completamente danneggiate, 113 gravemente danneggiate, 125 con danni moderati, e 123 con danni minori. Secondo la BBC, uno studio dell’Education Cluster sui siti danneggiati ha rilevato che la distruzione effettiva potrebbe essere superiore del 20% a quella riportata.

Uccisione degli educatori. Il Ministero palestinese dell’Istruzione ha riferito che in data 26 febbraio più di 800 insegnanti erano rimasti feriti e più di 239 membri del personale scolastico erano stati uccisi a partire dal 7 ottobre. Euro-Mediterranean Human Rights Monitor (Euro-Med), una ONG con sede a Ginevra, riferisce che attacchi mirati hanno ucciso molti accademici a Gaza, soprattutto quelli con titoli di studio avanzati. Euro-Med ha riscontrato che dal 7 ottobre tre rettori universitari sono stati presi di mira, insieme a più di 95 presidi e professori universitari. La reale portata di queste perdite rimane sconosciuta, poiché molti decessi probabilmente non vengono registrati. Nella sua ultima dichiarazione il 19 febbraio, il Ministero dell’Istruzione ha annunciato che 5.213 studenti sono stati uccisi e 8.691 feriti dall’inizio dell’aggressione nell’ottobre 2023.

Dall’inizio della guerra nell’ottobre 2023, 5.213 studenti sono stati uccisi e 8.691 feriti.

Distruzione della cultura e del patrimonio. L’assalto di Israele si è poi esteso a musei, biblioteche e archivi. Molti di questi luoghi sono stati distrutti, danneggiati o saccheggiati, con la demolizione di documenti storici, manoscritti e manufatti di inestimabile valore.

Alcuni studiosi non sono convinti che l’attuale definizione di scolasticidio sia sufficiente a coprire le atrocità in corso contro i settori dell’istruzione e della cultura nella Striscia di Gaza. Gli Accademici Contro la Guerra alla Palestina, ad esempio, sostengono che il termine dovrebbe essere ampliato per includere i danni deliberati ad amministratori, insegnanti e alunni, l’accesso ostacolato all’istruzione e gli attacchi sistematici come l’assedio, la chiusura o l’ostruzione dell’accesso alle istituzioni educative. Tutto questo è cancellazione culturale, che è una forma di genocidio culturale perpetuato quando il patrimonio culturale viene distrutto di proposito.

Considerando le argomentazioni di questi studiosi e analizzando i dati provenienti da diverse fonti credibili, si può giustamente espandere la portata del termine. Infatti, il Ministero dell’Istruzione di Gaza ha sospeso l’anno accademico 2023-2024 per motivi di sicurezza. Dal 6 novembre gli studenti non hanno potuto riprendere gli studi.

Distruggere l’istruzione fa parte di un piano

Perché Israele sta conducendo questo attacco al settore educativo palestinese? Molte le ragioni che vengono in mente:

  • Arrestare il progresso sociale: tutte le istituzioni educative, comprese scuole, università e centri culturali, contribuiscono a preservarel’identità nazionale palestinese e promuovono lo sviluppo personale e intellettuale, facilitando il progresso globale dei palestinesi. Lo studioso palestinese Rami Khouri lo ha spiegato in modo succinto, scrivendo che “[La] prima generazione è andata al lavoro, la seconda generazione ha avuto accesso all’istruzione e la terza generazione entrerà in azione”. Israele mira a riportare il popolo palestinese allo stadio pre-educativo, concentrato esclusivamente a procurarsi le cose essenziali per la sopravvivenza.
  • Attaccare l’UNRWA. Attaccare il settore dell’istruzione è un modo per ostacolare e limitare il lavoro dell’UNRWA, che ha contribuito in modo determinante all’istruzione dei palestinesi.
  • Perpetuare la dipendenza di Gaza. La distruzione deliberata di capitale umano diversificato e altamente qualificato, unita al continuo attacco alle infrastrutture educative e all’assassinio di studiosi, serve al sinistro scopo di perpetuare la sottomissione di Gaza a Israele e alle sue condizioni oppressive. Questa strategia non solo soffoca ogni prospettiva di autonomia di sviluppo, ma perpetua anche l’intrappolamento di Gaza in un circolo vizioso di dipendenza, dove il continuo bisogno di aiuti, comprese le necessità vitali come cibo e medicine, non lascia spazio per avanzamenti o progressi.
  • Soffocare lo sviluppo intellettuale palestinese.La deliberata distruzione delle infrastrutture educative mira a ostacolare e soffocare lo sviluppo intellettuale palestinese. L’uccisione mirata di accademici e professionisti in campi come la medicina, il giornalismo e l’ingegneria, insieme alla stretta sorveglianza di coloro che lavorano in settori come la tecnologia e l’ingegneria, deriva dalla paura che il sistema educativo palestinese produca talenti che potrebbero sfidare il dominio israeliano sul piano scientifico e intellettuale.
  • Sopprimere la narrativa palestinese.L’istruzione gioca un ruolo cruciale nel plasmare la narrativa palestinese. Il sistema educativo palestinese produce una generazione che rifiuta inequivocabilmente l’occupazione e denuncia a livello globale i crimini di Israele Tutto ciò minaccia di compromettere la narrativa israeliana. L’uccisione da parte di Israele, nel dicembre 2023, del professore e poeta di Gaza Rafaat Al-Areer, che si era eloquentemente rivolto al mondo raccontando in inglese l’esperienza palestinese sotto il dominio e l’occupazione israeliana, è un esempio terrificante di come Israele usi la violenza per sopprimere la narrativa palestinese.

