La crudeltà della pena di morte
di Claudio Giusti
Antefatto
La stragrande maggioranza delle esecuzioni americane passa inosservata e pochissime attirano un minimo d’attenzione: sono quelle che riguardano casi di possibili innocenti o di gente che ha passato trent’anni nel braccio della morte. Nel 2010 però due esecuzioni suscitarono scalpore a causa dei sistemi di morte che si utilizzarono: fucilazione e sedia elettrica1. Perché?
Dopo tutto, la prima esecuzione post-Furman è stata fatta proprio con il plotone d’esecuzione e la sedia ha cotto 5.000 persone. (Un quarto del totale, se non si contano i 10.000 linciaggi).
La spiegazione sta nella volontà di “anestetizzare” la pena capitale e occultarne l’orrore. La sedia elettrica è troppo visibile e le sue fiamme potrebbero causare un ripensamento nell’opinione pubblica, come il rumore degli spari e gli schizzi di sangue potrebbero risvegliarla dal suo torpore. Così si sterilizza la morte con l’ago avvelenato che non dà la sensazione dell’omicidio di Stato, ma della morte indolore.
Prologo
Uno storico francese (credo Marc Bloch) scriveva che certe cose si capiscono solo quando capitano a noi. Lui si riferiva alla Francia occupata del 1870 e a quella del 1940, ma a me è accaduto di pensare alla crudeltà dell’iniezione letale quando, durante una delle mie 140 donazioni di sangue, ho avuto problemi con le vene. Il loro collasso mi ha costretto a desistere dalla donazione, ma mi ha fatto riflettere su cosa sarebbe accaduto se si fosse trattato di una esecuzione: avrebbero provato e riprovato e, se fosse stato presente un medico, avrebbero eseguito una piccola operazione, innestandomi un catetere all’inguine. Tutto questo lontano dagli occhi dei testimoni.
L’iniezione letale
L’iniezione letale non è tanto il terzo tentativo di rendere umana la pena capitale (almeno per chi la guarda) quanto il riuscito esperimento di dividere in due parti l’esecuzione. Non c’è più il carnefice e la parte cruenta avviene prima dell’uccisione vera e propria: non ne è parte essenziale come negli altri metodi. La scomparsa del boia delega ai secondini il compito che, con gli altri sistemi, è diretta responsabilità dell’assassino autorizzato per eccellenza2.
Il procedimento è parcellizzato in segmenti elementari tali da togliere agli operatori il peso di essere “quello che ammazza”. Ognuno è un anello nella catena omicida: chi lega il detenuto, chi gli mette il tampone, chi infila gli aghi, chi collega il tubo alla macchina, chi preme uno dei due pulsanti. Nessuno fa tutto – o quasi – come al tempo della forca.
Di questo i testimoni sono all’oscuro. La procedura avviene dietro cortine accuratamente chiuse e il prigioniero è mostrato alla fine della prima macelleria. Un tempo vedevano i preparativi, sentivano lo schianto della botola e il friggere della corrente elettrica, vedevano la corda spezzare il collo del condannato, ne sentivano le urla e la puzza della carne bruciata dalla corrente. Ora sembra di assistere a un intervento in day hospital.
Ma se la pena capitale deve essere un esempio perché nasconderla con tanta cura dietro il candido lenzuolo ospedaliero? Sublime ipocrisia giudiziaria.
La primogenitura dell’idea della siringa avvelenata va riconosciuta all’allora governatore della California Ronald Regan che, da esperto allevatore di cavalli, propose il colpo di pistola o l’iniezione. (Sul colpo di pistola ritorneremo). L’iniezione letale fu introdotta in Oklahoma nel 1977, ma fu il Texas a usarla per primo, il 7 dicembre 1982, su Charlie Brooks (ovviamente nero). Primo in tutto il povero Brooks: in Texas, a Fort Worth e primo afro-americano a essere “giustiziato” dal 1964.
