Ki Zerbo: le radici e il futuro

un ricordo uscito sul sito di «Carta» nel 2006 (*)

«Il primo diritto-dovere di un uomo è quello di conoscere se stesso e gli altri. Nell’elenco dei diritti fondamentali di ogni uomo e di ogni donna dovrebbe comparire anche il diritto a essere conosciuti e a essere conosciuti correttamente». Inizia così Da Vasco de Gama al 2000: storia di un rapporto sbagliato fra Europa e Africa, un breve scritto – meno di 50 pagine ma come sempre magistrali – pubblicato alla vigilia del terzo millennio, da Joseph Ki-Zerbo [si possono leggere in Dentro e fuori la globalizzazione. Passando per l’Africa, Città nuova, come nella successiva antologia Poetiche africane, curata da Armando Gnisci per Meltemi].

 

Scrittore e politico ma soprattutto storico, una delle voci più potenti dell’Africa, Joseph Ki-Zerbo è morto a inizio dicembre a Ouagadogou in Burkina Faso dove era nato – ma allora si chiamava Alto Volta – il 21 giugno 1922 e dove era tornato dopo un lungo esilio.

L’anno scorso Emi [Editrice missionaria italiana] aveva tradotto il suo ultimo libro, «A quando l’Africa?», un’intervista di 150 pagine dove Ki-Zerbo riprende tutti i suoi temi: il recupero delle buone pratiche africane, le «manganellate» della Banca Mondiale e l’insensata idea di copiare la politica dell’Occidente, la necessità di uno sviluppo endogeno, la scarsa utilità delle definizioni politiche europee [comprese quelle più classiche, come sinistra e destra] in Africa. E la necessità che tutti reimparino «l’arte africana del vivere, l’arte della solidarietà, dell’alterità, dell’apertura agli altri che gli europei non si ritrovano più a casa loro». Se questa cultura scomparirà, come sta avvenendo, dice Ki-Zerbo che sarà «un’apocalisse al rallentatore, una perdita enorme per l’umanità».

Nel ricordarlo il Cipsi [Coordinamento di 37 Ong e associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale] e «Chi-ama l’Africa» hanno scritto: «Ci ha insegnato a scoprirne la dignità e a vedere in una dimensione diversa i problemi africani. Ci ha fatto capire che l’Europa della colonizzazione ha il dovere di restituire all’Africa ciò che per secoli le ha rubato, soprattutto cultura, tradizioni, storia oltre che le sue risorse. Con Ki-Zerbo abbiamo imparato ad amare l’Africa, e a cercare forme nuove di cooperazione. Lascia un archivio ricchissimo con migliaia di documenti inediti. Nella nostra ultima visita in Burkina Faso abbiamo preso l’impegno di non disperdere questo tesoro: stiamo valutando l’ipotesi di creare una fondazione a suo nome a livello internazionale».

Il suo testo più prezioso è la monumentale Histoire de l’Afrique noire, des origines à nos jours scritta fra il 1962 e il 1969, tradotta in italiano [da Einaudi] come Storia dell’Africa nera: un continente fra la preistoria e il futuro, subito esaurita e mai ristampata. Ki-Zerbo documenta che lo sviluppo endogeno dell’Africa fu bloccato prima dalla tratta degli schiavi poi dal colonialismo ma soprattutto recupera le memorie – cancellate ad arte dagli europei – delle grandi civiltà africane.

Tra il ‘72 e il ‘78 Ki-Zerbo lavora per l’Unesco. Ma lo storico cede spesso posto al politico che guarda all’oggi e al domani. Nel 1980 fonda il Ceda, Centro studi per lo sviluppo africano, il cui motto suona: «Non si sviluppa, ci si sviluppa»

Quando il giovane rivoluzionario Thomas Sankara arriva alla presidenza del Burkina Faso, Ki-Zerbo viene considerato un riformista. [la recensione proseguiva nel sito ma purtroppo ora non è più recuperabile]

 

(*) care e cari

la piccola redazione del blog si riposa un pochino: dal 23 dicembre al 6 gennaio (date forse un po’ banali) non sono previsti i soliti tre “pezzi” al giorno. Ma ovviamente chi di noi vorrà potrà postare qualcosa che appare urgente. Forse lo farò anche io. Ma intanto, per non lasciare troppo bianco in blog, ho recuperato dal mio archivio una quindicina di miei articoli (del 2006-7-8) che non mi sembrano troppo invecchiati e li posto, uno al giorno senza un particolare ordine di data o di argomento.

Dal 7 gennaio si torna al solito schema. Restano gli appuntamenti fissi: Mark Adin sempre il lunedì (ore 12); martedì fantascienza (io e Fabrizio Melodia); il mercoledì appaltato a Miglieruolo; il giovedì le finestre di David; venerdì Rom Vunner, in possibile alternanza con Maia Cosmica; sabato «narrativa e dintorni» con un racconto o una poesia, le vigne(-tte) di Energu e altro; domenica la neuro-poesia di Pabuda ma anche Alexik. Tutti i giorni molto altro, a partire dalla (da noi amatissima) Maria G. Di Rienzo e dalle urgenze.

C’è una novità nella quale vorremmo coinvolgere… chi se la sente. L’idea è di partire dall’11 gennaio con una «scor-data» al giorno; speriamo di farcela. Se siete da poco nel blog e non sapete cosa sono le «scor-date» … fate prima a leggerne qualcuna che io a spiegarlo. Oppure leggete un libro meraviglioso come pochi: «I figli dei giorni» di Eduardo Galeano, tradotto da Sperling & Kuperf pochi mesi fa (e recensito in blog). Ovviamente una «scor-data» al giorno (e ben fatta) è davvero un impegno gravoso. Perciò cercheremo di dividerci i post fra la redazione e un po’ di esterne/esterni. Se qualcuna/o si candida ad aiutarci e/o ha proposte GRAZIE in anticipo e si faccia sentire (su pkdick@fastmail.it) così ne parliamo.

Mi fermo qui.

Abrazos y rebeldia per un 2013 di intelligenza, dignità e sovversione. (db)

 

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