K-Rimini
Ronde in spiaggia e guerra ai migranti: il modello leghista diviene prassi politica del Pd
di Lab. Paz Project Rimini
Rimini, la città del turismo di massa, d’estate lancia sempre nuove tendenze. Una piccola città di provincia, che conta 140mila abitanti, diviene d’estate la metropoli balneare per eccellenza, attraversata pertanto da tutte le contraddizioni e le mille sfaccettature che il capitalismo e la sua crisi irreversibile portano con sé.
I ritmi della vacanza scandiscono quelli del lavoro e la ricchezza enorme che attraversa questo territorio prodotta attraverso un’illegalità endemica e diffusa nell’industria turistico/stagionale, mettono a nudo quali siano i ricchi e i poveri, quelli che ci guadagnano e quelli che provano ad avere accesso a parte di quella ricchezza.
Guerra agli umani
Una settimana fa l’assessore alla sicurezza, Jamil Sadegholvaad, e il comandante dei vigili di Rimini scrivevano che “la guerra è persa“, che non ci sono mezzi nè uomini per contrastare l’illegalità diffusa dei venditori ambulanti che d’estate “calano” su Rimini.
Si parla di invasione, si usano tutte le terminologie del lessico razzista coniato in questo ventennio di politiche dell’odio contro i migranti, quando i numeri sono in realtà molto limitati, 200/250 venditori in transito nel territorio, forse qualcuno di più.
Poca cosa comunque di fronte all’illegalità diffusa nell’industria turistica e ai circa 13.000 lavoratori e lavoratrici stagionali sfruttati, ricattati e senza ammortizzatori sociali grazie alla “riforma del lavoro” Fornero.
Consigli comunali straordinari, comunicati stampa, strilli di un sindaco 42enne, Andrea Gnassi, nuova leva della classe dirigente al tempo delle larghe intese targate Pd/Pdl, che dichiara, fra un dj set e una piadina ai sardoncini: “guerra aperta agli abusivi”.
«Abbiamo più volte ribadito che oggi l’abusivismo commerciale in spiaggia presenta aspetti sempre più preoccupanti in materia d’ordine pubblico e che, come tali, vanno affrontati per la complessità e gravità che il fenomeno mostra. Siamo davanti a un problema di ordine pubblico, stiamo parlando di occupazione fisica dell’arenile… Siamo davanti ad un problema complesso, dalle molte sfaccettature ma che ha bisogno di misure forti per essere risolto».
Il modello leghista diviene prassi politica del Pd romagnolo, Maroni rivendica le ronde in spiaggia a Rimini, mentre media, istituzioni, polizia alimentano il clima di guerra: “dobbiamo espugnare gli abusivi!”.
A inizio estate Forza Nuova ha sfilato in centro a Rimini contro l’immigrazione e gli abusivi; l’azione più violenta contro i migranti, oggi, viene condotta materialmente dalle amministrazioni del Pd. Queste ultime si indignano per i proclami razzisti contro il ministro Kyenge ma nella pratica attuano lo stesso piano di stigmatizzazione verso l’anello più debole dell’illegalità diffusa in questo territorio: i venditori ambulanti.
Ci dovremmo chiedere con quale credibilità queste istituzioni rivendicano la legalità, quando nei 2400 alberghi presenti in provincia – il 60% dei quali sono gestiti da pseudo aziende e non a conduzione famigliare – si pratica illegalità diffusa. Lavoro gravemente sfruttato ed evasione fiscale. Ci dovremmo chiedere quanti sono i lavoratori e le lavoratrici stagionali che d’estate a Rimini lavorano dentro la legalità. O la pratichi o la subisci l’illegalità, questa è la realtà.
Il piano messo in campo dal Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza con l’istituzione dei vigilantes privati e che coinvolge anche le stesse associazioni di categoria è molto più pericoloso di ogni corteo dei fantocci di Fiore e Forza Nuova poiché mette in campo il piano delle ronde – rivendicato ieri dallo stesso Maroni – coinvolge cioè la società “civile” in un mutamento antropologico della pseudo lotta all’illegalità chiamando tutti e tutte alla vigilanza e all’azione contro i venditori ambulanti (extracomunitari, vu cumprà questa la terminologia utilizzata).
Al medesimo tempo i media locali pongono nuovamente il problema di come condannare anche chi compra. Il piano razzista e d’isteria collettiva sta producendo mostri.
Viene attualizzato e dato corpo con questo dispositivo di controllo dell’arenile a quello che il collettivo del Paz e Rumori sinistri avevano denunciato come razzismo attraverso una comunicazione privata inviata alle istituzioni locali rispetto ad alcuni commenti e proposte di azioni e intervento contro i venditori ambulanti pubblicate su un noto gruppo facebook locale, dove si parlava di: «badilate agli abusivi, mazze e bastoni, di calate di massa sulla battigia, di catene ed ogni mezzo necessario per fermare questi “schifosi” che occupano la battigia».
