«La follia del nucleare: come uscirne?»
Un libro di Alfonso Navarra, Luigi Mosca e Mario Agostinelli
«La follia del nucleare: come uscirne?»
di Alfonso Navarra, Luigi Mosca e Mario Agostinelli
prefazione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici
Con i contributi di Virginio Bettini, Giuseppe Bruzzone, Luigi Cadelli, Giuseppe Marazzi, Alessandro Marescotti, Giovanna Pagani, Roberto Meregalli, Fabio Strazzeri
Mimesis edizioni
Una riflessione critica sul problema del nucleare a 70 anni dai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, a 30 anni dalla catastrofe di Chernobyl e a 5 anni da quella di Fukushima. Nonostante le profonde ferite degli ultimi decenni e la parziale riduzione degli arsenali militari, gli armamenti e i reattori nucleari vivono ancora una fase di netto sviluppo e modernizzazione. La follia del nucleare ci apre gli occhi su un argomento di grande importanza per il nostro futuro e per quello delle prossime generazioni.
A 70 anni dai bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki, a 30 anni dalla catastrofe di Chernobyl, a 5 anni da quella di Fukushima e dal referendum popolare svoltosi in Italia subito dopo il disastro giapponese, tanto gli armamenti nucleari come i reattori nucleari sono tutt’ora in fase di netto sviluppo e modernizzazione, nonostante alcune riduzioni degli arsenali militari ed alcuni insuccessi soprattutto nel settore del nucleare civile. È a partire da questa constatazione che il libro intende proporre una riflessione critica sul problema nucleare (detto mediaticamente “atomico”) nei suoi multiformi aspetti tecnici, sociali e politici. Si contestano innanzitutto le applicazioni militari, dai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki in avanti, e anche le applicazioni cosiddette “civili” per la produzione di energia elettrica, in quanto portatrici di rischi inaccettabili di contaminazione radioattiva delle popolazioni e dell’ambiente (fusione del materiale fissile, trattamento più che problematico delle scorie radioattive e poi dello smantellamento delle centrali nucleari, ecc.). Da un punto di vista geopolitico, l’adozione di una tecnologia nucleare, militare e/o energetica è, secondo l’analisi degli autori, una “follia” imposta dalla volontà di potenza di centri di comando politici, condizionati anche dagli stessi complessi militari-industriali-energetici che la gestiscono.
GLI AUTORI
Alfonso Navarra è scrittore e collaboratore di periodici ecologisti, direttore della rivista «Difesa-ambiente». Antimilitarista nonviolento “storico” è portavoce di «Fermiamo chi scherza col fuoco atomico» per la Campagna di obiezione di coscienza alle spese militari (www.osmdpn.it) e segretario della Lega per il disarmo unilaterale. Lavora con organizzazioni ecopacifiste (Energia Felice, Accademia Kronos).
Luigi Mosca è tra i responsabili della rete associativa «Armes Nucléaires STOP». Scienziato italiano emigrato in Francia, già direttore del Laboratoire Souterrain de Modane (LSM) nel tunnel del Fréjus, è un fisico delle particelle subatomiche (campi di ricerca: interazioni forti, proton decay, Dark Matter e fisica del Neutrino).
Mario Agostinelli è presidente dell’«Associazione Energia Felice» (ARCI). Ha lavorato come ricercatore per l’ENEA presso il CCR di Ispra. È stato segretario generale della CGIL Lombardia.
Laura Tussi e Fabrizio Cracolici lavorano al progetto “Per non dimenticare”, città di Nova Milanese e Bolzano.
Virginio Bettini è docente di analisi e valutazione ambientale presso l’Università IUAV di Venezia, ecologista “storico”.
Giuseppe Bruzzone è un disarmista di ispirazione fornariana.
Luigi Cadelli è docente a MUN di Milano.
Giuseppe Marazzi è presidente della Lega Obiettori di Coscienza.
