La fine del futuro
di Alessandra Daniele (*)
A seguire i media mainstream sembra d’essere tornati indietro di oltre un decennio: la stessa martellante propaganda adoperata ai tempi dell’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq replicata identica, come se non fosse già stata sputtanata come una tragica truffa da anni.
Stessi slogan,
stessi cliché, stessa retorica, stesse menzogne. In tempi di crisi si ricicla tutto.
L’unica differenza sostanziale è la reazione della maggioranza dell’opinione pubblica che stavolta sembra accettare l’idea della guerra con una rassegnazione quasi apatica, come qualcosa di assolutamente inevitabile.
Come se fosse già successo.
Sembra essere morta non solo la speranza d’un futuro diverso, ma proprio l’idea stessa di futuro.
Assassinata dal cosiddetto “pragmatismo post ideologico”, cioè dal pensiero unico che nega la possibilità di qualsiasi alternativa allo statu quo, sfruttamento, precarizzazione, disgregazione sociale, guerre coloniali comprese.
La maggioranza si è rassegnata alla continua ripetizione d’un presente sempre più grigio e logoro come un vecchio nastro smagnetizzato, seguita soltanto dal collasso definitivo della civiltà, magari schiantata da un’infezione come un moribondo già gravemente immunodepresso.
Come sempre succede, la fantascienza rispecchia fedelmente questa condizione dell’immaginario collettivo, il 99% delle serie sf/horror in circolazione in questi anni prevedono un futuro post apocalittico: The Walking Dead, Falling Skies, The Last Ship, Z Nation, Revolution, Defiance.
Anche Doctor Who ormai, quando non si rifugia in un passato posticcio di stereotipi retrò (la Londra vittoriana, la foresta di Sherwood, l’Orient Express) ritrae cupi scenari futuri di guerra globale.
È lo stesso anche per quasi tutti i film sf. Persino il franchise di Star Trek – nato come fantascienza utopica per antonomasia – è diventato sempre più distopico, fino a descrivere una federazione iper militarizzata e continuamente assediata da minacce terroristiche interne ed esterne.
La maggior parte di queste distopie apocalittiche però non è concepita per denunciare la deriva millenarista, ma per assecondarla, spesso con toni molto reazionari. Seguire il trend per motivi commerciali.
Un trend che è stato creato per motivi commerciali.
L’idea di futuro è stata assassinata da chi ha bisogno di far credere che l’unica alternativa allo statu quo sia l’apocalisse.
Per cancellare il “sole dell’avvenire” s’è cancellato l’avvenire.
(*) Pubblicato il 7 settembre 2014 in “Schegge taglienti” su «Carmilla on line». Quasi due mesi dopo l’analisi è purtroppo confermatissima: guerre, guerre e guerre nel nostro orizzonte… se non le fermiamo. Su quel «sempre» invece – riferito alla fantascienza – si potrebbe discutere ma lo faremo semmai un’altra volta e comunque cambia poco, anzi nulla, rispetto al ragionamento dell’autrice.(db)