La lavatrice che sporca
di Gianluca Cicinelli
Monsieur Hulot, alias di Jacques Tati, un nome che dice poco ai più giovani, aveva già capito come sarebbe andata a finire nel 1967 e lo raccontò nel film “Tempo di divertimento”. Una fiaba geniale che denuncia come le moderne tecnologie, divenute feticcio della società, interferiscono con le naturali interazioni umane. Nel 2024 l’account X di @Johnie, utente reale, chiude il cerchio, non solo confermando che le paure e le intuizioni di Tati erano esatte, ma che le macchine vivono ormai di una vita a parte, che prescinde dalla nostra miserabile esistenza.
@Johnie si è comprato una lavatrice ultimo modello, un oggetto a cui manca soltanto la parola per rimproverarti di essere uno zozzone conclamato che vive solo per sporcare i vestiti. La lavatrice di @Johnie, una LG Washing Machine, sfruttando persino l’intelligenza artificiale, impara dai lavaggi. Sa cosa metterai dentro il cestello e conosce il tipo di macchie più frequenti, da fango per esempio o da sugo, che finiscono sui tuoi abiti, ne tiene memoria, scarica da internet i preset per vari tipi di abbigliamento. Da remoto puoi verificarne lo stato, accenderla, spegnerla, scaricare nuovi programmi di utilizzo tramite l’internet delle cose, internet of things. Vale naturalmente anche per altri elettrodomestici, frigorifero, condizionatore, aspirapolvere etc.
Probabilmente incuriosito dalla novità tecnologica, acquistata magari con qualche sacrificio, visto il costo, @Johnie nota un traffico internet anomalo in casa, accorgendosi dal pannello di controllo che la sua lavatrice invia ogni giorno circa 4 giga di dati in rete. Per capirci, un film di un’ora e mezzo in streaming scarica circa 1 giga mentre qui la lavatrice carica 4 giga, ovvero fa il percorso inverso. Per capirci ancora meglio, quando vediamo un film siamo noi che scarichiamo dati da internet, in questo caso è la lavatrice che carica da casa nostra su internet dati per l’equivalente di 4 volte un film di un’ora e mezzo. E cosa diavolo avrà mai da caricare su internet la lavatrice?
Dopo il tweet di @Johnie alcuni esperti si sono messi al lavoro. L’ipotesi più gettonata al momento è che qualcuno, dopo aver hackerato l’accesso alla LG Washing Machine usasse la sua lavatrice per l’estrazione di criptovalute, che richiedono il lavoro continuo di una serie di pc connessi in tutto il mondo, in sostanza che le risorse del computer della lavatrice siano state usate come parte di una botnet. Il che è anche una bella metafora del capitalismo, visto che il riciclaggio di denaro in inglese si chiama esattamente “money laundering” e to launder sta per lavare.
L’hacking dei dispositivi cosiddetti intelligenti connessi è estremamente sottovalutato. E può avere conseguenze molto gravi se applicato, come già avvenuto, alla guida intelligente delle macchine, ai macchinari medici o alle chiavi industriali di grandi aziende. Le misure di sicurezza che gli utenti pongono all’internet delle cose sono prossime allo zero. Anche perchè le aziende che vendono questi prodotti non hanno interesse a segnalare i rischi per non spaventare gli acquirenti. L’unico rimedio che al momento ha trovato @Johnie è stato disconnettersi e tornare a dosare con le mani il detersivo e spingere a mano i “piroletti” per far funzionare l’ordigno. La morale di questa storia? Rivedetevi appena capita “Tempo di divertimento” di Jacques Tati, ma senza parlare prima a voce alta di questa vostra intenzione, la lavatrice, indispettita, potrebbe spegnervi la televisione per sempre.
Se mi togliete Cicinelli, io vi denuncio !