Alessandro Marescotti è presidente di Peacelink.
Giovanna Pagani è presidente onoraria di WILPF ITALIA.
Roberto Meregalli è di «Beati i costruttori di pace».
Fabio Strazzeri è avvocato del Soccorso Verde.
PREFAZIONE.
«La follia del nucleare» nella nostra particolare prospettiva culturale, costituisce un veicolo per attualizzare e realizzare, nell’ambito degli ambienti Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), della scuola in primis e dell’associazionismo sociale e culturale, l’importante monito del grande partigiano, deportato a Buchenwald e padre costituente della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’Onu, Stéphane Hessel, con il suo proclama imperativo di indignazione e di speranza che rivolge alle nuove e future generazioni: «la nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere». Il nostro contributo culturale, che si costituisce nell’impegno con le realtà Telematiche per la Pace, PeaceLink, con PRESSENZA – International Press Agency, con il sito IL DIALOGO e con l’ANPI, si focalizza su una innovativa “Pedagogia della Resistenza” che porti a considerare l’essere umano, donna e uomo, a qualsiasi longitudine e latitudine del pianeta, appartenenti a un’unica razza e famiglia: quella umana. In quanto portatori di quest’appartenenza a un’unica umanità, come donne e uomini, siamo impegnati sui temi della pace, del disarmo, della tutela ambientale, per liberare la realtà umana e il contesto civile dalle armi di distruzione di massa, dal pericolo del rischio molto probabile del flagello irreversibile della guerra nucleare.
Il disarmo nucleare deve essere un imperativo assoluto innanzitutto umanistico, ancora prima che “umanitario” (come è definito nel percorso che è stato inaugurato con la Conferenza di Oslo del marzo 2013) in quanto la denuclearizzazione dal basso è una lotta etica, un principio umanistico, per un nuovo umanesimo, per il riscatto di una rinnovata umanità. L’impegno etico e valoriale per il disarmo nucleare, con la sua necessaria proiezione giuridica che patrociniamo nell’ordinamento internazionale, è una presa di coscienza che deve responsabilizzare tutti tramite l’attivismo nonviolento per la pace, i beni comuni, l’ambiente, che è valso, per esempio, nella vittoria del Referendum antinucleare del 2011 nel nostro Paese. Infatti nel monito imperativo di Stéphane Hessel per il disarmo nucleare totale (Agostinelli, Navarra, Mosca, Pizzinato, Patti, «Esigete! un disarmo nucleare totale», Ediesse 2014) si instaura una nuova consapevolezza antifascista, che coincide con la volontà di pace, di un mondo libero dal nucleare: un nuovo antifascismo che impara a percorrere il cammino della nonviolenza, intendendo per “nonviolenza” non passività, lassismo, rassegnazione, debolezza, ma la forza dell’unità popolare nel cooperare sui diritti umani. E’ un impegno e un attivismo antifascista ed insieme nonviolento che portano a disarticolare la catena di controllo del sistema di potere, per la prevenzione dei conflitti armati, al fine di abolire la guerra dalla storia umana. Tale rinnovata consapevolezza antifascista induce a ESIGERE la messa al bando delle armi nucleari sull’esempio della Convenzione internazionale già sottoscritta ed attuata per le armi chimiche (Ginevra 1993). Per questo è – riteniamo – doveroso riproporre e riappropriarci del messaggio di un giovane attivista nonviolento per i diritti umani non solo del popolo palestinese, ma di molti popoli oppressi e sfruttati, Vittorio Arrigoni, che con il suo adagio “Restiamo umani” ha voluto promuovere ed emancipare il pensiero della nonviolenza. La nonviolenza, secondo Vittorio, martire della pace, è anche un ideale per continuare a credere convintamente in un mondo senza bandiere, barriere, limiti e confini, oltre lo schematismo ideologico e manicheista imposto dai blocchi continentali, che vuole dividere il mondo in bene e in male, in buoni e cattivi, quando il vero nemico dell’umanità sono la miseria, i problemi legati ai beni comuni, alla guerra, al disarmo nucleare, all’ambiente e allo stato sociale. Ormai giunti all’ennesimo anniversario della catastrofe di Fukushima, nel nostro Paese, invece che trovare sistemi di prevenzione rispetto al rischio del nucleare civile e militare, il governo e i poteri forti ammodernano le B61, bombe nucleari Nato, stoccate in Italia, nelle basi militari statunitensi di Ghedi e Aviano e si acquistano i cacciabombardieri F35, atti al loro trasporto, per una “guerra permanente” voluta dalla tirannia del capitalismo finanziario e neoliberista.