La procedura di morte attraverso l’iniezione non richiede un boia specializzato: basta un paramedico, se non si vogliono spendere soldi per un dottore, ma sembra che i medici disdegnino il lauto compenso previsto per la loro presenza così si devono arrangiare3. Si inseriscono due lunghi aghi, uno a destra e uno a sinistra, collegati, attraverso un tubicino, a una macchina che contiene tre grosse siringhe. Si premono contemporaneamente due pulsanti e la macchina spara nelle vene del condannato tre sostanze chimiche. Per primo il Pentotal, o il Pentobarbital, un potente calmante che impedisce la contrattura dei muscoli, fa fluire liberamente il veleno e dovrebbe anestetizzare il condannato; poi il Pavulon, un paralizzante vietato nell’eutanasia degli animali, che impedisce al corpo di mostrare i conati della morte e al condannato di urlare il suo dolore mentre gli blocca la respirazione: infine il cloruro di potassio che spacca il cuore.
Secondo l’autorevole rivista medica inglese The Lancet 4 questi farmaci procurano atroci sofferenze nascoste dalla paralisi causata dal Pavulon e, come hanno dimostrato i 34 minuti di agonia di Angel Diaz in Florida, la macelleria vera ha inizio dopo che gli aghi sono stati inseriti.
Per impedire che la perdita di controllo degli sfinteri da parte del condannato faccia scomparire l’effetto “sterilizzazione” si usano un tampone e un catetere 5. La perdita del controllo degli sfinteri è un problema che affligge tutti i sistemi di esecuzione, in modo particolare l’impiccagione, mentre la sedia elettrica è costruita su di una specie di grande catino per impedire che i vari liquidi facciano morire fulminati anche boia e testimoni.6
“Stringi il pugno Antonio”
La pena di morte può raggiungere insuperabili livelli di comicità surreale. Anni fa, non riuscendo a trovare le vene di un disgraziato, il direttore del carcere, che lo conosceva bene, gli chiese: “Antonio, non troviamo la vena, potresti essere così gentile da fare il pugno?”. Antonio strinse il pugno, trovarono la vena e Antonio morì. La faccenda però può essere molto lunga. Ci vollero 50 minuti di tagliuzzamenti per uccidere Ricky Ray Rector, che morì perché il governatore Clinton voleva diventare presidente. Di fronte a simili orrori c’è chi ha seriamente proposto che si introduca il colpo di pistola alla nuca e che a somministrare il proiettile fatale sia il Governatore, o il Presidente, in caso di esecuzioni federali, con l’aiuto dei giurati che hanno mandato al patibolo il disgraziato. Purtroppo la proposta non è stata presa in considerazione.
Anche l’esecuzione meno incasinata può avere aspetti grotteschi. Kirt Wainwright (Arkansas 1997) passò un’oretta, con gli aghi nel braccio e nel collo, in attesa che la Corte Suprema decidesse il suo destino. A volte invece si deve fermare tutto e rispedire il condannato in cella, almeno per un po’, come è successo in Ohio a Jay D. Scott, ucciso, al terzo tentativo, il 14 giugno 2001. Il primo c’era stato il 17 aprile e il secondo il 15 maggio. Al secondo gli avevano messo gli aghi quando un giudice sospese l’esecuzione. Questo spiega perché disinfettano il braccio prima di inserirvi l’ago: sarebbe sconveniente se, fra un tentativo e l’altro, il condannato si beccasse una bella infezione. Comunque Scott era pazzo furioso e non si deve essere accorto di nulla.
In Ohio sono proprio sfortunati: nel maggio del 2006 c’è voluta un’ora abbondante per trovare la vena adatta a uccidere Joseph Clark e l’anno dopo due ore per ammazzare il suicida omicida Christopher Newton. Pesava più di cento chili e gli fecero fare pipì a metà dell’intervento.
Nel 2009, dopo 3 ore e 18 tentativi, Romell Broom fu rimandato in cella e ora attende che si decida se ammazzarlo due volte è legale e il precedente di Francis non è rassicurante. 7
Al momento in cui scrivo è in corso una serrata diatriba legale sulla liceità dei nuovi sistemi di morte introdotti da Ohio e Washington dove il condannato è ucciso da una overdose di Pentotal o di Pentobarbital e non più dalle tre sostanze. C’è ancora il problema di inserire gli aghi ma, in caso qualcosa andasse storto, sono pronte due siringhe ipodermiche per uccidere il condannato con iniezioni intramuscolari. Inoltre si teme che la difficoltà di reperire Pentotal e Pentobarbital costringa gli Stati a sospendere le esecuzioni.
