Joao Cándido, l’«ammiraglio nero» che…

… lottò per i diritti dei marinai brasiliani

Il 22 novembre 1910  la rivolta contro le frustate e le altre pene corporali.  Joao Cándido è stato rimosso dalla storia sociale del Brasile. Soltanto nel 2008, a Río de Janeiro, fu innalzata una statua in sua memoria, a 39 anni dalla morte, e Lula sancì l’amnistia postuma per lui nonostante l’opposizione della Marina militare.

di David Lifodi

Centoundici anni fa, il 22 novembre 1910, a Rio de Janeiro, l’”ammiraglio nero” Joao Cándido capeggiò la Revolta da Chibata, seguito dai marinai afrobrasiliani stanchi delle punizioni corporali imposte dal governo.

Denominata anche “La Revuelta de los latigazos” (la rivolta delle frustate, corrispondente al portoghese “chibata”, che significa scudisciata), la sollevazione prese alla sprovvista gli alti vertici della marina militare brasiliana e rappresentò un inequivocabile segnale per alzare l’attenzione sulle condizioni disumane a cui erano sottoposti i marinai. Fu così che nacque la cosiddetta Revolta da Chibata, sfociata poi in rivendicazioni legate al miglioramento delle condizioni salariali e alimentari.

Nel 1968 il giornalista e scrittore Edmar Morel raccolse la testimonianza di quella sollevazione dal protagonista della rivolta, Joao Cándido, dando vita alla storia dei marinai che insorsero a seguito delle duecento frustate inflitte ad un loro compagno, Marcelino Rodrigues, per aver ferito un commilitone, il 16 novembre 1910.

I marinai si impossessarono delle navi da guerra e le puntarono minacciosamente verso il Palazzo presidenziale per esigere la fine delle punizioni corporali e di altri trattamenti degradanti.

Il presidente di allora, Hermes da Fonseca, inizialmente non poté far altro che accettare le condizioni poste dai rivoltosi, a patto che consegnassero le armi e sospendessero l’occupazione delle imbarcazioni, ma si trattò di una trappola e, non appena sospesa la rivolta, il governò arrestò i marinai ribelli sottoponendoli, una volta di più, a tremende pene corporali.

Tra i primi ad essere arrestati vi fu l’”ammiraglio nero”, condannato ad un anno e sei mesi di prigione oltre ad essere espulso dalla Marina, composta in gran parte da mulatti e afrodiscendenti, ma comandata, ai vertici, da bianchi.

La ribellione di quel 22 novembre 1910 rappresentò comunque una delle prime mobilitazioni contro il razzismo e la discriminazione di cui erano vittime i marinai neri, sinonimo di povertà e miseria e sottoposti alle vessazioni dei loro superiori bianchi, apertamente razzisti.

A seguire il trentenne Joao Cándido furono oltre duemila marinai che non erano disposti né a tollerare oltre la condizione di schiavitù nella quale si trovavano né il disprezzo di quella patria che pure si impegnavano a difendere. Tra le richieste dei rivoltosi vi era non solo quella di vedersi riconosciuti i diritti sanciti dalla Costituzione del loro paese, ma anche la cacciata degli ufficiali che imponevano le punizioni corporali. Se entro 12 ore il governo non avesse accolto le loro richieste, Joao Cándido avrebbe ordinato di cannoneggiare l’allora capitale Río de Janeiro dalle navi di cui i marinai si erano impossessati nella baia di Guanabara.

Lo Stato brasiliano promise, inizialmente, l’amnistia per i ribelli e l’eliminazione delle pene corporali per gli uomini della Marina a condizione che questi ultimi consegnassero le navi e le armi, ma non appena Joao Cándido e i suoi accettarono furono arrestati e spediti in Amazzonia, dove furono costretti ai lavori forzati in condizioni ben peggiori di quelle a cui dovevano sottostare come marinai.

Dal 2003, ogni 22 novembre, in Brasile si celebra la giornata della lotta contro le discriminazioni. Quando i marinai si ammutinarono, spararono all’ufficiale Batista das Neves e minacciarono di bombardare la capitale, a vacillare non fu solo lo Stato, ma tutto quel sistema che si riconosceva nell’aristocrazia a scapito degli afrodiscendenti.

Tra i leader della rivolta, insieme a João Cândido (sulla nave Minas Gerais ), vi furono Ricardo Freitas e Francisco Dias Martins (sul Bahia ) e Gregorio Nascimento (sul São Paulo ).

João Cândido, morto in povertà, non è mai stato riconosciuto come un protagonista della storia del Brasile e, prima di essere espulso dalla Marina, fu spedito in una sorta di manicomio da cui fu allontanato dopo due mesi perché non era pazzo, venne ricondotto in prigione e lì riuscì a sopravvivere a due tentativi per assassinarlo.

Soltanto nel 2008, a Río de Janeiro, fu innalzata una statua in memoria di João Cândido, a trentanove anni dalla sua morte, e l’allora presidente Lula sancì l’amnistia postuma per lui e per i suoi compagni. L’opera di rimozione delle sue gesta era tale che la Marina si oppose all’edificazione della statua contestandone la legittimità e sostenendo che il marinaio non fosse stato protagonista di alcun atto di eroismo.

In precedenza, nel 1964, a Edmar Morel, il giornalista e scrittore autore del libro A Revolta da Chibata, furono tolti i diritti politici e la sua opera è stata ripubblicata solo nel 2010 dalla casa editrice Paz e Terra.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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