Ricostruire il futuro: l’istruzione nella Gaza del dopoguerra

Dopo la fine dell’attuale guerra, la comunità educativa di Gaza dovrà affrontare sfide significative, tra cui la ricostruzione delle infrastrutture educative e la risposta ai bisogni psicologici degli studenti e degli insegnanti che ne sono stati colpiti. Molti accademici palestinesi, tra cui il professor Kamalain Shaath, presidente dell’Università Islamica di Gaza, ritengono che il ripristino del settore educativo nella Striscia sarà un processo articolato che dovrà iniziare non appena la guerra finirà. Tale processo dovrebbe iniziare con la rimozione delle macerie e la riparazione di tutto ciò che è recuperabile.

Dovrebbe seguire la fornitura di tende ed edifici prefabbricati per le attività educative, dotati dei beni di prima necessità e dei servizi logistici. Si dovranno adeguare gli orari degli studenti e del personale accademico per accogliere il maggior numero possibile di studenti e discipline. Sarà necessario condurre valutazioni di sicurezza per gli edifici parzialmente danneggiati, consentendo la ripresa delle lezioni e fornendo una spinta psicologica agli studenti. Sebbene la qualità dell’istruzione potrebbe esserne compromessa, questo passaggio è cruciale. Gli studenti avranno bisogno di accedere ad aule temporanee per lo studio autonomo e per i servizi logistici.

A questa fase dovrà seguirne una di ricostruzione globale e ripristino degli edifici e delle strutture universitarie, riportandoli allo stato prebellico. La carenza di personale educativo dovuta alle perdite di vite umane dovrebbe essere affrontata attraverso un appello pubblico agli accademici di Gaza ora all’estero affinché ritornino e riprendano a insegnare e si potrà utilizzare l’insegnamento online quando sarà ripristinata una qualità accettabile dell’accesso a internet. Saranno necessari forti contributi da parte delle università della Cisgiordania per colmare il deficit di personale docente. Si focalizzerà l’attenzione sull’utilizzo del materiale didattico disponibile, rinviando le materie che richiedono laboratori e attrezzature fino a quando questi non saranno disponibili.

Il successo di questo piano dipenderà dal superamento dei vincoli finanziari, della complessa situazione politica e delle sfide in materia di sicurezza. Da ciò deriva l’importanza della cooperazione tra governo, organizzazioni internazionali e società civile. Rispondendo ai bisogni immediati di studenti ed insegnanti e gettando le basi per una ripresa a lungo termine, il piano rappresenterà un passo cruciale verso la ricostruzione di un futuro migliore per Gaza attraverso l’istruzione.

Nonostante l’assalto implacabile, la distruzione sistematica e il deliberato attacco all’istruzione, lo spirito indomabile di Gaza prevale e il suo impegno nei confronti dell’istruzione per costruire l’indipendenza nazionale rimane forte. La fine della guerra, infatti, non è sufficiente per la ripresa e il consolidamento del processo educativo. Ciò che servirà è un piano nazionale palestinese che si concentri sulla promozione dell’individuo e della comunità al servizio del progetto nazionale palestinese di libertà e indipendenza.

Le opinioni espresse in questa pubblicazione appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la posizione dell’Arab Center Washington DC, del suo staff o del suo Consiglio di Amministrazione.

https://arabcenterdc.org/resource/israels-war-on-the-education-sector-in-the-gaza-strip/

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

da qui

 

https://www.youtube.com/watch?v=23ktpyOeaqQ&ab_channel=MatteoSaudino-BarbaSophia

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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