La corsa dell’Asia centrale all’energia nucleare

da Diogene

L’Uzbekistan e il Kazakistan stanno valutando la costruzione di centrali nucleari, ma i progressi sono lenti e i dibattiti accesi. Mentre Tashkent ha posticipato l’inizio della costruzione, in Kazakistan è previsto un referendum questo autunno per conoscere l’opinione pubblica sulla questione.

“Central Nuclear Trillo” by rodrigomezs is licensed under CC BY 2.0.

L’Asia centrale ha una lunga storia con l’energia nucleare.
In Kazakistan, sulla riva del Mar Caspio, si trovava il reattore a neutroni veloci BN-350. Questo impianto, operativo dal 1973 al 1999, forniva energia alla città di Aktau e alimentava impianti di desalinizzazione.
Il BN-350 è stato chiuso grazie ai fondi statunitensi per nuove apparecchiature e lo smaltimento del combustibile rimanente.
La gestione del BN-350 ha fornito ai fisici nucleari kazaki esperienza con una tecnologia complessa e pericolosa. Tuttavia, le nuove generazioni in Kazakistan sono in gran parte ignare di questa eredità, ricordando le storie traumatiche dei test nucleari nel sito di Semipalatinsk.

La paura sociale e le preoccupazioni politiche hanno ostacolato fin qua la costruzione di una nuova centrale nucleare. Il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha annunciato un referendum per l’autunno del 2024, ma il Ministero dell’Energia ha evitato di menzionare il termine “referendum” fino all’ultimo momento.
L’anno scorso, nel villaggio di Ulken, nel distretto di Zhambyl, regione di Almaty, si sono tenute udienze pubbliche su un sito proposto per la centrale.
Il Ministero dell’Energia ha affermato che la popolazione locale sosteneva lo sviluppo dell’energia nucleare per la crescita socioeconomica regionale.
Tuttavia, i media hanno riportato che gli incontri con la popolazione sono stati controversi, con punti di vista opposti che hanno quasi interrotto il discorso del capo distrettuale Nurlan Ertas. Gli attivisti hanno esposto striscioni contro la costruzione della centrale, ricordando che il rischio è quello di un altro disastro come Chernobyl.

Smoke coming out of factory. Free public domain CC0 photo.

Il governo ha faticato a convincere il pubblico della maggiore sicurezza delle moderne tecnologie nucleari. La stampa filo governativa ha sostenuto che, ad esempio, in Europa, le centrali nucleari sono incluse nelle fonti di energia verde, ma in Kazakistan l’energia rinnovabile rappresenta solo il 5% della produzione totale.
In realtà nel 2022, l’Unione Europea ha adottato una nuova tassonomia per le attività economiche sostenibili, in cui l’energia nucleare è stata inclusa come “sostenibile” ma non pienamente “verde”.

Questo significa che le centrali nucleari possono essere considerate come una transizione verso un’energia a basse emissioni di carbonio. La decisione è stata controversa e ha suscitato dibattiti tra gli Stati membri e tra le organizzazioni ambientaliste.
Francia, Finlandia e alcuni paesi dell’Europa centrale e orientale sostengono l’inclusione dell’energia nucleare come fonte sostenibile per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio.
Altri paesi, come Germania e Austria, sono fortemente contrari e stanno eliminando gradualmente l’uso dell’energia nucleare.
La costruzione di centrali nucleari secondo il governo del Kazakistan potrebbe migliorare la posizione del paese nella riduzione delle emissioni di carbonio e affrontare la crescente carenza di elettricità. Tuttavia, l’opzione nucleare è vista con timore dall’opinione pubblica.
Anche l’Uzbekistan sta cercando di costruire una centrale nucleare.
L’idea è emersa negli anni ’80, ma il crollo dell’Urss ha bloccato l’operazione. Preoccupazioni simili a quelle del Kazakistan, come l’attività sismica, hanno reso l’argomento tabù.
Adesso l’Uzbekistan, dopo aver valutato progetti di aziende statunitensi, cinesi, francesi, sudcoreane e russe. Alla fine, è stata scelta come partner la Russia.
Nel dicembre 2017, i governi di Russia e Uzbekistan hanno concordato di cooperare nell’energia nucleare, proponendo la costruzione di una centrale con reattori VVER-1200 nella regione di Jizzakh.


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Tuttavia, i piani sono cambiati e, durante la visita del presidente russo Vladimir Putin a Tashkent, è stato firmato un nuovo accordo per una centrale nucleare a bassa capacità con sei reattori da 55 MW ciascuno, per un totale di 330 MW.
Il nuovo progetto mantiene la tempistica originale, con un lancio graduale a partire dal 2029 fino al 2033.
Il lento progresso nella costruzione di centrali nucleari sia in Uzbekistan che in Kazakistan è in parte attribuibile all’attuale isolamento della Russia nel mondo occidentale.
Rosatom, l’azienda russa coinvolta nei progetti, considerata all’avanguardia nella tecnologia nucleare dai sostenitori di questa fonte di energia, nonostante le sanzioni e le tensioni geopolitiche.
Mentre i governi di Astana e Tashkent cercano di rassicurare i cittadini e affrontare le preoccupazioni, resta da vedere come si svilupperanno questi progetti nel contesto dell’isolamento geopolitico della Russia.
La costruzione di centrali nucleari in Asia centrale rappresenta una sfida complessa che intreccia questioni tecniche, politiche e sociali, e il futuro di questi progetti rimane incerto.
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alexik

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