«LA FOLLIA DEL NUCLEARE» è un libro che, nella sua ispirazione di fondo, apre al dialogo tra le persone e tra i popoli, sostanzialmente per il comune obiettivo del disarmo nucleare, per il pluralismo e la democrazia, il nostro comune orizzonte. Questo dialogo è la via per costruire insieme la pace, attraverso percorsi di speranza e convivialità, raccontandosi la vita, per scoprirsi tutti migranti e bisognosi di aiuto, riscoprendo la gioia del porsi in relazione, nell’amore per la Madre Terra e per tutti gli esseri viventi. L’affermazione del diritto a sopravvivere e vivere senza la minaccia dello sterminio atomico è valorizzazione di tutti gli esseri umani, della loro dignità, specificità, spiritualità e creatività. Sopravvivere e vivere senza questa paura è condizione affinché il dialogo sia considerato principio intangibile delle Costituzioni democratiche, per costruire rapporti di pace e fraternità fra popoli, genti e minoranze. Il diritto di sopravvivere e vivere è diritto alla pace, senza barriere ideologiche, ma tramite la ferma considerazione del valore dell’aiuto e del sostegno umanitario, per una svolta umanistica, in cui il più debole, l’emarginato, l’oppresso siano redenti, salvati, valorizzati. E’ una “rivoluzione” in questa nostra società, dove purtroppo prevalgono l’egoismo, l’individualismo, la sete dissennata di potere che muove e provoca la guerra come pretesto di guadagno e speculazione, in cui l’intero apparato industriale militare, l’intera produzione bellica sono fonte di arricchimento dell’oligarchia del potere a discapito del valore della dignità dell’essere umano.
È necessario intessere ponti di dialogo e reti di relazioni per evitare la supremazia dei potentati dei signori dell’atomo, del petrolio e della guerra, detentori del rischio dell’apocalisse nucleare, perché la forza della nonviolenza, la disobbedienza civile consistono proprio nella volontà di far prevalere la verità, il confronto pacifico tra le parti, la Pace senza ideologizzare i contenuti, evitando strumentalizzazioni, in contesti plurali e multiculturali.
La democrazia e la forza della verità devono prevalere sull’egoismo più abietto, contro la perversa logica del capitalismo finanziario, del potere, che vuole mercificare tutto tramite le grandi lobby del libero mercato e le multinazionali del liberismo più sfrenato, che disprezzano il valore dell’ambiente, della persona, del rispetto dei diritti umani, travalicando il vero significato e il prioritario principio del Bene Comune. Dobbiamo riappropriarci dei nostri beni comuni e dobbiamo difenderli e tutelarli dalla privatizzazione mercificatoria, in favore della vita e dell’appartenenza plurima alle molteplici culture, nell’alto proposito di superare i pregiudizi consolidati, gestire i conflitti culturali, stemperare paure e ostilità, in una concezione di laicità aperta, relazionale ed inclusiva, per il diritto alla felicità e a vivere in un mondo libero dal pericolo della guerra nucleare. E’ questo il messaggio più profondo del libro che è nel Dna della attendibile e sincera cultura antifascista e antitotalitaria, quindi oggi nonviolenta, di cui lo riteniamo felice e meditata espressione.