Juan Gelman: «Bere la notte lentamente…»
129esimo appuntamento con “la cicala del sabato” (*)
Sto seduto come un invalido nel deserto del mio desiderio di te
Mi sono abituato a bere la notte lentamente, perché so
che la abiti, non importa dove, popolandola di sogni.
Il vento della notte abbatte stelle tremanti fra le mie mani,
che ancora non si adattano, vedove inconsolabili della
tua chioma.
Nel mio cuore si agitano gli uccellini che in lui hai seminato
e a volte gli darei la libertà che esigono per ritornare
a te, con il gelido filo del coltello.
Ma non può essere. Perché sei tanto in me, tanto viva
in me, che se morissi io, ti morirei.
[da «Violino e altre questioni», traduzione di Laura Branchini]
IL TESTO ORIGINALE
Estoy sentado como un inválido en el desierto de mi deseo de ti
Me he acostumbrado a beber la noche lentamente, porque
sé que la habitas, no importa dónde, poblándola de
sueños.
El viento de la noche abate estrellas temblorosas en mis
manos, que aún no se conforman, viudas inconsolables de
tu pelo.
En mi corazón se agitan los pájaros que en él sembraste
y a veces les daría la libertad que exigen para volver a ti,
con el helado filo del cuchillo.
Pero no puede ser. Porque estás tan en mí, tan viva en mí,
que si me muero a ti te moriría.
(*) Qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro da oltre 15 anni invia ad amiche/amici per 5 giorni alla settimana i versi che le piacciono; immaginate che gioia far tardi la sera oppure risvegliarsi al mattino trovando una poesia. Abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana fra le ultime poesie inviate quella da regalare alla “bottega” e io posto. Perciò ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]