La canapa verso l’Europa
di Enrico Fletzer (*)
Con un occhio all’8 febbraio (una grande manifestazione contro l’infame legge Giovanardi-Fini) e all’11 febbraio quando si riunisce la Corte Costituzionale.
Sta diventando un comune percepire la parola fine per il mondo proibizionista, sempre che il cosmo non sparisca prima. Se ne è parlato anche al Parlamento europeo in vista delle prossime elezioni sulla spinta di quel che sta avvenendo nelle Americhe.
A partire dalle piccole vittorie e delle tante pratiche ragionevoli diffuse, si tratta ora di agire affinché al sistema totalitario si succedano forme di sperimentazione a partire dalle cooperative di auto-coltivazione.
In Italia la legge Fini-Giovanardi è il principale ostacolo per far tornare l’Italia a essere un Paese normale. Ma lo stesso vale per i Paesi della Unione dove 80 milioni di cittadini possono e debbono far sentire la loro voce in occasione delle prossime elezioni.
Anche per questo l’Assemblea generale di Encod, il Coordinamento per politiche giuste ed efficaci sulle droghe, ha deliberato nel suo incontro estivo (a Bermeo nei Paesi baschi) una iniziativa che ha coinvolto il Parlamento europeo e i movimenti antiproibizionisti. Un po’ come avvenuto in Germania per le elezioni del 22 settembre dove lo slogan «La mia scelta: canapa legale» ha dominato l’Hanfparade, il tradizionale corteo che ha raggiunto la storica Porta del Brandenburgo.
In Italia la legislazione anti-canapa potrebbe crollare come un castello di carte per le obiezioni di costituzionalità mosse da tre tribunali della Repubblica e in particolare dalla Terza Sezione della Cassazione che, con la sentenza numero 25554, ha scoperchiato i “fondamentali” della legge Fini-Giovanardi che «non sarebbe conforme né al principio di proporzionalità rispetto al disvalore espresso dalla condotta incriminatrice, né all’esempio di proporzionalità predisposto a livello comunitario». Come conseguenza l’intera legge che fa di ogni erba un fascio è stata inviata alla Consulta.
A Roma il governo non ha ancora recepito la mostruosità della legge vigente e ha invece accolto la solita relazione anti-canapa del dottor Serpelloni, controfirmata dal presidente Letta, che ha in seguito proceduto ad assegnare la delega alle Politiche antidroga a… se stesso.
In una sua nota la Lila (Lega italiana lotta all’Aids) sottolinea alcune criticità di questo procedere: «[…] del dottor Giovanni Serpelloni abbiamo già detto: dell’anacronistica impronta repressiva data al Dipartimento, degli oltre 43 milioni di euro spesi in tre anni, una parte consistente dei quali investiti in ricerche e pubblicazioni dello stesso dottor Serpelloni, della cancellazione arbitraria della Consulta per le tossicodipendenze (istituita per legge!) e il trasferimento di qualsiasi consultazione in una cerchia che esclude l’associazionismo e l’attività di base, alla quale si può accedere solo dopo aver sottoscritto un “codice etico” di giovanardiana memoria». Insomma nonostante le promesse elettorali pare che le maggiori forze politiche preferiscano l’immobilismo.
Rimane il giudizio della Cassazione e una proposta di legge che innervosisce a tal punto Carlo Giovanardi da spingerlo a dichiararsi a favore della coltivazione domestica: «Sulla piccola pianta, che non è la piantagione, la pianta che uno tiene sul balcone, io sono assolutamente d’accordo. E’ possibile discutere di depenalizzazione. Ma non toccate le mie leggi sulle pene per coloro che spacciano». Cercando di mantenere il suo credo che fa di tutt’erba un fascio – escludendo forse il Lambrusco – lo stesso ammoniva il Parlamento affinché non “tocchi” la distinzione fra droghe leggere e pesanti: «Sull’altro punto, inviterei la Camera a chiamare i tossicologi che spiegheranno ai deputati che i princìpi attivi contenuti oggi nella cannabis e derivati sono totalmente diversi da quelli di 30 anni fa e hanno effetti tossici devastanti su chi ne fa uso. L’idea di diversificare le pene per chi spaccia cocaina, eroina o ecstasy, diversa da chi spaccia la cannabis è completamente fuori dalla realtà proprio per gli effetti devastanti che comporta l’uso della cannabis, basta chiederlo ai parenti delle vittime degli incidenti stradali provocati da chi ha travolto e ucciso sotto l’effetto della cannabis».