Variante irachena
Secondo Amnesty International 8 nell’Iraq di Saddam Hussein centinaia di detenuti sono stati uccisi togliendo loro il sangue. I poveretti erano resi incoscienti e costretti a fare una “donazione” mortale: infatti la quantità di sangue prelevata era tale da farli poi morire d’infarto.
Variante cinese.
Da tempo si hanno notizie secondo le quali in Cina si usano, per fare le esecuzioni con l’iniezione, dei furgonati Fiat trasformati in camere della morte mobili. Temo che servano per gli espianti.
La ghigliottina, Francia 1790.
Il primo tentativo di umanizzazione della pena di morte.
Nicolas Jacques Pelletier è il primo a essere ucciso, il 25 aprile 1792, con questo nuovo sistema. Siamo in piena Rivoluzione Francese e la Convenzione accetta la proposta del medico Joseph Ignace Guillottin per umanizzare la pena di morte, in realtà il marchingegno era la modernizzazione di un vecchio sistema di morte italiano: la mannaia contrappesata. 9 Il Re Luigi XVI morì, il 12 gennaio 1793, sotto tre colpi della lama inclinata da lui stesso suggerita (come si dice? meglio stare sempre zitti?). La ghigliottina fu considerata un passo avanti perché sostituiva i vecchi atroci supplizi: ruota, scure, rogo, squartamento, sventramento, impiccagione (con o senza tortura). Non esce però dalla sfera di influenza culturale francese e il papato, con Mastro Titta, la usa ampiamente.
Al posto della televisione.
Le esecuzioni pubbliche erano un modo per divertire la plebe.
Il sistema più usato era l’impiccagione vecchio stile, con il boia che, legato un capo della corda attorno al collo del condannato, lo tira su per la scala appoggiata al patibolo, una sorta di porta da calcio, fissa l’altro capo e poi butta giù il disgraziato, salendogli sulle spalle per spezzargli le vertebre cervicali atlante ed epistrofeo. Da sotto il tirapiedi aiuta. Poi, vivo o morto che sia, il condannato viene squartato e i pezzi appesi alle porte della città (e si domandavano perché c’erano le epidemie). Squartamento e odierne autopsie hanno lo stesso scopo: accertarsi che il condannato sia effettivamente morto.
Gli inglesi restano affezionati al “long drop”.
Che però richiede più che un boia un artista. Il condannato è posto su di un palco sopra una botola. E’ legato e incappucciato (i cappucci sono sempre gli stessi). La botola si apre e il corpo precipita. La lunghezza della corda deve essere proporzionata al peso del condannato e alla sua struttura muscolare e il boia deve conoscere il suo mestiere. Se va tutto bene la corda si tende, il nodo si stringe e le vertebre cervicali si spezzano causando prima l’incoscienza e poi il decesso per soffocamento. La morte non è istantanea, come si scoprì a Norimberga, e il cadavere deve restare appeso almeno un’ora (a Norimberga avevano fretta e li finirono con iniezioni di cloro). Se la corda è corta assistiamo allo strangolamento, se è lunga alla decapitazione (come accadde a Eva Dugan, in Arizona il 21 febbraio 1930 e più di recente in Iraq). Strangolamenti e decapitazioni convinsero i legislatori di New York a passare alla sedia elettrica.
Recentemente, nello Stato di Washington, il pluri-omicida Mitchell Rupe si ingozzò di dolcetti fino a raggiungere il peso di 180 chili. Le autorità decisero che non valeva la pena di rischiare di decapitarlo, visto che già stava morendo di tumore al fegato. (I dolcetti fanno male? direi di sì visto che Rupe è morto all’inizio del 2006).
In Minnesota, nel 1885, la corda era troppo lunga e il condannato arrivò addirittura con i piedi per terra. Tre sceriffi si arrampicarono sul palco e lo tirarono su, tenendolo appeso fino a quando non morì. Da allora il Minnesota è una delle giurisdizioni abolizioniste americane.
