«Italia occulta»
recensione di Gian Marco Martignoni al libro di Giuliano Turone
Come in Cile e in Grecia anche nel nostro paese l’ascesa delle sinistre e del movimento operaio ha suscitato una potente controffensiva da parte dell’insieme delle forze reazionarie, più comunemente denominata “strategia della tensione”, che è culminata nella strage di Piazza Fontana del 12 Dicembre 1969.
Ma anche il decennio successivo, stante l’avanzata del PCI nelle elezioni del biennio 1975-76, il suo ingresso nel governo di solidarietà nazionale, il dialogo avviato tra Aldo Moro ed Enrico Berlinguer sulle prospettive del paese, è stato costellato da una eclatante serie di vicende tragiche, tutte ben collegate tra di loro da un comune filo nero. Tanto che la nostra democrazia ha dovuto fronteggiare l’attacco proditorio dell’anti-stato, costituito dai nemici della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, per riprendere le tesi di Norberto Bobbio sul potere invisibile.
Una puntuale ricostruzione di queste vicende ( dal caso Moro alla strage di Bologna del 1980, dall’omicidio di Mino Pecorelli a quello di Piersanti Mattarella, senza trascurare l’assassinio del capitano dei Carabinieri Enzo Basile e del giudice Mario Amato ) che hanno evidenziato le gravi responsabilità della Loggia P2, della CIA, dei servizi segreti, della Arma dei Carabinieri, delle mafie, delle formazioni dell’estrema destra ( Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo), della criminalità politica e comune, è ora fruibile unitariamente nel corposo volume di Giuliano Turone Italia Occulta (Edizioni Chiarelettere, pp. 461, € 19).
Giuliano Turone che con Gherardo Colombo è stato giudice istruttore nell’inchiesta sulla Loggia P2, scoperchiando il variegato mondo che ruotava attorno alla figura del venerabile Licio Gelli, nelle vesti dello storico ha teso, sulla base delle “circostanze di fatto” , a disvelare molti dei lati oscuri relativi alle trame eversive e ai processi che hanno affollato le aule giudiziarie di tutta Italia.
Il volume è dedicato a quei servitori della Repubblica, a partire da Tina Anselmi, che fu la presidente della Commissione d’inchiesta sulla Loggia P2, che con la loro dirittura morale e la messa a repentaglio della propria vita hanno impedito che si realizzasse il disegno eversivo della P2. D’altronde, la P2 in quegli anni con i suoi adepti presidiava ogni apparato dello stato : pertanto, il commissario di pubblica sicurezza di Padova Pasquale Iuliano, che nel settembre del 1969 aveva segnalato all’autorità giudiziaria il pericolo imminente di attentati, fu sospeso dal servizio e dalla retribuzione, finendo addirittura sotto processo. Allo stesso modo il generale Giorgio Manes, avendo osato indagare gli ambiti piduisti dell’Arma dei carabinieri a proposito del Piano Solo del 1964, fu oggetto di una vera e propria persecuzione non solo di carattere disciplinare; mentre il giudice Giancarlo Stiz di Treviso, che con il magistrato Pietro Calogero aveva ipotizzato la pista neofascista per Piazza Fontana, oltre a finire sotto processo, fu con la famiglia al centro di pesanti minacce, alcune delle quali provenienti dal centralino della Camera dei deputati, e di un progetto di attentato poi non avvenuto. Piduisti erano anche i carabinieri della divisione Pastrengo, comandati dal generale Giovanbattista Palumbo, e quelli della legione di Milano, diretti dal colonnello Rocco Mazzei, che agli ordini di Licio Gelli si contrapponevano al ruolo e ai compiti esercitati , su mandato del Viminale, dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Inoltre ,Turone rileva come i servizi segreti ( Sisde e Sismi ) controllati dalla P2, tramite i generali Giulio Grassini e Giuseppe Santovito, hanno fatto di tutto per nascondere la verità sulla strage di Bologna attraverso una serie infinita di depistaggi.
Infine, nell’appendice del libro sono contenuti quattro saggi di Antonella Beccaria, Stefania Limiti, Sergio Materia e Beniamino A. Piccone che affrontano alcune tematiche – dai dimenticati dello stato alle interferenze nel caso Moro, dalla giustizia in una provincia ad alta densità massonica come Perugia al caso dello scandalo dell’Italcasse – meritevoli di un supplemento nel campo dell’indagine storiografica.