La casa è un diritto ?

di Danilo Tosarelli

Gli istituti per le case popolari (IACP) nascono nel 1903.
Pensate un po’.
L’iniziativa è di un banchiere, l’onorevole Luigi Luzzati che aveva l’occhio lungo. Lo scopo era quello di facilitare la costruzione di case per le classi meno abbienti. Non con interesse a fare profitto, ma per favorire una politica di pacificazione sociale.
Purtroppo ne furono costruiti pochi e con scarso controllo sul livello degli affitti.

A partire dal secondo dopoguerra, lo Stato iniziò a finanziare per intero tali costruzioni. Lo fece istituendo i Fondi GESCAL, che vennero decisi con la legge n.60 del 1963.
Questi fondi erano finanziati con trattenute fisse sulle buste paga di ogni lavoratore. Il prelievo era del 1,05% ogni mese. 0,70 a carico delle aziende e 0,35 per  i lavoratori.
Tutto ciò durò dal 1963 al 1998 e poi venne sospeso.
In Italia le cose buone durano poco.

Lasciatemi aggiungere, che nel 1978 venne approvata anche la legge sull’EQUO CANONE, una regolamentazione dei prezzi d’affitto con criteri certi ed inderogabili. Funzionava bene.
Anche questo criterio, che ritengo fosse equo e non discriminatorio, venne abolito nel 1998. Un’altra mazzata per lavoratori e tutti coloro che avevano condizioni di vita modeste.

Torniamo ai Fondi GESCAL. Già al 31/3/94  le riserve residue erano di oltre 27 mila miliardi. Stiamo parlando di lire, ma erano fondi già versati dai lavoratori per le case e non per altro.Invece si scoprirà che questi Fondi furono utilizzati per altre finalità.
Non doveva essere così.
Nel 1988 qualcuno ebbe l’idea di usarli per i sussidi ai giovani disoccupati. Aspirazione nobile.
Nel 1992 furono utilizzati per indennizzare le imprese colpite da calamità naturali. Poveretti..
Non metto in discussione la bontà di tali scelte, ma ribadisco che quei soldi servivano per le case.
Ancora adesso, sono molti i punti di domanda su come siano stati dirottati e gestiti quei Fondi.

Il DL 112 del marzo 1998, cambia la disciplina dell’intervento pubblico nel settore abitativo. Nell’ottica del principio di sussidiarietà (Legge Bassanini), le competenze passano alle Regioni.
Tutto ciò però, senza trasferimenti delle risorse. Le Aziende Casa dovevano ricominciare da capo. Trovare da sé i finanziamenti per le ristrutturazioni e le nuove costruzioni di alloggi popolari (ERP).
Tutto ciò provocò il blocco quasi totale della costruzione di nuovi edifici ERP. Un vero disastro. Gli Enti Locali autorizzarono la vendita di parte del patrimonio esistente e aumentarono gli affitti.
Ne seguì uno sviluppo drogato dell’edilizia privata, con massicce edificazioni un pò ovunque.
Senza una base finanziaria, vengono sostanzialmente abbandonate le politiche abitative pubbliche. Senza più i Fondi Gescal e altri finanziamenti statali, prevarranno le pure logiche di mercato.

Citavo prima la scelta di aumentare gli affitti, ma anche di vendere agli affittuari alcuni immobili ERP. Su tutto il territorio nazionale, si calcola siano state vendute 103 mila abitazioni ERP a cifre irrisorie. Si parla di un valore immobiliare di almeno 9 miliardi di euro, svenduto per realizzarne 2,5 miliardi.
E’ la scelta di una politica disinteressata alla questione abitativa. Ciò che conta è ridurre il disavanzo.

La fotografia attuale è drammatica. Nessun finanziamento per costruire nuovi alloggi ERP che mancano. Inoltre il patrimonio pubblico esistente è falcidiato dalle vendite che peggiorano ulteriormente il disagio.
Il patrimonio ERP è sempre più esiguo e allora si cerca di comprimere le graduatorie, ma non solo questo.
Il problema è ormai esplosivo. Aumentano le difficoltà economiche di tante famiglie e manca la risposta.

