La biodiversità in soccorso dell’umanità …

… se non la distruggiamo

di Maria Teresa Messidoro (*)

 

Da piccolo, Richard Soria, vedeva tutti i giorni la propria famiglia utilizzare le piante non solo per alimentarsi ma anche come medicina naturale: erano foglie di paico, sacha ajo, achiote e molte altre. (1)

Richard appartiene al popolo indigeno amazzonico shipibo-konibo, ed è nato a Panailo, nella regione peruviana di Ucayali, al confine con il Brasile.

Foto tratta da https://www.rumbosdelperu.com/cultura/09-02-2021/dialogo-con-las-plantas/

 

Ormai adulto, divenuto insegnante, durante la pandemia, utilizzerà le sue conoscenze nel campo della medicina ancestrale per assistere e curare migliaia di contagiati del suo popolo originario.

Sarà un membro del Comitato Matico, un comitato preposto alla cura del malati di covid-19: secondo la leggenda, un soldato spagnolo di nome Matico, coinvolto in una delle tante guerre delle colonie d’oltremare contro la potente Spagna, fu trovato ferito e quindi guarito dalle tribù locali, utilizzando alcune foglie di una pianta autoctona, che ne fermò le emorragie. Da allora, quella pianta, appartenente alla famiglia del pepe, viene chiamata erba del soldato, o semplicemente matico, apprezzata per le sue proprietà emostatiche, astringenti e antisettiche.

Richard, nonostante conosca abbastanza profondamente il mondo verde che lo circonda, sa che molto deve ancora imparare.

Come dimostra lo studio The global distribution of plants used by humans, pubblicato alcuni mesi fa dalUNEP-WCMC(2) e l’inglese Royal Botanic Gardens di Kew, che ha catalogato  poco più di  ben 35 mila piante usate dall’umanità.

Le piante sono state suddivise in dieci categorie: alimentazione per gli esseri umani,  alimentazione per vertebrati, alimentazione per invertebrati, fonte di geni, materia prima, medicina, usi sociali, veleni, combustibili e usi a favore dell’ambiente.

Lo studio mette in risalto che sono le zone tropicali le più ricche di questo patrimonio; in particolare le Ande tropicali, che rappresentano meno del 0.5% della superficie terrestre e ospitano il 10% di tutte le specie conosciute.

Ma.

Esiste un ma, perché proprio le regioni terrestri  con maggiore diversità di piante sono quelle meno protette; uno studio pubblicato nel 2022 sulla rivista Remote Sensing rivela che solo il 5% della zona delle Ande tropicali rientra nelle aree protette.  Secondo quello studio, le Ande hanno già perso almeno un quarto della propria estensione originaria, mentre quasi la metà delle sue specie vegetali possono vedere una riduzione nella propria distribuzione e almeno il 10% del totale probabilmente si estinguerà entro il 2050.

Nonostante la grande quantità di specie catalogata nel documento prodotto dall’UNEP-WCMC, è evidente per gli studiosi coinvolti nella ricerca che la lista pubblicata è ancora incompleta, essendoci molte piante utilizzate localmente senza che siano ancora state descritte scientificamente.

Proprio queste specie vegetali dovrebbero essere considerate come un patrimonio dell’umanità: in questa direzione va il lavoro della biologa specialista in etnobotanica, Elsa Rengifo, che ha lavorato su una base di circa 1200 piante medicinali usate in sei regioni dell’Amazzonia peruviana: Loreto, San Martín, Amazonas, Madre de Dios, Ucayali e Huánuco.

Per la studiosa, la etnobotanica permette recuperare le conoscenze tradizionali delle popolazioni native e meticce, lavorando contro il tempo: secondo i dati pubblicati nel Catalogue of Useful Plants of Colombia nel 2022, ad esempio, il 45% delle piante utili native della Colombia sono a rischio di estinzione.

Le conoscenze tradizionali sono indispensabili: secondo Alexander Shimpukat, un altro membro del Comitato Matico, il matico stesso è stato riscoperto durante l’emergenza sanitaria della pandemia, iniziando a considerarlo non soltanto come un antibiotico naturale, ma come uno strumento indispensabile nella battaglia contro il Covid-19.

Si cerca così di superare un certo scetticismo della scienza accademica, valorizzando le conoscenze delle popolazioni indigene come quella shipibo-konibo, a partire da una decolonizzazione delle stesse strategie di ricerca adottate negli ultimi studi del mondo vegetale.

Ricordando che sono proprio le popolazioni indigene quelle più dipendenti dalla biodiversità dei territori in cui vivono, territori che sono spesso costretti ad abbandonare a causa della voracità di un sistema estrattivista, incurante delle risorse naturali.

Foto tratta da https://www.nodal.am/2024/02/medicina-ancestral-el-universo-de-las-plantas-la-diversidad-de-especies-usadas-en-las-montanas-de-america-del-sur/

Scrive la scrittrice argentina Valeria Correa Fiz: “storicamente, abbiamo concepito la natura solamente come uno spazio fisico, come un ente opposto alla nostra cultura e esterno a tutto ciò che è umano, il mezzo in cui poniamo la nostra esistenza e la nostra storia. A questa distanza concettuale in relazione con il mondo terrestre, dobbiamo aggiungerne un’altra tipica del nostro tempo: la maggioranza di noi ha perso totalmente o quasi il contatto fisico con il mondo silvestre. Ciò favorisce la percezione degli spazi non urbani come spazi alieni, luoghi con cui non abbiamo nessun vincolo di vicinanza né di appartenenza. Da questa distanza ne deriva prima di tutto l’accettazione senza obiezioni della nuova estetica della natura: paesaggi, ambienti e biodiversità degradati e spogliati. Assistiamo ad una specie di amnesia, rassegnazione o rinuncia collettiva degli attributi che la nostra società ha considerato, in alcuni momenti della propria storia, come doverosi del nostro pianeta.

Una seconda conseguenza è la difficoltà di un nostro coinvolgimento con l’intorno: come possiamo pensare di difendere il nostro pianeta se non siamo capaci di sentipensare (3) che ciò che succede in Amazzonia o in Antartide non è così distante dalla nostra vita quotidiana?” (4)

 

NOTE

1. Il paico è una pianta utilizzata come condimento ma anche come antispasmodico nel continente latino americano. Sacha ajo è il nome comune della mansoa alliacea, considerata in Amazzonia una pianta magica e spirituale, capace di scacciare gli spiriti maligni; è utilizzata anche per rafforzare la volontà, l’autostima e la capacità decisionale delle persone. Infine, l’achiote è l’annatto, un colorante naturale rossastro, utilizzato anche come condimento e come repellente degli insetti e come antidoto del veleno contenuto nella varietà amara della tapioca.

2. Il Centro di monitoraggio della conservazione mondiale del Programma ambientale delle Nazioni Unite è il centro specializzato in biodiversità del Programma ambientale delle Nazioni Unite.

3. Il concetto del sentipensar è stato introdotto anni fa dal sociologo colombiano Orlando Lals Borda, per sottolineare l’importanza della non separazione tra la ragione e le emozioni.

4. Tratto da https://hablemosescritoras.com/posts/1260?s=9649&from_newsletter=1 , mentre questa nota si è ispirata all’articolo El universo de las plantas: la diversidad de especies usadas en las montañas de america del sur https://www.nodal.am/2024/02/medicina-ancestral-el-universo-de-las-plantas-la-diversidad-de-especies-usadas-en-las-montanas-de-america-del-sur/

*Vicepresidentessa associazione Lisangà culture in movimento OdV

Teresa Messidoro

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