Secondo Koestler, nell’Inghilterra dell’800, i patiboli erano usati come riferimento dalle prime guide turistiche. 10
Questa descrizione viene da Chris Barnard:
“La colonna vertebrale dell’impiccato si spezza nel punto in cui si inserisce nel cranio, le scariche elettro-chimiche costringono le membra ad agitarsi in una danza grottesca, sotto l’urto della corda gli occhi escono dalle orbite e la lingua dalla bocca, mentre intestini e vescica si vuotano bagnando le gambe e gocciolando al suolo” 11
Non per nulla il giurista Pietro Ellero aveva “orrore per la schifosa danza” dell’impiccagione.
Secondo tentativo: Edison vs. Westinghouse (New York 1890)
William Kemmler fu cavia involontaria nella prima esecuzione con la sedia elettrica.
La decapitazione causata dall’impiccagione mal riuscita ha il difetto di inondare di sangue gli astanti e un paio di disastri del genere convinsero le autorità di New York a cercare aiuto nella moderna tecnologia. Chiesero a un tizio di costruire un marchingegno elettrico che desse la morte istantanea e costui si rivolse a sua volta a Edison. Il grande inventore era contrario alla pena di morte ma voleva danneggiare il suo concorrente Westinghouse che patrocinava l’uso della corrente alternata, mentre Edison usava la continua. La prima è molto più pericolosa della seconda, ma notevolmente più facile da distribuire e, in effetti, fu quella che vinse la gara: in tutti i sensi. Edison procurò un alternatore di seconda mano al tecnico che stava costruendo la sedia elettrica, mentre Westinghouse – contrario a Edison se non alla pena di morte – passava fiumi di denaro al povero Kemmler nel tentativo di evitarne l’uccisione con la sua corrente alternata. Alla fine la Corte Suprema (In Re Kemmler) non trovò nulla da ridire sul nuovo attrezzo di morte e la prima electrocution ebbe luogo il 6 agosto del 1890. Sin dal primo momento se ne comprese tutto l’orrore, e Westinghouse commentò acidamente che avrebbero ottenuto un risultato migliore se avessero usato una scure (come aveva fatto Kemmler con la sua convivente), ma non si può fermare il progresso e da allora quasi 5.000 persone sono state cotte vive dalle varie Old Sparky e Yellow Mama. Solo nel 2001 la Corte Suprema della Georgia decise che trasformare la gente in bistecche bruciacchiate è contrario alla Costituzione di quello Stato; ma non vi preoccupate, la sedia era già stata rimpiazzata dal nuovo ritrovato tecnologico: l’iniezione letale.
I condannati che muoiono sulla sedia elettrica ricevono alcune scariche a 2.200 volt e a volte prendono fuoco come accadde all’innocente Tafero; in altre occasioni si strozzano nel loro stesso sangue come “Ciccio” Davis; o restano vivi come Francis nel 1946 (poi definitivamente cotto l’anno successivo con la benedizione della Corte Suprema). La parte forse più orrenda è che il medico presente deve attendere il corpo si raffreddi prima di verificare l’assenza di battito cardiaco.
Gas Nevada.
La camera a gas non ha mai goduto di grandi favori e oggi gli ambientalisti si incazzerebbero per via del gas mortale rilasciato nell’atmosfera. In California uccise Caryl Chessman.
Fucilazione americana (Utah)
I secondini non vollero sparare diritto al cuore dell’amico Eliseo Mares (1951) che così morì dissanguato e da allora si arruolano volontari (Wow! puoi assassinare legalmente e ti pagano per farlo). Da quando non ci sono più le impiccagioni pubbliche è l’esecuzione più ritualizzata. Il condannato viene bendato e legato a una poltrona di legno, circondata da sacchetti di sabbia. Gli si piazza un cartellino rosso sul cuore e cinque tiratori gli sparano da breve distanza, ma una cartuccia è ancora a salve come accadeva quando i secondini erano obbligati a fare i boia.
Metodi primitivi.