Attualmente in Italia ci sono 805 mila case popolari abitate da 2,2 milioni di persone. Udite e prendete nota. Gli alloggi non assegnati sono oltre il 10%. Esiste poi un 7% del patrimonio che è sfitto. Cifre esorbitanti.
Rimane l’emergenza abitativa per 650 mila famiglie che sono in lista d’attesa e chissà quando chiameranno.
Ma il problema è ancora più grande, perchè tante famiglie, pur avendo i requisiti, non presentano domanda.
In Lombardia (dati relativi al 2023), gli alloggi vuoti ALER più quelli comunali sono 32.536. A Milano 10.364.

E’ davvero una bestemmia grave che esistano così tanti alloggi sfitti. Una situazione avvilente e disperata.
Tutto ciò grazie ad una inefficienza organizzativa che non trova mai risposte, né soluzioni. Dove è la politica?
E’ insufficiente la pianta organica composta da ispettori, architetti, ingegneri ed operai. Passi lenti ed inefficaci.
Sono molto carenti gli interventi di ripristino e manutenzione ordinaria. Le case popolari sono ormai un deserto.

Non si deve sapere, non se ne deve parlare, perchè saltano fuori responsabilità politicamente imbarazzanti.
La politica preferisce la superficialità ed è più facile polemizzare con la Salis, piuttosto che far conoscere i fatti.
Credo nel valore della legalità, ma questo valore deve riguardare tutti, soprattutto chi ha governato il Paese.
La casa è un diritto? Il “diritto all’abitazione” è considerato un diritto inviolabile. Qualcuno lo mette in dubbio?

Ci sono 3 sentenze della Corte Costituzionale che lo ribadiscono senza esitazioni. Non so quanti lo sappiano.
La sentenza n.217 del 1988, la n.44 del 2020 e la n.128 del 2021.
Va aggiunta anche la Carta Sociale Europea. L’ articolo 31 del testo entrato in vigore nel 1999 sancisce che ” tutte le persone hanno diritto all’abitazione”.
Anche la Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE disciplina l’assistenza sociale e l’assistenza all’abitazione.
L’Italia è firmataria di tutti questi trattati. Ecco perchè ha un senso chiederne conto ai governi di questo Paese.

Giova precisare alcuni dati OCSE sulle case popolari. Non posso prescindere, perchè sono molto indicativi. In Francia sono il 16,8 sul totale delle abitazioni esistenti. In Gran Bretagna sono il 17,6%. In Danimarca il 21%.
Voglio proseguire con l’Olanda che rappresenta un record, ma la dice lunga sull’attenzione verso certi problemi.
In Olanda sono il 37% del totale abitativo. Mi vergogno a citare la percentuale delle case popolari in Italia. Il 3,8%.

Mi giunge dal cuore una domanda che cerca risposte, non scuse. La rivolgo a tutta la politica di questi ultimi anni. Perchè si ratificano impegni internazionali così pregnanti e poi l’Italia non li sente vincolanti?
Come pretendere dagli italiani il rispetto dovuto alle istituzioni, se poi l’esempio di chi ci governa è così pessimo?

Forse il governo Meloni con l’arrivo dei Fondi PNRR ha intenzione di dimostrarsi diverso dai governi precedenti?
Ha intenzione di mettere in cantiere nuovi appartamenti ERP? Oppure si preferisce il Ponte sullo Stretto di Messina?
Io so che questo governo ha deciso di spendere in armi 29 miliardi e certamente li troverà, a qualunque prezzo.

Di giorno in giorno aumenta la povertà in questo Paese. La questione abitativa è ormai un’emergenza non più rinviabile.
Trovare e destinare i soldi è innanzittutto una scelta politica. Ho imparato che la politica è l’arte del possibile.
Governo Meloni, perchè non iniziare un percorso serio per favorire e privilegiare quel “sacrosanto diritto alla casa?”
Sorvolare sulle tante chiacchiere ed attendere i fatti è forse un modo antico di concepire la politica?

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Redazione
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