Giovanardi è ossessionato dalla proposta di legge (che è stata depositata in commissione Giustizia) firmata da Daniele Farina, parlamentare di Sel e storico organizzatore delle feste della semina e del raccolto al centro sociale Leoncavallo di Milano che, introducendo la proposta di legge, aveva dichiarato come nel 2011 quasi due miliardi di euro fossero stati spesi in repressione: con il 48,2 per cento assegnato al sistema penitenziario; il 18,7 alle attività di polizia; e il 32,6 a tribunali e prefetture; mentre i profitti delle organizzazioni illegali ammontavano raramente a meno di 60 miliardi.
Con una insolita e non casuale alleanza il braccio della legge e la criminalità paiono i grandi fruitori di questo business sottratto alla collettività secondo il motto “socializzare le perdite e privatizzare gli utili”.
Nel frattempo le prigioni scoppiano e torneranno a scoppiare nonostante il possibile decreto svuota-carceri, dal momento che più di un terzo dei reclusi è in carcere per le leggi antidroga. Nel 2011 essi erano il 41,5 per cento: 27.947 su un totale di 67.394 reclusi.
La proposta di legge Farina lancia due iniziative molto semplici che introducono la decriminalizzazione della coltivazione casalinga di cannabis per «uso personale o ceduta a terzi per consumo immediato, con l’esclusione dei minori» e reintroducendo pene differenziate come ci richiede l’Europa.
Per molti giuristi la legge Giovanardi è stata approvata in circostanze altamente discutibili (un atto illegittimo di necessità e di urgenza), con una procedura illegittima che ha abolito ogni differenza fra la cannabis e le altre sostanze. Insomma costituisce una sorta di truffa legalizzata.
Secondo la Cassazione la legge di Giovanardi e Fini viola l’articolo 77, secondo comma della Costituzione (che regola i decreti legge e le leggi di conversione) con il decreto omnibus 272/2005 per le misure urgenti di finanziamento delle Olimpiadi «associando il recupero dei tossicodipendenti recidivi alla funzionalità dell’amministrazione dell’interno». I proponenti, con una mossa più degno di un circo che dell’assemblea parlamentare di un Paese occidentale, hanno introdotto 23 articoli nello stesso decreto che alla fine è passato con un vero colpo di mano. Il succitato caso di necessità e urgenza ha contributo al sovraffollamento del nostro sistema carcerario.
Per uscire da questo imbroglio occorre una mobilitazione di massa insieme a una più forte difesa delle persone processate per cannabis. Ma serve anche un impegno più aperto di coloro a cui l’oppressione non piace e che potrebbero agire per un cambiamento, unificando così le vittime della truffa e gli amanti della libertà.
(*) Enrico Fletzer fa parte di Encod, il Coordinamento europeo per politiche giuste ed efficaci sulle droghe. Ho ripreso quasi integralmente questo suo articolo che ben spiega come ci avviciniamo a una scadenza decisiva sulla legge Fini-Giovanardi: la Corte Costituzionale ne discuterà l’11 febbraio mentre soggetti, gruppi, attivisti, pazienti, strutture e organizzazioni, che da anni si battono per l’abrogazione di questa infame legge, si riuniranno in una grande manifestazione a Roma l’8 febbraio. Altre notizie sul sito di Encod e in particolare nel post «La legge è illegale, il suo costo reale». (db)
UN APPUNTAMENTO
«Fini-Giovanardi a giudizio»
Seminario sulla legge sulle droghe e sui suoi profili di costituzionalità
Roma, martedì 21 gennaio 2014: ore 9,30-13,30
Camera dei deputati, Sala delle colonne, via Poli 19
Presiede
Stefano Anastasia
Introduce
Luigi Saraceni
Interventi programmati:
Antonella Calcaterra, Giuseppe Cascini, Sandro Gamberini, Michele Passione, Michela Porcile, Andrea Pugiotto, Carlo Renoldi, Marco Ruotolo, Valerio Spigarelli, Fabio Valcanover
A seguire tavola rotonda: «Quale legge dopo la Fini-Giovanardi?»