Decapitazione con la spada, lapidazione, impiccagione lenta, ecc. sono utilizzati in varie parti del mondo, ma è la fucilazione a essere il sistema di morte più usato. Ve ne sono due tipi: un gruppo di persone spara su uno o più condannati, oppure un solo boia spara alla testa o al cuore di un solo disgraziato. Il primo sistema è il più popolare. Spesso però la salva non uccide immediatamente e il poveretto deve essere finito con un colpo di pistola sparato a bruciapelo, come è accaduto, davanti alle telecamere, in Guatemala nel 1996. E’ anche successo che qualcuno degli astanti sia stato ferito da un proiettile di rimbalzo. 12
In Cina e a Taiwan si utilizza il secondo metodo e i fucilati sono usati per i trapianti. A Taiwan un prigioniero si ostinava a non morire nonostante i colpi che gli venivano sparati al cuore. Solo dopo alcuni tentativi si è scoperto che aveva una deformazione congenita e il cuore tutto spostato a destra, mentre quelli gli sparavano a sinistra 13. Sempre a Taiwan un fucilato arrivò all’espianto ancora vivo. I medici lo intubarono e lo misero in rianimazione dove rimase un paio di giorni. Poi fu riportato al poligono e accuratamente crivellato di proiettili 14. Si ritiene che fatti del genere siano accaduti anche nella Cina continentale dove i condannati a morte sono diventati la “banca degli organi” che alimenta un fiorente mercato internazionale di trapianti. La notizia dell’arrivo di camere della morte mobili è probabilmente collegata agli espianti. (Non mi occuperò della nota bufala dei bambini rapiti dalla Mafia per alimentare un improbabile mercato degli organi espiantati)
Impiccagione lenta.
Al contrario del “long drop” consiste nello strangolamento del condannato e generazioni di boia britannici 15 si rivoltano nella tomba. In Iran sono appesi a una gru che li porta in alto a beneficio della folla. Quando li tirano giù sono soliti sparargli in testa, perché questo tipo di impiccagione non dà alcuna garanzia di morte.
Il lungo incubo giapponese.
I giapponesi amministrano la pena di morte con oculata ferocia. In quel Paese le condanne sono ottenute con metodi che susciterebbero perplessità persino in Texas e poi, dopo alcuni anni, la condanna viene “finalizzata”: diventa cioè definitiva. Questo significa che, da quel momento in avanti, in qualsiasi giorno, senza preavviso, il prigioniero può essere impiccato. In Giappone la tortura dell’attesa è portata ai massimi livelli del sadismo: per dieci o vent’anni il condannato passa le sue giornate sapendo che in ogni momento il boia potrebbe aprire la porta della sua cella. I familiari dei condannati vengono a sapere della morte del loro congiunto dai giornali e solo da poco il governo si degna di pubblicare un elenco con i nomi degli uccisi.
Brutalità sovietica
Nell’Urss si utilizzava un metodo che, nella sua brutalità, aveva aspetti positivi. Il condannato era tenuto all’oscuro di tutto e, il giorno dell’esecuzione, gli si faceva credere che era trasferito nel carcere del tribunale per l’appello. Il boia, vestito da poliziotto, si metteva dietro al condannato e gli sparava un colpo alla testa all’improvviso. Questo evitava le lunghe sofferenze del tira e molla giudiziario americano che a volte diventa una vera e propria isteria giudiziaria.
Crocifiggere Thomas Harrison Provenzano?
La Corte Suprema della Florida si è sempre coerentemente rifiutata di considerare la cottura (alla fiamma o al sangue) un sistema di morte “crudele”, ma i politici del posto avevano paura che – dopo le fiamme che avevano avvolto Pedro Medina e il sangue che aveva strozzato “Ciccio” Davis – lo facesse un giudice federale. Se fosse accaduto si sarebbero trovati senza un sistema di morte di ricambio, così decisero di passare alla siringa avvelenata. Purtroppo il primo condannato disponibile era Thomas Provenzano, un pazzo furioso che si credeva Gesù e per il quale era in corso una disputa legale. Il tema del contendere era se Provenzano fosse abbastanza pazzo da essere salvato dall’esecuzione, o se invece in lui vi fosse ancora un barlume di razionalità sufficiente a farlo consegnare al boia senza rimpianti. (Nel solito Arkansas avevano ingozzato di farmaci Charles Singleton fino a farlo diventare sano da morire).
