Izet Sarajlic .. poesia che non basta mai
di Sandro Sardella
un blues balcanico il “Libro degli addii” di Izet Sarajlic (1930-2002) ..
(Multimedia Edizioni – Salerno – 2017 – con una nota di Erri de Luca-
traduzione e cura di Sinan Gudzevic e di Raffaella Marzano) ..
la sua poesia è un massaggio all’anima che arriva dalla città di Sarajevo
assediata .. parole scritte col calore della resistenza .. con l’amarezza
dei bei tempi schiacciati dalle ombre oscure della guerra .. ma .. per
conservare la fede nell’amore e .. la speranza nella fratellanza degli
uomini .. .. Sarajlic conferma .. che la sorte di quei poeti che lui saluta
e ricorda .. poeti che non si sono schierati con le ideologie nazionaliste
.. dopo la terribile guerra .. la loro sorte sarà forse quella di essere
raminghi tra luoghi senza confini .. .. un testamento poetico e politico
di uno dei maggiori protagonisti del secondo Novecento .. il cantore
della Sarajevo città martire .. “il poeta dell’amicizia” .. ..
.. essendo testi poetici molto lunghi .. vivi della viva tradizione di
Majakovskij .. ecco l’attacco del primo “Addio” ..
ADDIO A SLOBODAN MARKOVIC
La cosa più importante quando cominciammo a scrivere
non era tanto creare versi
quanto nei versi riabilitare l’amore.
Su tutto intorno a noi incombeva l’ombra della guerra passata.
Era necessario per noi stessi e per gli altri
riscoprire la bellezza delle mattinate d’inverno
ed il valore di un sorriso dal finestrino del treno dei gitanti.
Era necessario riabilitare tutte le parole dell’uomo
perché da coltello fino ad erba
tutte erano macchiate di sangue.
Scrivere una poesia
era la stessa cosa che piantare una betulla per un parco futuro
o
mettere un campanello ad una porta.
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.. Proseguo questa nota proponendo alcune poesie da:
“Qualcuno ha suonato” (Multimedia Ed.- Salerno – 2001 – nota
di Erri de Luca- traduzione di Sinan Gudzevic e Raffaella Marzano)
*
I critici di poesia
Perché i critici di poesia
non scrivono poesia
giacchè sanno tutto della poesia?
Sapessero,
forse preferirebbero scrivere poesia che di poesia.
I critici di poesia sono come i vecchi.
Anch’essi sanno tutto dell’amore.
Quello che non sanno è fare l’amore.
*
Da qualche tempo
Da qualche tempo
non mi interessa affatto la poesia.
Quello che mi interessa è la vita.
I luoghi peggiori nella poesia in verità sono la poesia.
Non appena la vita irrompe nella poesia,
i versi, anche senza l’intervento dell’autore,
diventano poesia.
*
Se sono sopravvissuto a tutto questo
Se sono sopravvissuto a tutto questo
è grazie alla poesia
e, anche, a dieci o quindici persone,
gente comune,
santi di Sarajevo,
gente che conoscevo appena prima della guerra.
Anche lo Stato ha dimostrato una certa comprensione
per le mie sventure,
ma ogni volta che andavo a bussare alla sua porta,
era partito –
ora a Ginevra,
ora a New York.