La legge torni ad essere
versi per Ashrad Fayadh
di Gualtiero Via
Si chiama Ashrad Fayadh ed è un poeta.
Ha scritto, pubblicato, organizzato
creato eventi d’arte. Grazie a lui
l’arte contemporanea dell’Arabia
ha attratto nuovi sguardi
fuori dai confini nazionali.
Per questo, forse, è chiuso in una cella?
La polizia saudita l’ha arrestato.
I giudici l’han condannato a morte.
L’accusa: apostasia,
sostegno all’ateismo, blasfemia.
Ma fu, un processo?
Nemmeno un avvocato difensore.
Niente, prove. E l’accusato nega.
Non è, quella, una corte di giustizia:
è una vendetta. Un uso terrorista
del diritto. O giudici sauditi,
ascoltate! E’ il mondo che a voi guarda.
E gli infedeli veri siete voi.
Falsi. “Allah non ama chi è che eccede”:
è scritto nel Corano (sura II).
Ashraf Fayadh dev’esser liberato.
Lo voglion la pietà e la vera fede.
Lo vuole la ragione delle genti.
Lo vogliono i princìpi che l’Arabia
Ha pur essa firmato, stando all’Onu.
Agiscano i governi, parli il mondo:
che seguano l’esempio dei poeti
che chiedono che Ashraf sia liberato,
che non aspettano, ma agiscono
usando quel che è loro ufficio usare.
La legge torni ad essere parola
di verità e diritto: cosa retta.
Ashrad Fayadh dev’esser liberato.
14 gennaio 2015