Intanto che si discuteva della follia del povero Thomas, la follia dei governanti discuteva della “crudeltà” dei vari sistemi di morte e un politicante, particolarmente dotato di senso dell’umorismo, propose che Provenzano fosse crocifisso, in modo tale che, essendo lui convinto di essere il Cristo, nessun giudice federale osasse intervenire. La disputa venne infine risolta da un giudice che sentenziò che, non essendo Provenzano in grado di camminare sulle acque, non era nemmeno in grado di provare la sua follia e che quindi valeva quanto previsto dal cosiddetto Comma 22: «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalla pena di morte, ma chi chiede di essere esentato dalla pena di morte non è pazzo».
Così Thomas Harrison Provenzano morì, al secondo tentativo, il primo giorno dell’ultima estate del millennio: gli altri pazzi sono ancora a piede libero.
Conclusione: le esecuzioni pubbliche
Se la pena di morte è il deterrente di cui vociferano i forcaioli perché le esecuzioni pubbliche furono bandite in tutto il mondo civilizzato? Mentre oggi sono pubbliche in Paesi poco raccomandabili come Arabia Saudita, Cina, Iran, Nord Corea? Probabilmente la ragione sta nel clima da sabba satanico che le accompagnava. La violenza dello spettacolo scatenava «vere e proprie esplosioni di follia collettiva» che, come a Londra nel 1807, lasciavano sul terreno dozzine di spettatori morti. 16
In ogni caso il loro effetto deterrente è quanto meno dubbio:
“Nel 1866, quando le esecuzioni pubbliche erano normali in molte parti del mondo, una Commissione Reale che stava studiando la pena capitale nel Regno Unito scoprì che di 167 prigionieri condannati a morte 164 avevano assistito a una esecuzione pubblica.” 17
Nello stesso periodo storico uno dei luoghi preferiti dai borsaioli per esercitare la loro arte erano le folle che assistevano alle impiccagioni, magari proprio di qualche loro sfortunato collega. 18
(Aggiornato 8 marzo 2012)
Claudio Giust (giusticlaudio@alice.it) è membro del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla Legalità e i Diritti; ha avuto il privilegio e l’onore di partecipare al primo congresso della sezione italiana di Amnesty International ed è stato uno dei fondatori della World Coalition Against The Death Penalty.
http://www.astrangefruit.org/index.php/it/
http://www.astrangefruit.org/index.php/en/
http://www.osservatoriosullalegalita.org/special/penam.htm
NOTE
1 18 March 2010 Paul Powell VA Electrocution
18 June 2010 Ronald Gardner UT Firing Squad
2 Charles Duff, Manuale del Boia,Milano, Adelphi , 1988 pag. 65
3 Ci si è accontentati di un medico dislessico che sbagliava le dosi e di un infermiere con precedenti penali.
4 The Lancet, 16 April 2005, Inadequate anaesthesia in lethal injection for execution.
5 “They put a catheter in your penis and a plug in your ass so you don’t shit all over yourself in front of their witnesses, because that would just ruin the sterile effect of execution” A. J. Bannister in:
Stephen Trombley “The Execution Protocol”, New York, Crown Publisher, 1993, pag. 177
6 I patiboli erano costruiti da Fred Leuchter, famoso per avere negato l’esistenza delle camere a gas ad Auschwitz.
8 Amnesty International, Voices for Freedom, ACT03/04/1986, pag. 194
9 Durante una puntata della trasmissione Rai “Passepartout” ho notato un ex-voto particolarmente interessante. Un poveretto aveva il collo dentro la gogna sovrastata da una grossa lama e al suo fianco il boia con un enorme martellone di legno che avrebbe usato per percuotere la lama e decapitare il poveretto se non fosse intervenuto un miracolo
