Boldrini e la doppia morale della fu-sinistra
di Gianluca Cicinelli
Il caso di Laura Boldrin – l’ex presidente della Camera accusata dalla sua ex colf e da una sua collaboratrice parlamentare di un mancato pagamento, di comportamenti autoritari e di utilizzo a fini personali di una risorsa messa a disposizione dallo Stato – ha costretto l’ago dell’ipocritometro della politica italiana di quella che fu la sinistra a raggiungere un nuovo record. Godono i nemici politici della Boldrini, la quale sembra davvero in palese torto, ma quanti di coloro che oggi l’attaccano da sinistra possono vantare coerenza fra ciò che affermano in pubblico e i loro comportamenti nella vita privata?
Questo della doppia morale, che nasce dal doppio messaggio in pedagogia, è un retaggio molto attinente alla cultura che permea il nostro Paese da sempre. Già Fedro ci raccontava che “Giove ci impose due bisacce: ci mise dietro quella piena dei nostri difetti e davanti, sul petto, quella con i difetti degli altri. Perciò non possiamo scorgere i nostri difetti e, non appena gli altri sbagliano, siamo pronti a biasimarli”. L’ex sinistra italiana quella bisaccia con i propri errori l’ha proprio gettata via da tempo, rifiutando la possibilità di emendarsi e senza nemmeno inserire Fedro tra gli intellettuali di riferimento; la “sinistra” preferisce altre favole come la sostenibilità del capitalismo per gli esseri umani.
Prendi Michele Serra o Concita De Gregorio, ritenuti opinionisti di sinistra. Il primo, dopo aver comodamente ritirato il suo stipendio mensile, assicurato dalla collaborazione al giornale degli Elkann, dice ai piccoli ristoratori messi in ginocchio dal covid che è solo sfortuna, si devono rassegnare a morire di fame perchè così va la vita, non rompessero i coglioni. La seconda – anche lei per sua fortuna con uno stipendio assicurato – del governo Draghi ha apprezzato lo stile berlusconiano di Renzi anzichè quello popolare di Zingaretti. L’idea che i poveri puzzino troppo agli occhi dei due agiati opinionisti “di sinistra” non è peregrina. Ma sono solo i più famosi, non certo gli unici portatori insani della doppia morale nel giornalismo.
Oppure prendi quei deputati di Sinistra Italiana che dopo la decisione quasi unanime del loro partito di non votare la fiducia a Draghi hanno votato a favore del governo. Stanno sempre lì nonostante tutto, non hanno rinunciato al seggio: uno ha cambiato partito, ma lo fanno per noi, dicono, per garantire stabilità al Paese. C’era già stata la triste dipartita di Rifondazione Comunista, scelta nell’urna da molte e molti per contrastare la partecipazione italiana alle missioni Nato, ma che tutte le missioni Nato votò in Parlamento. Senza parlare del grande abbaglio per i 5 cosi, le discussioni interminabili con chi vedeva in loro la nuova sinistra mentre erano soltanto carrieristi sfrenati pronti a vendere qualsiasi idea al miglior offerente, dalla Tav all’Ilva all’agricoltura in Puglia. Però piacevano molto a certa “sinistra” anche se qualcuna/o di loro con lo stipendio da parlamentare aveva la madre dentro una casa popolare.
Parliamo anche di noi stessi naturalmente, contraddittori in quanto umani, che rientravamo a casa all’ora in cui aprivano i fornai e adesso vogliamo che i nostri figli stiano a casa per cena o che insegniamo loro a lottare contro le ingiustizie e poi ci si ritrova costretti ad accettare lavori da 4 euro l’ora per campare … senza opporre resistenza. Possiamo dire per giustificarci che le condizioni materiali determinano i nostri comportamenti ma la sostanza della doppia morale rimane, non c’è quasi più congruenza tra parole e azioni anche tra coloro che la sinistra la votano o votavano. Anche ai figli affidiamo un doppio messaggio, forma di comunicazione che qualsiasi psicologo ritiene pericolosa: fai il bravo (ribellati alle ingiustizie), non farti le canne (però firmiamo la raccolta firme per una legge sulla depenalizzazione) e non metterti in mostra (i soldi li fanno gli influencer) ma fatti gli affari tuoi (anche se forse devi sempre aiutare chi ha bisogno).