Intervengono: Benedetto Della Vedova, Daniele Farina, Donatella Ferranti, Luigi Manconi, Ivan Scalfarotto. Coordina Franco Corleone
SEMPRE CON UN OCCHIO ALL’ 8 e ALL’11 FEBBRAIO… POSTO ANCHE QUESTO
In Italia una legge del 2006 voluta da Gianfranco Fini e Carlo Giovanardi ha equiparato l’hashish e la marijuana a cocaina ed eroina. Sono un medico e ho coltivato marijuana a fini terapeutici e di ricerca: per questo la Fini-Giovanardi, sulla cui legittimità verrà presto pronunciato un verdetto dalla Corte Costituzionale, mi ha fatto finire in carcere.
Al 30 settembre 2013 su circa 64 mila detenuti ben 25 mila erano dentro per la violazione della legge sulla droga. Nel 2012 secondo il Dipartimento delle politiche antidroga il 77 per cento delle segnalazioni fatte dai prefetti ai Sert competenti ha riguardato la cannabis.
La criminalità organizzata inoltre, gestisce da sempre parte importante dei traffici e della vendita delle droghe leggere.
Il prossimo 11 febbraio la Corte Costituzionale a seguito di un’ordinanza della Corte di Appello di Roma e della Cassazione, affronterà la questione della legittimità costituzionale della legge Fini-Giovanardi e deciderà se abolire o meno la norma che ha parificato le pene per la detenzione e lo spaccio delle droghe leggere a quelle previste per la detenzione e lo spaccio delle droghe pesanti. La Corte di Appello ha posto dubbi di legittimità costituzionale della legge Fini Giovanardi sotto l’aspetto procedurale, di merito e di violazione della normativa europea (dove per le sanzioni penali relative alle droghe pesanti e leggere viene delineato un regime sanzionatorio diverso, in quanto il loro grado di dannosità è differente).
Mi chiamo Fabrizio e sono un medico specializzato in chirurgia vascolare. Ho iniziato a coltivare per ricerche terapeutiche e per curarmi dall’epatite C, contratta sul lavoro nel 1997, quando operai in emergenza a bordo dell’ambulanza un paziente col virus. Dopo essermi autodenunciato per coltivazione di cannabis, sono stato arrestato per mesi in attesa di giudizio e dunque condannato a 6 anni e al pagamento di 30mila euro di multa più le spese processuali, con interdizione perpetua dai pubblici uffici.
In Italia con la legge Fini-Giovanardi abbiamo riempito le carceri e alimentato il traffico illegale. Depenalizzando la coltivazione domestica di cannabis e il possesso di quantità medie di droghe svuoteremmo le carceri. Chiedo che venga abolita la norma che ha parificato il trattamento sanzionatorio di droghe leggere e droghe pesanti.
L’abuso di droghe leggere produce indubbiamente effetti nocivi, ma non in maggior misura di quelli determinati dall’abuso di alcol e tabacco. Nel 2013 gli Stati di Washington e Colorado negli USA hanno legalizzato attraverso un referendum popolare il consumo personale di marijuana e in Uruguay a breve la marijuana verrà venduta direttamente sui banconi della farmacia. Si calcola che, lo Stato del Colorado, guadagnerà circa 60milioni di dollari grazie al commercio legale di cannabis, il quale comporterà una notevole diminuzione dell’importazione di marijuana dal Messico, e quindi la distruzione di un importante mercato illegale.
Perché non intraprendere anche in Italia una politica di riduzione delle pene per la detenzione delle droghe leggere, fino alla completa cancellazione delle sanzioni amministrative per i consumatori dei derivati della cannabis? Normare la distinzione del trattamento sanzionatorio tra droghe leggere e droghe pesanti svuoterebbe le carceri e danneggerebbe seriamente la criminalità organizzata, in favore di un guadagno delle casse dello Stato.
Chiedi insieme a me alla Corte Costituzionale di dichiarare la Fini-Giovanardi illegittima.
Fabrizio Cinquini via Change.org
Segnalo che sulla newsletter di «Fuoriluogo» (anno 13, numero 2 del 24 gennaio 2014) si può leggere «Certamente incostituzionale», un appello di 80 giuristi, garanti e operatori alla Corte Costituzionale sulla Giovanardi- Fini. Dal sito http://www.fuoriluogo.it è possibile scaricare l’appello e moltissimo altro prezioso materiale.