10 Koestler Arthur, Camus Albert, Reflexions sur la peine capitale, (1957) Paris, Calmann-Levy 1979 pag. 35
11 Professor Chris Barnard, Rand Daily Mail, June 12th 1978
12 Vale la pena ricordare che fu in Guatemala che l’aggettivo “desaparecido” divenne un sostantivo.
13 Veronesi Sandro “Occhio per occhio”Milano, Mondadori, 1992 pagina 72
14 Taiwan botched execution
In April 1991, an “executed” prisoner was found not to be dead on arrival at the hospital where his organs were to be removed. The prisoner, Huang Chia-ching, had agreed to organ donation and was taken to a place of execution on 15 April 1991 where he received a single shot to the head. According to a China Post article of 17 April 1991, Huang Chia-ching had been declared brain dead at the place of execution and his body then transferred to the Veterans General Hospital in Taipei where the organs were to be removed. Hospital doctors, however, were reported to have found that he had a heart beat, could breathe unaided and showed other vital signs, including a weak pupil response. He was transferred to an intensive care unit by hospital doctors. However, 34 hours after the attempted execution, the Justice Ministry ordered that he be taken from the hospital back to the place of execution to receive a second bullet to the head. According to the China Post, there were other instances where the initial shot did not bring about death and further shots had to be ordered after signs of life persisted; the newspaper cited reports that in at least one case, five bullets were fired during the execution.
ACT 50/001/1998 Lethal Injection: The medical technology of execution Nota 50
http://www.amnesty.org/en/library/info/ACT50/001/1998/en
ACT 50/008/1999 Lethal injection: The medical technology of execution: An update, Sep. 1999
http://www.amnesty.org/en/library/info/ACT50/008/1999/en
15 La prima sequenza del film “La sporca dozzina” mostra un’impiccagione impeccabile
16 Koestler, Camus pag. 36
17 Amnesty International AFR 01/01/91 Africa: Towards Abolition Of The Death Penalty
18 Koestler, Camus pag. 36
Dickens on Capital Punishment: The Famous Letters
http://home.earthlink.net/~bsabatini/Inimitable-Boz/index.html
UNA BREVE NOTA SU CLAUDIO GIUSTI IN BLOG
Su codesto blog trovate altri due dossier di Claudio Giusti:
American Gulag (*)
e
Bambini in catene: simpatica tradizione in Usa
più un itinerario di film (che verrà postato fra poco).
RICEVO – DA CLAUDIO GIUSTI – QUESTO AGGIORNAMENTO
Sulla “Stampa” di oggi (3 aprile) è comparso un articolo dal tono trionfalistico di Paolo Mastrolilli: “L’Italia mette in crisi il boia negli Usa”
http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/448660/
Articolo in cui si afferma che “Dopo il blocco alle importazioni dal nostro Paese l’iniezione letale costa 15 volte di più (…) Le esecuzioni negli Stati Uniti diminuiscono, anche perché stanno diventando molto più costose e complicate.”
Trovo difficile mettere, fra le molte ragioni della crisi della pena capitale statunitense, l’aumento del costo dei farmaci omicidi.
In effetti le condanne a morte sono precipitate dalle 320 del 1999 all’ottantina del 2011, mentre le esecuzioni (che si riferiscono a delitti di dieci, venti o anche trent’anni fa) si sono più che dimezzate, passando da 98 a 43.
Molti fattori hanno cospirato nel creare questo profondo malessere della pena capitale americana:
– la drastica diminuzione degli omicidi che sono passati dai 25.000 del 1991 ai 15.000 di oggi (in Italia abbiamo fatto molto meglio, ma nessuno ne parla),
– un diffuso scetticismo delle giurie che, dopo aver visto dozzine di condannati innocenti uscire dalle galere, sono meno inclini a prendere per buone le tesi della Procura,
– una stanchezza generale che ha portato 4 stati a chiudere con la pena di morte,
– la crisi economica che ha ridotto le risorse a disposizione delle Procure.
Infatti il costo di un processo capitale è decisamente molto più alto di quello di un processo normale (senza considerare che il 96% delle condanne è ottenuto con il patteggiamento) e solo una parte degli accusati è condannata a morte. Poi ci sono gli appelli, lunghi e costosi, che riducono il numero dei condannati. Così ognuna delle 1.289 esecuzioni è costata una paccata di soldi.
Ogni uccisione americana è costata al contribuente parecchi milioni di dollari. In Florida ogni cottura sulla sedia elettrica, alla fiamma o al sangue, 24 milioni di dollari. In Ohio 50. In California più di 300.
http://www.astrangefruit.org/index.php/it/risorse/769-secondo-il-cincinnati-enquirer
Non credo sia stato qualche spicciolo ad aver messo in crisi il boia americano.