La controrivoluzione in una sola Regione
di Roberto Vuilleumier
Il puntuale (un orologio svizzero, e io me ne intendo) amico Daniele mi ha segnalato una bizzarra notizia proveniente dalla vasta “campagna laica” chiamata Reggio Emilia.
La notizia parla di un insegnante che avrebbe chiesto a un’alunna, che si era appena fatta il segno della croce dopo aver udito un’autoambulanza «di evitare manifestazioni di questo tipo» perché il segno della croce avrebbe potuto, a detta del professore, offendere ragazzi che credono in altre religioni e avrebbe invitato la giovane, in alternativa a “toccare ferro”.
La notizia è narrata da Fabio Filippi, consigliere regionale, che stigmatizza l’episodio commentando e definendo quanto accaduto «palesemente in contrasto con le norme concordatarie e con la sensibilità comune».
Il buffo è che Fabio Filippi non si limita a palesare la sua contrarietà ma va oltre e si attiva in una “alquanto scarna” interrogazione regionale ma dal testo inequivocabilmente controrivoluzionario.
Ecco il testo.
«Rilevato che l’episodio palesemente in contrasto con le norme concordatarie e con la sensibilità comune, sembra andare nella direzione, perorata anche da diversi settori del nostro sistema istituzionale, volta a scardinare il senso religioso dal cuore e dalla mente dei ragazzi fin dall’inizio delle scuole pubbliche
Che stiamo assistendo ad un drammatico impoverimento del nostro patrimonio culturale, oltre che ad un tragico tradimento della missione educativa che è propria dei genitori e della scuola
Che nemmeno un approccio laico all’insegnamento della religione dà diritto al docente di offendere la sensibilità dei propri studenti…
Interroga la Regione per sapere se l’episodio segnalato costituisca un caso isolato, per quanto esecrabile, o invece rappresenti l’epifenomeno di un laicismo dilagante diffuso nella scuola pubblica reggiana o, peggio, regionale».
Sull’episodio – ammesso che sia veramente accaduto – mi limito a dire che trovo assurdo pensare che il segno della croce possa offendere qualcuno. Da ateo razionale trovo divertente la battuta (“tocca ferro”) ma il gesto è semplicemente privo di senso, per cui considero inappropriato redarguire un’alunna.
Mi soffermo però su Filippi. Come – ahimè, ahinoi – molti altri politici “multicolore” che hanno una visione del mondo in chiave religiosa (cattolica), Filippi interpreta il Concordato al contrario, non leggendolo insomma come un accordo fra lo Stato italiano e la Chiesa, ma fra Chiesa e Stato. Nel suo mondo tradizionalista-fantastico lui pensa che tutte/i nascano con il sentimento religioso (cattolico) nel cuore e che questo idillio venga bruscamente interrotto causa l’incontro con i “laicisti”, i diavoletti non credenti, i traditori della missione educativa della scuola. Da qui l’esigenza secondo lui del rispetto delle norme concordatarie cioè dell’imposizione della legge a tutela esclusiva del suo pensiero che è secondo lui pensiero comune
Il presunto atteggiamento di censura dell’insegnante, Filippi arriva a considerarlo blasfemo… e forse penalmente perseguibile.
Da laico (ateo), se fossi un consigliere regionale richiamerei anche io il Concordato, per palesarne però – a differenza di Filippi – il carattere illiberale, assolutista, volto a costringere “gli altri” a subire le imposizioni di un presunto “senso religioso comune”.
Sono proprio le leggi che impongono una protezione privilegiata della religione (cattolica), quale è di fatto anche il Concordato a essere lesive direttamente e indirettamente delle libertà etiche, sessuali, di opinione… non il contrario.
Persino l’Onu è arrivata di recente a sottolineare come la garanzia di pari libertà, dignità e l’abolizione delle leggi anti-blasfemia siano gli strumenti utili a disinnescare i conflitti religiosi. Heiner Bielefeldt, teologo cattolico e relatore per l’Onu (Fabio Filippi lo conosce?), critica le leggi anti-blasfemia sostenendo che «esse sono anti producenti poiché si traducono nella censura di qualsiasi dialogo, dibattito o critica a livello inter-religioso o fra credenze, la maggior parte dei quali (dialoghi) potrebbero essere costruttivi, salutari e necessari».
Sulla stessa base il Rabat Plan of Action elaborato dall’Onu, proprio per contrastare anche l’incitamento all’odio su base religiosa, raccomanda agli Stati di abrogare le leggi contro le presunte offese alla fede dato che «hanno un impatto opprimente sul godimento della libertà di religione e di credenza, sul sano dialogo e sul dibattito sulla religione».
Continua il documento spiegando che bisogna «superare impostazioni esclusiviste» prima fra tutte l’idea che lo Stato «si identifichi in una particolare religione o credenza a danno di un trattamento eguale e non discriminatorio».
Allora perché non interrogare su questo la Regione? Perché non far emergere come proprio il Concordato e il codice Rocco quanto la Costituzione de facto limitano (appunto de facto) le libertà etiche e religiose e di pensiero.
Fabio Filippi apre alla messa in discussione del Concordato, probabilmente è un genio: un motivo di vanto, se sapesse di esserlo.