Finchè non riusciremo a recuperare l’unità fra aspirazioni generali e comportamenti individuali l’ipocritometro continuerà a raggiungere vette altissime a cui bisognerà anzi aggiungere nuove tacche di misura. Quelle/i che eleggiamo o comunque riteniamo rappresentare la nostra idea di politica non sono diverse/i da noi perchè vengono da noi scelti. Anche nelle assemblee sindacali è così. Quel rappresentante che scegliamo dicendo che è il meno peggio è in realtà il nostro adattamento della visione politica da cui partiamo alla miseria della (nostra) realtà quotidiana. Siamo noi che abbiamo perso non solo la speranza ma la voglia di cambiare, perchè abbiamo compreso la fatica che richiede e riteniamo di non avere più la forza per fare qualcosa.
Se oggi nel mondo qualcuno vuole togliere il diritto all’aborto è perchè ci siamo dimenticati di tutte le donne che si sono fatte arrestare per far uscire dalla clandestinità le politiche di contraccezione e i diritti di oltre metà del cielo. Come si fecero arrestare – e abbiamo dimenticato – coloro grazie ai quali oggi il servizio militare non è più obbligatorio. Come si fecero arrestare migliaia di persone negli anni 70 per esprimere la loro ribellione al sistema capitalistico. Essere contro il sistema, ribellarsi, comporta conseguenze, la storia recente lo dimostra di nuovo. Non puoi aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno se sei il tonno.
Non è possibile essere contemporaneamente solidaristi e lavorare per Goldman Sachs; non si può aumentare l’inquinamento con l’auto elettrica e poi rivenderla come nuova ecologia; non puoi dire che il carcere rieduca e poi essere a favore dell’ergastolo ostativo. Basta davvero con questa penosa doppia morale che ci trasciniamo dietro come zavorra da quando abbiamo accettato di ridurre il peso del conflitto sociale nelle nostre azioni quotidiane, collettive e individuali. Sulle contraddizioni politiche altrui riversiamo la frustrazione che proviamo verso quella parte di noi che è ancora cosciente di essere unica e coerentemente ribelle ma che non riusciamo più ad ascoltare.
Ottime riflessioni
Non sono tutti così. C’è ancora gente seria occupata nelle lotte e nella costruzione di una cultura diversa anche se non ha la forza di farsi notare come questi signori.
Sono d’accordo, non tutto è perduto, non tutti sono persi. Mi premeva però sottolineare l’urgenza di riallineamento tra comportamenti quotidiani e visioni del futuro. Ritengo anche che se, lentamente, la società comincerà ad accorgersi di questa schizofrenia, non sarà nessuna delle forze politiche che conosciamo oggi a rappresentare la richiesta di uguaglianza e sostenibilità.
Mi viene subito in mente Tennyson nella sua poesia “Ulisse”….”Venite, amici miei, non è troppo tardi per cercare un mondo più nuovo. Fiaccati dal tempo e dal fato, ma forti nella volontà di com-
battere, cercare, trovare, e di NON CEDERE”.
Non si può fare di tutta un erba un solo fascio. La Boldrini se è vero quello denunciato dalla colf e dalla collaboratrice ha sbagliato. Questo non la giustifica perchè altri presunti di sinistra, che occupano salotti buoni, di sinistra non hanno più nulla, nonostante si sperticano in acrobazie intellettuali per giustificare l’ingiustificabile solo perchè al soldo del potere. Ci sono altri che non si fanno “corrompere” e seguono coerentemente le proprie opinioni senza farsi “comprare”.
Nella tradizione cristiana si racconta che Gesù entrò a Gerusalemme osannato da una grande folla poi appena dopo davanti a Pilato quella stessa folla volle Barabba libero e sappiamo come è finita.
Sottolineare il comportamento individuale come responsabilità del gruppo di appartenenza vuol dire stare nella logica del capitale e del potere . Mi piace questo pensiero etico africano ” Ubuntu” e cioè “io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo” ben lontano dal ” Cogito ergo sum ” . Grazie e buone feste