L’operazione dello Stato è finanziata anche dalle associazioni di categoria (Associazione albergatori, Camera di commercio, CNA ecc): dal loro punto di vista è centrale mobilitare senso comune (razzista e diffuso) e Stato contro il nemico pubblico per evitare che si parli dell’illegalità diffusa come strumento per incrementare il Lavoro Gravemente Sfruttato nell’industria turistica.
Il quadro si sta chiudendo, ovvero i due piani vendita ambulante senza licenza e la ricchezza prodotta grazie al Lavoro Gravemente Sfruttato nell’industria turistica sono direttamente connessi e sono la faccia della stessa medaglia.
Avanzamento e innovazione della propaganda pseudo legalitaria
Il piano di lotta ai venditori ambulanti è in atto da due decenni, ma in questa fase pare esserci stato un avanzamento e una innovazione dentro la continuità storica, ovvero usare meno armi, divise ed elicotteri ma giocare su piano sociale/antropologico più pericoloso chiamando in causa anche le associazioni di categoria e quindi i capitalisti del turismo che sono i primi a praticare illegalità diffusa e lavoro para-schiavistico nel territorio.
I venditori ambulanti che si sono auto-organizzati ieri e hanno fatto un corteo sulla battigia (i giornali parlano di paura per i turisti indignati e calcano la mano su questi aspetti) sono lavoratori a tutti gli effetti. Non sappiamo quali siano le condizioni di organizzazione interna, se ci siano strutture verticistiche o dinamiche di debito da ripagare (i servizi sociali non se ne sono mai occupati). Quello che sappiamo è che durante il corteo hanno rivendicato due cose: lavoro e reddito di cittadinanza.
I venditori ambulanti sono perciò lavoratori che provano a crearsi un reddito in modo autonomo perché non vogliono essere schiavi. L’alternativa sarebbe quella di lavorare in un albergo per 2/3 euro all’ora o spacciare o andarsene dall’Italia.
Sono sicuramente difficilmente difendibili sul piano del discorso pubblico perché praticano “l’illegalità” e non hanno pezzi dello Stato che legittimano la loro illegalità, come avviene invece nel caso degli imprenditori del turismo e del Lavoro Gravemente Sfruttato.
Il 24 luglio 2013 quando Lucia Genovese, una lavoratrice stagionale assistita da Adl Cobas, si è ribellata allo sfruttamento subìto nell’hotel dove lavorava, i carabinieri chiamati dalla stessa lavoratrice hanno prese le difese dell’albergatore, denigrandola e definendola un’abusiva a tutti gli effetti senza titoli per poter continuare ad alloggiare nella struttura ricettiva dove lavorava e viveva dalla metà di giugno. La lavoratrice è stata di fatto sgomberata dagli stessi carabinieri e lasciata in mezzo a una strada in piena notte. Nello stesso albergo il 22 giugno un controllo congiunto di Dtl e Guardia di finanza aveva accertato che su 14 lavoratori 11 erano in nero, fra questi Lucia.
Nessun rappresentante delle istituzioni ha ricevuto Lucia o condannato pubblicamente quanto avvenuto.
La situazione è molto grave ed esplosiva, ma siamo giunti a questo punto perché il Pd ha avuto la capacità di attuare il proprio progetto politico nel silenzio-assenso di buona parte della sinistra che è in giunta e delle organizzazioni sindacali territoriali.
Le amministrazioni lavorano per il conflitto contro i venditori ambulanti, non ci sono in campo azioni di pacificazione o mediazione sociale dei conflitti, nè analisi per capire quali sono le condizioni di provenienza di questi lavoratori e quali sono le loro necessità. Dalla battigia ai tuguri dove pagano affitti enormi c’è una sola linea di continuità: quella della polizia e del “bracconaggio” diffuso contro i neri invasori.
Quel che colpisce infine è che sono il prefetto e il questore a precisare che «Gli abusivi non sono comunque nemici da combattere, dobbiamo contenere un fenomeno sociale e non si tratta assolutamente di doversi confrontare fisicamente con loro». Mentre il sindaco dichiara guerra aperta ai soggetti più vulnerabili del territorio saranno altri che dovranno limitare i danni del disastro culturale ed economico che la classe dirigente del Pd ha realizzato in questo ultimo ventennio.
Se questa è la nuova tendenza lanciata dalla metropoli turistica per eccellenza non possiamo aspettarci nulla di buono per i mesi a venire.
Non sono queste le città che vogliamo.
Ma siamo certi che ovunque il potere – nascosto dietro la retorica della legalità e della sicurezza – agisce violenza diffusa e controllo sociale contro gli sfruttati incontrerà sempre la forza e la tensione degli stessi a sottrarsi ai suoi imperativi e a sabotarne le logiche.
Qui il link: http://www.globalproject.info/it/in_movimento/rimini-ronde-in-spiaggia-e-guerra-ai-migranti/14914
La “caccia al nero” estiva sulle spiagge della riviera romagnola è prassi da prima che esistesse la Lega (almeno dal 1989). Sono convinta che la scarsa fortuna del leghismo in Emilia Romagna sia frutto anche del monopolio del razzismo da parte del vecchio PCI e delle sue successive evoluzioni.